All'invito per "salvare i cinghiali" ha risposto il sindaco di Nebbiuno

All'invito per "salvare i cinghiali" ha risposto il sindaco di Nebbiuno Polemiche e proteste per Io "scandalo» della strage All'invito per "salvare i cinghiali" ha risposto il sindaco di Nebbiuno (Dal nostro corrispondente) i Nebbiuno, 5 novembre. | Il Vergante e il Cusio sono ! in subbuglio per la strage autorizzata dei cinghiali. Come j mai improvvisamente il Comitato provinciale caccia ha I dato mano libera ai cacciatori contro i pacifici branchi che da anni vivevano nei boschi causando tutt'al più danni ai campi (che il comitato tuttavia risarciva ai proprietari)? Se in questi giorni i cacciatori incalliti si rallegrano esibendo trofei (per la verità conquistati senza troppa fatica) c'è anche chi prende posizione contro fluesta strage indiscriminata e chiede almeno una regolamentazione. A Orta gli stessi cacciatori aderenti all'Arci caccia si stanno adoperando per una «conferenza sulla caccia al cinghiale» che affronti il problema e riduca il numero delle vittime. L'incontro dovrebbe riunire sindaci ed ecologi e gli stessi responsabili del comitato che dovrebbero spiegare i motivi per cui hanno legittimato la strage. Anche se gli inviti ufficiali non sono ancora stati spediti, un sindaco si è già prenotato al dibattilo: è Ernesto Tadilli, amministratore di Nebbiuno. «L'iniziativa di promuovere un incontro per esaminare il problema della caccia al cingh ale nel Vergante — dice — mi trova pienamente d'accordo. E' più che giusto intervenire con un po' di chiarezza in mezzo a tanta confusione». Ma dei 300 cinghiali che po¬ polano il Vergante da qualche anno cosa ne è stato? «Alcuni branchi — ci ha detto Tadilli — hanno scelto nuovi lidi. Il gruppo si è diviso e alcuni si sono infatti insediati nella zona tra Gignese e il Mottarone abbandonando pochi altri in punti meno 'tranquilli"». / suini hanno così «giocato» chi dà loro la caccia riguadagnandosi la libertà e sistemandosi in «zone franche» come la riserva di caccia del .Mottarone nell'ampia fascia del parco Borromeo. Frattanto a Legro d'Orta padre Arcangelo Romerio, il direttore della villa San Francesco, strenuo difensore della natura, è protagonista di un singolare «equivoco». Incontrati davanti al bar un gruppo di cacciatori reduci da una fortunata battuta di caccia, il francescano si è soffermato con loro e imbracciato un fucile lo ha puntato, come lo ritrae la fotografia, nell'intento però di deplorare l'uso dell'arma contro i poveri suini indifesi. Prendendo spunto dalla fotografia che ritrae in posa «sterminatori» di cinghiali e frate, il lettore Audenzio Martinazzi ci ha scritto -questa lettera aperta: «Da. che l'uomo è sulla terra ha dovuto risolvere il problema del suo nutrimento e la caccia ne è stato uno dei mezzi. In queste cose ci vuole comunque un'etica: coloro che swnriinano i cinghiali non lo fanno per procurarsi di che sfamare sé e la propria famiglia ma per consumare ir. allegri banchetti un bene .che poteva essere destinato a fini migliori. «O i cinghiali sono una catastrofe per la zona in cui si sonoinsediati e vanno eliminati per la salvaguardia di determinata beni, o non lo sono. Nel primo caso le autorità competenti provvedano, con personale autorizzato, alla salvaguardia di questi beni.' Nel secondo caso non si di-' mentichi che ci sono ancora coloro che guardano alla natura e alle sue esigenze con ri- j spetto. E certe notizie suscita- j no il pensiero che viviamo proprio in un povero mondo.1 «Siamo al muro del pianto, o meglio al pianto del coccodrillo: prima si ammazzano i | cinghiali, si fanno banchetti e \ poi si organizzano processi al- j la "strage"». f. m. > ; ; ! : ' Orta. La foto «incriminata» di frate Arcangelo che, cappello da cacciatore in testa, imbraccia il fucile

Persone citate: Arcangelo Romerio, Audenzio Martinazzi, Borromeo, Ernesto Tadilli, Orta

Luoghi citati: Cusio, Gignese, Nebbiuno