Dopo la fuga di Savino si riparla della vicenda dei «coniugi spray»

Dopo la fuga di Savino si riparla della vicenda dei «coniugi spray» Nella zona di Borgomanero tutti lo ricordano Dopo la fuga di Savino si riparla della vicenda dei «coniugi spray» Aveva lavorato per qualche anno alla 'Torcitura" - Poi si trasferì a Torino dove fu sorpreso con la moglie: tracciava scritte inneggianti alle Brigate rosse davanti alla Fiat Mirafiorì (Dal nostro corrispondente) Borgomanero, 2 giugno. (f. a.) L'evasione di Antonio Savino dalle carceri di ForQ. (di cui diamo notizia a pagina 11) ha riportato alla ribalta tutta una serie di episodi con risvolti politici accaduti nel Borgomanerese, una zona che anni fa sembrò essere una «culla» per gli appartenenti a gruppi armati rivoluzionari. Nella mappa delle trame eversive Borgomanero è sempre stato un puntino segnato in rosso, a partire dal luglio "72 quando esplose il caso del medico Enrico Levati, che la magistratura accusò di essere affiliato alle «Brigate Rosse. Nel triangolo Arona Borgomanero Omegna gli estremisti hanno occupato una posizione di rilievo. Forse non è stato soltanto un caso. Molti furono ispirati da «Frate Mitra», al. secolo don Girotto, che dopo qualche mese di ritiro religioso nel Cusìo lasciò il saio per imbracciare il mitra con Renato Curcio. Ma chi è Antonio Savino? A Borgomanero, lo ricordano soprattutto alla «Torcitura», la fabbrica in cui ha lavorato per qualche anno, e dove era stato uno dei protagonisti dell'occupazione dei 1969, con Enrico Levati e Alfredo Boriavi ta, tutti poi arrestati con l'accusa di appartenenza a gruppi armati rivoluzionari. Nato ventot to anni fa a Vaglio Basilicata, Savino giunse a Borgomanero con i genitori e una sorella nell'estate 1967. Operaio alla «Torcitura», ave va conosciuto durante le lotte sindacali di quegli anni il Levati, allora ancora studente di medicina e il Bona vita, suo compagno di lavoro e vicino di casa (abitavano entrambi nello stesso cortile di viale Zoppis 45). Il dottor Levati sarà poi il primo a finire in carcere nel maggio 1972, Come presunto brigatista rosso: in seguito, verrà mandato al confino nell'Isola del Giglio, e ora lavora all'ospedale di Ivrea, ed è in attesa di giudizio. Alfredo Bonavita è diventato intanto «colonnello» delle «Brigate»: latitante per un lungo periodo, fu catturato a Torino nel novembre 1974, e si trova tuttora detenuto, imputato come Levati e Savino nel processo recentemente rinviato per l'indisponibilità dei giudici popolari. Anche il Savino è rimasto coinvolto nella faccenda delle «Brigate rosse», insieme del resto ad altre persone di Borgomanero, un nome che per anni deve avere occupato un certo rilievo nelle mappe dell'antiterrorismo. Antonio Savino venne arrestato nel dicembre 1973 a Torino, dove era stato preso con la moglie mentre tracciava scritte inneggianti alle brigate con una bomboletta spray davanti agli stabilimenti Fiat di Mirafiori. I due si erano sposati da poco civilmente a Prato Se sia, ed erano andati ad abitare a Torino in via Paesana 16. Lw^vèvà* trovato" fevorò~coì me. elettricista alla Fiat. Mirafiori; la donna, Vanna Lego ratto, originaria di Trecate, era una giovane laureata in lettere senza cattedra. Rimessi in libertà provvisoria, i coniugi Savino, ribattezzati i «coniugi spray», furono nuovamente arrestati nell'estate successiva e rilasciati per scadenza dei termini a fine anno. Erano cosi tornati ad abitare a Borgomanero con l'obbligo di presentarsi periodicamente dai carabinieri locali: cosa che la Legoratto fece puntualmente fino al trasferimento a Trecete, mentre dopo pochi mesi l'uomo scomparve, e non se ne seppe più niente fino al novembre dello scorso anno. Dopo una latitanza di 20 mesi, 111 novembre 1976, Antonio Savino venne sorpreso con altri suoi compagni a Pavia in un covo di brigatisti rossi. I I « coniugi spray » di Borgomanero fotografati due anni fa nella questura di Torino (foto La Stampa - E. Milone)