La contessa che fu "dimenticata"

La contessa che fu "dimenticata" NOVARA, COM'ERA COM'È: antichi personaggi alla ribalta La contessa che fu "dimenticata" E' Giuseppina Tornielli Bellini, una benefattrice che nell'Ottocento fece costruire una scuola e altre opere - Un gruppo di. cittadini è in polemica con l'amministrazione comunale: "Nel bicentenario della nascita nessuno si preoccupa di ricordarla" «Ni 'ovata com'era, com'è?» All'invito er contribuire a scrivere con noi la storia della loro provincia e della loro città i novaresi stanno rispondendo con entusiasmo. A poco a poco si sta ricomponendo . un mosaico di ricordi che sarebbè scomparso. Con questo prezioso materiale destinato purtroppo s «morire» chtpso Bel. cassetti o dlnMuBeato nel ~ sviar, scriveremo mwirmr una storia che altrimenti sfuggirebbe all'attenzione degli storici: la storia della gente novarese, com'era, com'è. A contribuire alla ricostruzione è questa volta un decoratore a riposo, Arturo Ferrarlo — che capeggia una pacifica ribellione di cittadini che si qualificano « novaresi genuini ». E'- Aglio d'arte, cresciuto alla scuola del padre, titolare della ditta «Quirino e Ferrarlo* - che a cavallo fra 1 due secoli e sino a qualche anno fa, ha ripristinato quanto c'era di bello in città. (Dal nostro corrispondente) Novara, 31 marzo. Nel 1837, Novara ebbe la sua prima scuola pubblica d'arte e mestieri alla quale i giovani potevano accedere gratuitamente. Una iniziativa coraggiosa per quel tempi dato che alcuni ordini religiosi (in particolare i gesuiti) miravano al monopolio dell'istruzione anche a Novara e non era concepita una scuola che si aprisse a tutti. A volerla era stata la contessa Giuseppa Tornielli Belimi che con un vistoso lascito fece costruire, insieme all'edificio scolastico, un convitto e una cappella. Quell'edificio che agli inizi del secolo ospitò l'istituto tecnico per ragionieri e geometri e ancora oggi le «magistrali» e una scuola media e cadente. Un gruppo di cittadini che sì' qualifica di «novaresi genuini» è in aperta polemica con il Comune. A capeggiare questa ribellione è Arturo Ferrano, un decoratore ora a. riposo, figlio d'arte cresciuto alla scuola del padre titolare della ditta «Quirino e Ferrano» che a cavallo tra i due^secoli e sino a qualche anno fa ha" ripristinato quanto c'era di bello in città. Dice Arturo Ferrarlo: «Ricorre il bicentenario della nascita della contessa Bellini e, a parte il fatto che nessuno si preoccupa di ricordare questa benefattrice, la città presenta Palazzo Bellini con indifferenza e nello squallore pik degradante. Ma non .è tutto — aggiunge Ferrarlo — V edificio è stato privato del suo attico sculto- reo, opera rilevante del primo ottocento». L'attico figurava sulla facciata principale (opera presumibile dell'Arganti) e recava lo stemma gentilizio del casato accoppiato a due figure giovanili. I enovaresi genuini» si dicono mortificati, addirittura indignati, per- tanta indifferenza e chiedono venga ripristinato l'attico nella sua sede originale sa riparazione dell'affronto commesso e quale monito per chi pensa di manomettere impunemente e profanare il patrimonio artistico-storico cittadino». Ma sarà possibile questo ripristino? L'artrfco è stato a quanto pare danneggiato nei corso di lavori di'riparazione del tetto deU'edificio e le figure scultoree sono probabilmente andate irrimediabilmente perdute. Del, resto per Palazzo Bellini le spese di manutenzione sono ridotte al minimo indispensabile. Il Comune, infatti, ha permutato l'edificio e la vasta area su cui sorge, in pieno centro, con quella del «San Giuliano» di proprietà dell'ospedale maggiore. L'amministrazione di questo ente si proponeva di ampliare con nuovi padiglioni le strutture ospedaliere adiacenti; . il Comune, dal canto suo, sull'area del «San Giuliano» avrebbe costruito nuove scuole nell'ambito di quella che può essere considerata la città degli studi. La permuta, almeno sulla carta è avvenuta già da parecchi anni ma né l'artiminist razione dell'ospedale né quella comune — con i tempi che corrono — sono in grado di attuare i rispettivi progetti. Così da una parte c'è una scuola e dall'altra un ospedale (quello della maternità) che stanno andando a pezzi. I enovaresi .gemimi», con il ripristino, intendono ricordare la contessa. Scuole, palazzi, vie e piazze portano il nome dei Bellini, una delie famiglie di maggior censo che abbia avuto Novara. E' tuttavia di una donna di quel' casato che più parlano le cronache del primo Ottocento. E' la contessa Giuseppa Tornielli di Ver guano, andata sposa al conte Marco Bellini di Gargarengo definito euomo ricchissimo e di buon cuore». I coniugi Bellini persero l'unico figlio quando questi aveva appena sette armi. Non avendo avuto la fortuna di altre culle in famiglia, i pensieri dei nobili sposi si rivolsero alla beneficenza, tanto che i poveri non mancavano mai alla loro casa. Arricchito il loro già cospicui patrimonio da una vistosa eredità, i conti Bellini decisero di lasciare a Novara una istituzione di pubblica utilità. Ma alla vigilia di varare questa iniziativa il conte, nel 1831, mori. Toccò allora alla vedova concretare l'opera. Così, nel 1832 la nobildonna, consigliata dall'avvocato Giacomo Giovanetti a quell'epoca amministratore comunale; donò alla città 400 mila franchi per la fondazione di una scuola d'arti e mestieri gratuita, destinata ài ragazzi, maschi e femmine, delle famiglie povere di Novara e del circondario. Nell'atto di donazione era sancito che amministratori, insegnanti e inservienti dovessero essere nominati ed accettati dalla città e che fosse esclusa ogni ingerenza. A quell'epoca Novara contava poco più di 18 mila abitanti, ma la popolazione era in continuo aumento così come i traffici e l'artigianato che abbisognavano di persone termicamente preparate. La nuova scuoia (.eoa. annesso convitto e cappella) venne costruita nella zona detta dei C&puccini verso il bastione meridionale della città su disegno dell'architetto.Pietro PestagallL Nel 1837 tutto era pronto per 1 Inaugurazione quando la contessa Giuseppa morì. La scuola venne aperta e in suo onore fu eretto nell'androne, un monumento opera dello scultore rawermate Gaetano Monti. p. b. Novi Monti Il monumento dello scultore ravennate che raffigura la contessa Belimi (foto Minino)

Persone citate: Arturo Ferrano, Arturo Ferrarlo, Giacomo Giovanetti, Giuseppina Tornielli Bellini, Marco Bellini, Tornielli

Luoghi citati: Novara, San Giuliano