«Napo», chi sono mai costoro?

«Napo», chi sono mai costoro? Una curiosa associazione senza statuto e senza dirigenti «Napo», chi sono mai costoro? Non si tratta né di nasoni né di piccoli napoleoni, né tanto meno di rivoluzionari : il curioso nome è derivato da una via milanese, accanto alla stazione, dove all'inizio del secolo i soci si ritrovavano all'alba dopo le allegre "evasioni" nella vicina metròpoli1- Dal Gino Panagini che prestò il volto alle caffettiere Bialetti all'Andrea Gorla, presidente provinciale del Coni, ad Eraldo Gastone, il comandante partigiano "Ciro" (Nostro servizio particolare) Novara, 8 settembre. «Napo». chi si nasconde sotto questa sigla misteriosa che a Novara tutti hanno sentito almeno una volta ma di cui solo pochi iniziati fino a qualche tempo fa conoscevano il vero significato? Cera chi lo riteneva sinonimo di «nasone» e chi di piccolo tiranno o di rivoluzionario clandestino. Questo fino a quando i napo vennero alla ribalta per merito di un pubblicitario, Aldo Beldì e di un editore di musica, Gi no Panagini. Di pubblicità il Beldì ha cominciato a occuparsi in tempo di pionierismo (la guerra era appena finita) esprimendo il suo talento sui cartelloni del cinema do- ve riproduceva con la sua matita, in gigantografia, i divi di Hollywood che ritornavano sugli schermi del «Coccia» e del «Faraggiana». oPi l'ascesa graduale e tenace, da buon novarese, passo dopo passo, lanciando i biscottini di Pavesi le calze di Doppieri, le caffettiere di Bialetti per arrivare alla realtà del suo studio pubblicitario di oggi, fra i più premiati d'Italia. Da anni, le sue produzioni sono alla radio e verso, qualche tempo fa Aialla tv: ingegnoso ed estro- do Beldì ha sofferto di depressione Non riusciva a trovare una «faccia buona», che avesse diverse espressioni, che fosse fantasiosa e co- municativa, simpatica e imprevedibile. . Aveva esaminato invano artisti e mimi di gran nome per il «Carosello» del suo amico Renato Bialetti, il famoso industriale omegnese che è stato definito V«Henry j Ford della caffettiera». Beldì ne parlò per caso a Gianfranco Olivieri, commerciante di dischi in corso Cavour che lo congedò con una pacca sulle spalle dicendogli: «Tu anneghi in un bicchier d'acqua perché la faccia che cerchi è fra noi della NapoMenabrea. Chi meglio di Gino Panagini?». Fu per questo antefatto che Gino Panagini, editore musicale, dirigente dell'Unione Nazionale Editori Musica, venne agguantato da Belai e scaraventato ira le mani del regista Lamberti (un ex aiuto di Fellini), affascinato dalle sorprendenti metamorfosi della faccia dell'improvvisato attore che, a sua volta sbigottito, deslava grande impressione negli studi di produzione. Il successo fu consacrato anche dall'assegnazione del «Trofeo Roma» che l'onorevole Giulio Andreotti consegnò iti Campidoglio ad Aldo Belai per. la. produzione^ a. sua figliò Paolo per la' musica "e, naturalmente, a Gino Panagini per Tinterpretazione. La «Napo-Menabrea» fe steggiò l'evento seme espei tare il tradizionale bntichet to di San Gaudenzio, brin dando ai vincitori. Ma che cos'è la «Napo-Menebrea»? I novaresi ricordano la birre ria con ristorante che fino ni 1954 esisteva in piazza Ca vòur: era il «Menebrea» e ne era proprietario Carlo Pana gini, maestro di grande cuci-' na e padre del Gino attorno al quale, già nel 1929. si riu nica in amicizia la «meglio gioventù» novarese. Gino Panagini con Attilio Fregonara (che diventerà in seguito direttore dell'Ente Risi), Vincenzo Gerardi (« nazionale » di atletica). Gaudenzio Lanfranchi. Bruno e Leonardo Gili, Umberto Rimondmi, Ugo Rizzótti, e altri andavano a ballare nella sala del «Pubblico Impiego», nella vicinissima via Gaudenzio Ferrari. Quando cercavano evasioni fuori dalla cinta daziaria, si avventuravano /viaggiando in treno) a Milano dove avevano scovato qualche delizioso «tabarin»: una mattina