Bomba (mezzo chilo di dinamite) contro la caserma di Castelletto

Bomba (mezzo chilo di dinamite) contro la caserma di Castelletto Notte di attentati da un capo all'altro della provincia novarese Bomba (mezzo chilo di dinamite) contro la caserma di Castelletto L'ordigno è esploso anzitempo e fortunatamente non ci sono stati feriti - Illeso, ma sotto choc, il figlio del maresciallo comandante la stazione che ha avuto devastata la stanza dove dormiva - L'esplosione mentre in municipio c'era riunione della commissione edilizia - Presi di mira all'alba i carabinieri di Romagnano: bruciato il portone dell'edificio (Dal nostro inviato speciale) Castelletto Ticino, 12 marzo. Due caserme di carabinieri, nel Novarese, sono state prese di mira tra le 23 di ieri sera e le 6 di starnane da ignoti attentatori. Forse non a caso la scelta è caduta su due centri posti ai confini della provincia: Castelletto Ticino, a ridosso del Varesotto, ad Est; Romagnano, all'imbocco delia Valsesia (Vercelli), a Ovest. Apparentemente gli episodi, anche per la termica usata dagli attentatori, non nanne nulla in comune ma gli inquirenti sono cornanti che facciano parte di un unico disegno criminoso: a Castelletto è esploso un ordigno ad alto potenziale,- a Romagnano è stato appiccato a fuoco con sostanze infiammabili al portone in legno deBa caserma. In entrambi i casi parecchi danni ma nessuna vittima. Erano le 22,15 quando unaviolenta deflagrazione ha spezzato a silenzio a Castelletto: dopo pochi attimi sono stati esplosi diversi colpi d'arma da fuoco. Gli artificieri ideila Legione carabinieri di j™ Torino hanno accertato stamane che ad esplodere è stata una bomba ad orologeria confezionata in maniera rudimentale e con l'impiego di almeno mezzo chilogrammo di dinamite. L'ordigno era stato collocato sul Iato Nord del muricaiolo che recinge a cortiletto della caserma. Sempre secondo gii artificieri, per l'Inesperienza dei dinamitardi la bomba è esplosa anzitempo e poco è mancato che gli stessi attentatori venissero investiti dallo scoppio. Ecco perché subito dopo la deflagrazione un carabiniere, uscito dalla caserma, ha fatto in tempo a vedere un individuo balzare su un'auto di grossa cilindrata (torse una cBmw») parcheggiata a un centinaio di metri e che si è allontanata sulla strada che porta al ponte sul Ticino. Il militare ha sperato alcuni ; colpi ma è improbabile, data che abbia potuto colpire l'auto in fuga. L'esplosione ha provocato una breccia nel muricciolo di cinta scaraventando a decine di metri Woeohetti di cerrten- to; ha scardinato gii infissi di parecchie finestre e mandato in frantumi decine di vetri; uno di questi è caduto sul letto in cui dormiva Claudio, a figlio di otto armi del maresciallo Capodici, comandante della stazione carabinieri e che ha l'alloggio al primo piano della villetta adibita a caserma. La cameretta del ragazzo è la più vicina al luogo dell'esplosione ed è stata, insieme con un ufficio al piano terreno, la più danneggiata. Claudio, rimasto aleso, è ancora sotto «choc» e non parla: ora è ospite di amici ad Arona con la mamma. Non vi è dubbio che una diversa collocazione dell'ordigno avrebbe potuto provocare una strage. «C'era riunione della commissione edilizia, ieri sera in municipio — racconta a sindaco di Castelletto, avvocato Gianluigi Colombo — e quando atte 22.15 abbiamo ser.tiio l'esplosione, siamo corsi tutti verso la caserma dei carabinieri». E' stata una deflagrazione terribile che ha fatto balzare tutti in piedi ef come il sindaco, cerrtirraia df persone si sono riversate verso la caserma di via Diaz. Tutta volevano sapere: «Ci sono vittime? Qualcuno è rimasto ferito?», chiedevano. In un primo tempo si era sparsa la voce che la caserma fosse saltata in aria. Adesso tutti discutono cercando di individuare chi siano gli autori e qual è a motivo dell'attentato, «ti nostro — dice scuotento a