Forse Villadossola si fonderà con Domo, ma le squadre no
Forse Villadossola si fonderà con Domo, ma le squadre no Le due cittadine sono già muro a muro Forse Villadossola si fonderà con Domo, ma le squadre no Molti già avevano pensato di unificarle e in tutta segretezza si erano avviati contatti tra i dirigenti, poi l'intransigenza è prevalsa - Non si può rinunciare al piacere di guardarsi in cagnesco almeno due volte l'anno Domodossola. 19 febbraio. A torto o ragione, il derby ossolano è sempre stato considerato uno scontro fra ricchi e poveri. La tradizione incarna i cugini « poveri » e negletti negli azzurri del Villadossola; quelli «ricchi» sarebbero invece i granata della Juventus Domo. E' una definizione non solo calcistica che risale a parecchie decine di anni e che, a dispetto di tutto, ha resistito nel tempo. Villadossola è oggi il più grande centro industriale della provincia. Nelle sue fabbriche lavorano migliaia di persone, ma il paese non è mai riuscito a sottrarsi completamente alla dipen- - denza della vicina Domodos| sola per quanto riguarda j servizi e organizzazione soj ciale. Né, d'altronde, avrebI be potuto farlo: Domodossola è il naturale centro di confluenza di tutte le valli e si è sviluppata attorno alla sua rete commerciale, oltre che sulle strutture di cittadina di confine. Tutti ricordano la battaglia di campanile che ha fatto da sfondo all'istituzione del liceo scientifico ossolano. Proprio per attuare un principio di decentramento, si era voluto impiantarlo a Villadossola, ma poi la cosa non aveva funzionato perché non andava bene alle vallate e la scuola è tornata a Domodossola. In fondo, era la scoperta che i due maggiori centri del fondovalle, ciascuno nel proprio ruolo naturale, erano complementari. Adesso che gli amministratori hanno imparato a parlare un linguaggio comunitario comprensoriale, sembrano discorsi anacronistici. Ma le diatribe di campanile sono solo di pochi anni fa. C'è persino la possibilità che i due più grossi centri del fondovalle ossolano finiscano col dar vita a un'unica cittadina. La prospettiva non è tanto futuribile: ormai sono separati solo da qualche chilometro di rettilineo e lo sviluppo edilizio lungo la « piana » finirà per metterli muro a muro. Ma anche quando ci sarà un solo gonfalone municipale, non si arriverà probabilmente alla fusione fra le due società calcistiche. A unificare le due squadre, per metterne in piedi una davvero forte, in grado di giocare in una serie finalmente degna del meraviglioso e appassionato pubblico ossolano, ci avevano pensato in molti. In tutta segretezza (per non mettere troppo a rumore l'ambiente dei tifosi) erano persino stati avviati contatti fra i dirigenti delle due squadre, convinti (i presidenti in testa) che il dimezzamento delle spese, la fusione del parco-giocatori, e l'aumento degli incassi avrebbero giovato un po' a tutti. Ma poi tutto era andato a monte. Ufficialmente perché non si era riusciti a trovare un accordo sullo stadio che avrebbe dovuto ospitare le partite casalinghe della squadra unificata (qual¬ cuno aveva proposto salomonicamente di giocare una domenica a Domodossola e l'altra a Villadossola). In realtà, aveva prevalso l'intransigenza dei più accaniti sostenitori delle due squadre che avrebbero perso definitivamente l'occasione di guardarsi in cagnesco e scambiarsi improperi almeno due volte l'anno. « Ogni volta che parlavamo di unificazione — ricordano i diri-' genti delle due squadre — venivamo subissati di critiche ». Al progetto di fondare una unica società calcistica ossolana, che potrebbe vivere tranquillamente in quarta serie e forse puntare più in alto, nessuno ha ufficialmente rinunciato. Anzi, il discorso torna puntualmente ad ogni derby. Nelle dichiarazioni della vigilia tutti si augurano che sia l'ultimo e che si trovi finalmente la strada della fratellanza. Poi, alla domenica, sugli spalti succede il finimondo e tutto torna come prima. « Quando si farà la fusione fra Domo e Villa? — dice un dirigente scettico — Quando le due società non potranno più reggere i costi sempre crescenti del campionato e ci si accorgerà che la dispersione dei mezzi finanziari contribuisce solo ad abbassare il livello del calcio ossolano ». - Adriano Velli Giuseppe Chilo di Brente, l'ala che viene dal Casale Ernesto Gori, il «mago» che ora è diventato allenatore della CasteUettese Il portiere Piero Polli (di Piedimulera), il terzino Mauro Barozzi, U'centrocampista Camillo Baffi e il libero Bruno Consoli di Órnavasso, deUa squadra di VUladossola
Persone citate: Adriano Velli Giuseppe, Bruno Consoli, Domo, Ernesto Gori, Mauro Barozzi, Piero Polli, U'centrocampista Camillo Baffi
Luoghi citati: Domodossola, Piedimulera, Villadossola, Vuladossola
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