all'alba, reduci dal «Trianon», allegri e con pochi spiccioli in tasca, si trovarono seduti sul rri gygigHe» rJi «fin StTQCLH vicino alla stazione centrale, in attesa di un «accelerato» che li riportasse a Novara. Gli occhi un po' cisposi di Gino Panagini si posarono casualmente su una targa su cui stava scritto, «via Napo Torrioni»: «Ma chi è questo Napo?». E proprio da quel nome curioso nacque la «Na- po-Menebrea, associazione senza statuto e senza dirigenti, sopravvissuta alla scomparsa della sede, ora occupata da un grande magazzino di abbigliamento. «Fra noi conta essere veramente amici. Non abbiamo tessere, non facciamo iscrizioni anche se, dopo la chiusura della birreria qualche amico ha voluto diventare "napista" senza aver conosciuto il "Menaorea"» dice Gino Panagini. Oggi i «napisti» (con una sola «p», perché la doppia consonante potrebbe creare spiacevoli equivoci di carattere terroristico) sono 85 e fra essi non sono pochi i personaggi di una certa notorietà: il presidente provinculle del Coni. Andrea Gorla. recentemente premiato a Pettenasco fra i «benemeriti cusiani»; Ugo Tedeschi, già funzionario di banca e assiduo frequentatore delle cene del nostro giornale: Augusto Zweifel (ex giocatore del Novara) col fratello Gaspare e il cognato Piero Bussi; Luigi e Sandro Caccianotii; Ferruccio Passarello (già spadista di fama nazionale) col fratello Armando; Franco Malnate, dirigente sindacale ed ex assessore comunale; Corrado Invernizzi; Carlo e Mario Mangino; Augusto Rosati, presidente dell'Aci; Piero e Gianfranco Olivieri, Piero Rossi, Guido Cappella e Gino Cagnoli, l'avvocato Carletto Torgano, l'assessore comunale Luigi Baraggia, Fausto Pianta, Franco Lizzi ed Eraldo Gastone, il comandante «Ciro» delle formazioni partigiane: «Mi sono cari 'tutti quanti i miei amici della "Napo" — dice l'ex parlamentare comunista — anche se pochissimi fra loto votavano per me». Gino Panagini, per amicizia, faceva l'accompagnatore di Giuseppe Fortino, primario di dermatologia all'Ospedale di Novara, ex arbitro di calcio;'«Ricordo con terrore una partita Ancona -Panfilila' con il 'Tino " inseguito dai tifosi locali, salvato dai carabinieri e caricato sul treno a Senigallia: io restai ad Ancona con la sua valigia». Con Pino Fortino completano la pattuglia dei medkn «napisti» il ginecologo Ciro Conte, Franco Fedele, Giovanni Patetta, Alfredo Santagostino, Mario Cesti C'è ancora chi ricorda le fantasiose presenze della «Napo-Menabrea» ai carnevaloni di «Re Biscottino». Oggi la «Napo» può rappresentare una testimonianza di quella Novara, chiusa fra i bastioni, che i tempi hanno dissolto: «Una volta abbiamo avuto l'idea di trovarci a cena con i nostri figli: è stata una delusione forse perché i giovani hanno un modo diverso dal nostro di essere amici. Un esperimento che -non ripeteremo più». . La «Napo - Menabrea» c quindi un fatto irripetibile? Forse sì, perché oggi sembra improbaiile poter realizzare, senza schemi e regolamenti, un sodalizio nel quale si ritrovano uomini non più giovanissimi ' (i meno anziani hanno superato abbondantemente la cinquantina) di idee, professioni, condizioni soekili e culturali così diverse. Ma nessun «napista» si è mai posto il problema e, conclude Gino Panagini, «sta proprio qui il segreto che ci consentirà di festeggiare, fra un paio d'anni, il cinquantenario della "Napo", con quello spirito che è la base della nostra amicizia, indistruttibile». Romolo Barisonzo À À Roma in Campidoglio ì'en. Andreotti consegna a Gino per il « carosello » di Bialetti in cui l'editore musicale Panagini la medaglia d'oro si è esibito come attore Aldo Bela), il « mago della pubblicità » oon il Trofeo Roma che premia le migliori produzioni pubblicitarie Ugo Tedesco, già funzionario della ' Banca - Popolare II farmacista « Deda » Gorla, presidente provinciale del Coni, è uno dei più popolari personaggi del Cusio