Archivio di Stato: a passeggio tra sei chilometri di scaffali

Archivio di Stato: a passeggio tra sei chilometri di scaffali Archivio di Stato: a passeggio tra sei chilometri di scaffali Un patrimonio prezioso, conservato in un ambiente modernissimo e affidato a uno studioso di Cavour - Presto due mostre di vivo interesse: la collezione di quadri e stampe di De Pagave e la storia del paesaggio agrario (a cui è dedicato un libro) (Nostro servizio particolare) Novara, 24 marzo. Due persone che camminano avanti e indietro tutto il giorno su un percorso costituito da sei chilometri di scaffali colmi di documenti: accade all'Archivio di Stato di Novara, dal quale dipende quello di Verbania, in via Cadorna, a Pattama, dove un solo commesso insegue carte e pergamene lungo una scaffalatura che misura altri Ire chilometri. Il direttore dei due archivi, il dottor Giovanni Sttengo, studioso del Cavour, è troppo innamorato del proprio lavoro per lamentarsi: «Certo — ammette —, se ci fosse il personale, si potrebbero fare molte cose». Afa lo Stato è impegnato in tante spese, e i politici, di solito, non amano la storia per occuparsi delle centinaia di migliaia di documenti che ingombrano l'ex convento seicentesco delle Suore di Santa Maria Maddalena (soppresso nel 1799, con l'arrivo dei francesi), nella via chiamata appunto Dell'Archivio. Perciò, il direttore Silengo può avvalersi nel capoluogo solo di Fernando Renzi, e a Paliamo, dove va una volta la settimana, del commesso Raffaele Ricci. Pur con un organico così ristretto, gli archivi novaresi rimangono . aperti tutte le mattine, compresa quella del sabato, giorno in cui gli studiosi, che normalmente esercitano altre attività, sono Uberi di dedicarsi alle ricerche preferite. Chi vuole conoscere le vicende novaresi dei tempi passati non può esimersi dal frequentare gli archivi di Novara o di Verbania A quanto pare, le storie locali, che costituiscono tante tesserine per comporre il grande mosaico della storia nazionale, sono in gran parte ancora tutte da scrivere. Chi ha raccontato le vicende di qualche paese, lo ha fatto spesso ripetendo quello che avevano scritto altri, dal Bescapè al Cotta, che i documenti li avevano letti, ma non tutti. «Del resto — spiega Silengo —, quelli ora raccolti e catalogati nel nostro archivio, fino al 1972, erano dispersi, per usare un eufemismo, in luoghi difficilmente accessibili». Per essere più chiari, si trovavano dimenticati in solai e cantine. Tutti gli atti della Pretura di Borgomanero — tanto per citare un esempio — fino a qualche anno fa erano ammucchiati in un locale del macello pubblico, che per lungo tempo è rimasto invaso dall'acqua Con un lungo, paziente lavoro, sono stati riuniti e ordinati nel solo archivio ài Novara circa 60 mila tra cartelle, volumi e pacchi. «Abbiamo — precisa Silengo — duemila pergamene. La più antica risale all'anno 882, ed è un atto di permuta del vescovo di Novara relativo a beni nel territorio di Sozzago. Vi sono poi l'Archivio storico del .Comnune di Novara, quelli dell'Ente provincia, della fabbrica lapidea di San Gaudenzio, del contado di Novara dal 1500 in avanti, delle varie opere pie, dei tribunali e delle giudicature». Del solo Dipartimento dell'Agogna, di cui Novara era il capoluogo durante il periodo napoleonico, esistono tremila fra volumi e cartelle. Materiale che nella massima parte non è stato mai esaminato. E che dire delle ventimila cartelle gonfie di atti notarili, dal 1440 al 1870? Ci sono testamenti che non furono mai aperti. Se uno di Briga va a ficcare il naso fra quelle carte scopre che in un paese così piccolo nel Cinquecento operava un certo notaio Zaburro, il quale ha rogato tanti atti da consentire la ricostruzione di mezzo secolo di storia brighese. Chi oggi grida atto scandalo perché anche i nostri Comuni si stanno indebitando e presto saranno quasi tutti in passivo, potrà imparare, scorrendo i consuntivi finanziari comunali dei secoli passati, che la maggior parte di essi erano costantemente in deficit, e che, per di più, vivevano di prestiti che ottenevano da privati. L'archivio