capo fl sindaco Colombo — è sempre stato un paese tranquillo. Se non fosse stato perché qui, nell'agosto scorso, è stata scoperta la prigione di Cristina Mazzoni, pochi in Italia conoscerebbero Castelletto». - Settemila abitanti con forte tendenza socialcomunisti, Castelletto è un paese dove la gente si fa gli affari suoi. «Chi può essere stato», ci si chiede in giro. Qualcuno parla di strategia della tensione, di fascisti. Il sindaco Colombo taglia corto: «Anche se alle ultime elezioni alla destra sono andati 70 voti, i fascisti qui da noi non hanno mai alzato la testa». Si parla di altri estremisti, di un gruppo anarchico di recente costituzione cui fanno capo una dozzina di giovani. Se ne parla (ma non in ordine all'attentato) perché qualche settimana fa erano apparse sui muri scritte firmate con la «As di anarchia; perché recentemente erano stati diffusi volantini anarcoidi che invitavano i genitori a portarsi nudi i loro bambini a giacere nello stesso letto. C'è stato poi l'episodio di dome nica scorsa dei. due «tazebao» affissi nei pressi del municipio e sequestrati dai carabinieri. Erano scritte inneggianti alla libertà della donna e per esse due studenti.pre- sunti appartenenti al gruppo, anarchico di Castelletto, sono stati denunciati al pretore di Borgomanero. ' A volere bene guardare, no nostante l'opinione del sindaco, a parte il caso Mazzetti, è dall'inizio dell'armo che Castelletto è sovente alla ribalta della cronaca. C'è stato l'episodio del «confinato» ribelle che si sarebbe lasciato andare a oscure minacce; c'è stata la presa di posizione di un paio di cittadini contro l'avvocato Colombo accusato d'essere un «sindaco borghese»; una presa di posizione che ha portato a querele e contro-querele. Da un paio di mesi poi a Castelletto è in atto una grossa vertenza sindacale: la direzione del setificio intende licenziare 60 dei 100 dipendenti le maestranze occupano (si è giunti oggi al 60* giorno) con la formula dell'assemblea permanente la fabbrica. > •Questa lotta per ti. posto ài lavoro — precisa ii sindaco Colombo — è stata condotta con serietà e disciplina: volere mettere in relazione la vertenza con l'attentato di stanotte sarebbe una vera e prò pria provocazione». Dello stesso parere è anche l'ex sindaco, Albino Calletti, il famoso «capitano Bruno» della guerra partigiana, ora consigliere provinciale per il pei. Stamane è andato anche lui a vedere la breccia aperta nel muro dall'attentato dinamitardo. «Sono gesti criminosi da condannare — Ita detto — che non hanno senso e non giovano a nessuno». Ieri sera, poco dopo l'attentato, insieme agli inquirenti, sono giunti a Castelletto a prefetto, Paolo Forte, a questore di Novara, Ezio Marangio, i comandanti la Legione e U Gruppo carabinieri, colonnelli Caputo e Patti. Stamane sul posto ci sono stati a procuratore della Repubblica, dottor De Felice e il generale Della Chiesa. Gli artificieri hanno accertato che l'ordigno esploso era costituito da almeno mezzo chilogrammo di dinamite innescato con un «timer», una bomba ad orologeria, insomma, anche se confezionata in maniera -rudimentale e collocata da mani inesperte che 'hanno male collegato i fai tanto da provocare una deflagrazione anzitempo che poteva costare la vita agli stessi attentatori. Si indaga in varie direzioni; si cerca in particolare la Bmw che è stata vista allon- tanarsi verso il ponte del Ticino subito dopo lo scoppio e contro la quale un carabiniere ha esploso parecchi corpf. Il sindaco Colombo questa sera ha riunito la giunta e per stigmatizzare a gesto criminoso è stata decisa l'affissione di un manifesto. Piero Barbe Castelletto. Il maresciallo artificiere osserva la breccia nel muro. Accanto: il portone della caserma dì Romagnano a cui è stato appiccato fuoco | Il sindaco di Castelletto avv. Gianluigi Colombo

Luoghi citati: Arona, Borgomanero, Italia, Novara, Torino, Vercelli