Una vita di lavoro
Una vita di lavoro I "fedeli,, festeggiati ieri mattina a Stresa Una vita di lavoro Oltre 150 dipendenti hanno ricevuto riconoscimenti • Domestiche, albergatori, contadini, artigiani, operai - Si schermiscono: "Non abbiamo fatto nulla di speciale" (Nostro servizio particolare) Stresa, 27 maggio. Dopo 26 anni di lavoro come persona di servizio nella 'casa della famiglia Mona, Maria Gazzola, stresiana, non ne vuole sapere per il momento di smetterla con le pulizie giornaliere, le " spese per il pranzo, i letti da rifare, i pavimenti da lucidare. Capelli biondissimi, tagliati corti «alla maschietto», aspetto giovanile, un golfino chiaro su un vestitino vivace che contribuisce a nascondere i suoi 58 anni compiuti, parla dell'attività di domestica con un entusiasmo da fare invidia a un giovane. «La vita è sempre quella — spiega- —. Sveglia di buon mattino: si comincia dalle camere per finire in cucina. An ni fa c'erano i bambini pie- ; coli, oggi ci sono i nipoti ». Stamane, a Stresa, la sua città, il presidente della Camera dì commercio,-Guglielmo Guaglio, le tur conferito una medaglia d'oro per p re¬ mia re la sua fedeltà al lavoro. Altri 150 dipendenti di industrie, grosse e. piccole della provincia, hanno avuto lo stesso riconoscimento. Sono stati premiati gli operai dell'Enel, Cesare Bontempelli e Giulio Malabarba; quelli della Sant'Andrea, Ezio Marchetti e Giovanni Valletta; i «decani» delle Cartiere Burgo di Romagnano Sesia: Lucia Bianchi, Bernardo Mero la, Caterina Brugo, Carolina Sigismondo Francesco Gallantina. Le maestranze della Sisma di Villadossola hanno applaudito lungamente Luciano Cancellieri, quaranf armi di anzianità. «Afa perché tutti questi onori? — dice Abele Massetti, ottantanni da un pezzo —. Non ko fatto nulla di speciale snngrvcbbtmilgc2Lgng prima la mia famiglia a colti- se non il mio dovere: aiutare > rcare la terra, continuare poi da solo e, infine, dopo settantanni di lavoro, lasciare posto ai giovani». Ha cominciato a fare il contadino'a Fara quand'era un ragazzino; ades- lgT['Cnnr so, qualche volta, vinto dalla nostalgia, si fa accompagnare nei vigneti ed è ancora prodigo di consigli: come preservare le piante da malattie, come vendemmiare e, soprattutto, come conservare il vino in bottiglia. «Certo i tempi sono cambiati— aggiunge con una nota di amarezza —. Ci sono le macchine ohe fanno quasi tulio. Un tempo cerano soltanto le nostre braccia». Sono stati premiati anche gli agricoltori Renato Bianchi, Garbagna, trattorista per 28 anni; Giuseppe Gogna e Luigi Galbier di Casalino; Angelo Battioli, Olengo; Serafino Gentina, Fontaneto d'Agogna. 3gfnctcfemaej Artigiani o impiegati; ope- > rai o-contadini- non c'è nessu- ! lavoro. Ne parlano con un groppo" in gola Giuseppina Trillisi di Ghemme, Vittorina ['Campiglio di Sizzano, Agostino Tomotti di Cameri, Mario no che non ricordi con piace- re la propria vita dedicata al [ Testo ri recidente a Crusinallo. Nemòa /urnisano è stato per 38 anni alta, filatura di Grignasco e sarebbe disposto a farne altrettanti. Giovanile nonostante i capelli ormai completamente- bianchi che tradiscono i 55 anni, ricorda che i primi anni di lavoro, in fondo, sono stati i più belli. eCerof entusiasmo — conimenta— anche se il periodo, alla mania detta guerra, non era dei P*ù tranquilli». Accanto alla filanda ha coltivato la passione per il buon vino: da autentico intenditore, collesiona bottiglie d'epoca che cataloga, mette in bella mostra nella sua cantina e offre a ogni occasione agli j amici. Altro hobby: quello dei sphBsodncgrs «marini che alleva e porta ai ! concorsi un po' dappertutto. Ha conquistato dei premi im [portanti. Un fragoroso applauso ha accolto «il più anziano della compagnia»: Pietro Mora, romagnanese di 87 anni che ha alle sue spalle messo secolo d'attività come albergatore. «Ho cominciato nel 1921 — racconta — avevo in affitto là casa dei "Maria"" e ho messo j in piedi l'osteria "ItalUi". Era- \ ' no i tempi in cui sull'insegna ' di legno, davanti 'all'ingresso, si scriveva: "Vitto, alloggio e stallazzo". Maria, mia moglie, era una specialista nel cucinare il bollito». . i Poi Pietro Mora si è trasle- j rito in piazza Liberta, sotto i I portici: l'osteria è diventata | ristorante ma il modo di cuci- j tiare genuino non è cambiato, j Da undici anni il clan dei Mora, con il figlio, la nuora, i nipoti, si è ancora spostato: questa volta ha scelto di abitare nella «Torre Medievale* dove i piatti, confezionati con le ricette della nonna, si servono fra muri antichi é pietroni, testimoni di un illustre passato. 1. d. b. , jIiI; Stresa. Pietro Mora di Romagnano, 87 armi, la domestica Maria Gazzola, Nernos Amisano di Grignasco e Abele Monet
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