di Novara è l'ultimo nato in Piemonte, ma è altresì il più importante, per quantità e qualità detta documentazione conservata, dopo quello torinese. E' anche il più frequentato. «Se ci fosse il personale, perché l'attrezzatura non manca, si potrebbe aprire anche nel pomeriggio. Ci arrivano tante richieste in merito». Per liberalizzare il materiale, metterlo cioè alla portata di tutti, non lasciandolo invecchiare ulteriormente nei chilometri e chilometri di scaffali (anche se ben protetti contro ogni logoramento da modernissimi congegni), l'Archivio organizza nei giorni prossimi due importanti manifestazioni. «Non sappiamo se poi saremo in grado di farne altre», avverte il direttore. Si tratta detta Mostra della Collezione De Pagave, e di una mostra storica del paesaggio novarese, che si apriranno martedì prossimo. Venanzio De Pagave (1722-1803) era un alto funzionario milanese detta monarchia austriaca, e aveva sposato una novarese, Antonia Solari vedova Caxa. Venanzio era grande collezionista di quadri, disegni e stampi, che il figlio Giuseppe e lasciò per testameno al Comune di Novara II ritrovamento del testamento ha permesso a tre studiosi (Aurora Scotti, Bruno Gorra e Alfredo Papale) di ricostituire la collezione, che viene presentata con il corredo di un interessante catalogo. Ancora più importante è forse l'altra rassegna Dice il dottor Papale: «La storia del paesaggio agrario del contado di Novara è ancora inesplorata. La storiografia locale, antica e recente, ha trascurato l'agricoltura, che nel Novarese ha peculiarità sue proprie, per tipi di colture (risaia), per soluzioni tecniche (irrigazione), per istituzioni caratteristiche (i compadroni della roggia Mora), per la distribuzione delia proprietà». Vengono esposti 190 documenti d'archivio: mappe, planimetrie, atti cartacei, volumi, registri, incisioni, codici, pergamene. Sono quasi tutti documenti inediti o sconosciuti (il più antico è del 1321, il più recente del 1897). Per l'occasione è stato pubblicato un libro con scruti di Giovanni Donna d'Oidenico. Giovanni Silen¬ go, Alfredo Papale, Mario Crema, Maria Giovanna Virgili, Corrado Gavinelli, Aldo Clemente e Guido Gentile. Tutta l'elite detta storiografia novarese. Nel libro, Giovanni Donna d'Oidenico presenta la rassegna. Silengo ha compilato il catalogo dei documenti; Papale è l'autore di un saggio sul paesaggio agrario nel Borgomanerese nei secoli XIII e XIV. Don Crenna illustra ia storia del contado di Novara nel '500 e nel '600; là professoressa Virgili parla di un paese: Morghengo. Completano la pubblicazione gli studi del Gavinelli, « Strutture e forma di rappresentazione del paesaggio -; del Clemente, « Schede per un glossario »; e del Gentile, a Quattro disegni novaresi a Torino». « La mostra — spiega Papale — può dirsi una prima introduzione alla ricerca sull'argomento " Paesaggio e storia: uno studio limitato al periodo che precede lo sviluppo industriale, la meccanica nell'agricoltura, l'avvento della fotografia. Tra le altre cose, abbiamo individuato alcune originali personalità di ingegneri e agrimensori: Guarischetti, Ravizzotto, Portigliotti ». Nett'ordmare l'esposizione, i curatori l'hanno articolata in dieci sezioni: territorio del contado, istituzioni, descrizione del paesaggio nei documenti, strade, acque, boschi, colture, grandi proprietà, i corpìsanti di Novara, il paesaggio borgomanerese. «Ma — aggiunge Papale — altri temi possono cogliersi con l'osservazione. Alcune curiosità che riguardano il ttbro che completa e spiega la mostra. TI volume contiene un indice dei toponimi, i nomi di luoghi che ci sono giunti spesso inalterati da epoche remotissime. Vi sono infine 41 immagini: disegni di cascine e ài case, illustrazioni di sistemi di coltivazione. Francesco Alleerà i Novara. Il dottor Giovanni Silengo è il «conservatore» dell'Archivio di Stato 22-- 458* X ■ Alcune antiche mappe che saranno esposte alla «Mostra del paesaggio agrario» che sarà allestita tra qualche giorno » cera dell'Archivio di Stato di Novara: Casa e ca« scine del 1611; Cameriano (1690); San Bernardino (1751)