I canti dialettali valsesiani di Lorenzo Del Boca

I canti dialettali valsesiani Grignasco: venerdì festival nel salone della Società operaia I canti dialettali valsesiani Lo spettacolo presenterà i vecchi cori che si intonavano d'inverno nelle.osterie e le liriche composte dai rimatori di oggi • "Viaggio" nelle taverne e nelle bettole alla ricerca del folclore • Mobilitati i rimatori di Serravalle capeggiati da Ferruccio Mazzone, presidente delle "rondini" • L'Arnàa, compagnia di raffinati ghiottoni, si confesserà in versi (Nostro servizio particolare) Grignasco, 3 febbraio. L'idea è oenuia un anno fa a Franco Zanolini, presidente della Pro Loco di Grignasco: visto il successo che incontrano il folk e la musica popolare e tenendo conto del fatto che in Valsesia i poeti non fanno certo difetto, perché non invitare » »?r> stri rimatori a trasformare le loro liriche in canzoni e poi presentarle in pubblico con l'accompagnamento di chitarra e batteria? Ci sono voluti mesi di lavoro, fatti di continui solleciti e di qualche rinvio, ma alla fine è nata la «prima rassegna di canti dialettali valsesianis. Lo spettacolo sarà presentato venerdì sera nel salone della Società operaia. Si tratta di un vero e proprio festival: verranno presentati i vecchi cori che si intonavano nelle lunghe serate r'inverno nelle osterie e si potranno ascoltare composizioni recentissime per le quali i musicisti si sono comunque fatti ispirare dalle filastrocche delle nonne. E' saltata fuori la «Cansun d'alpin valsesian» che il Cliss (Arrigo Imazio) aveva scritto nel secolo scorso per osannare alla Valsesia, terra di alpini autentici e sanguigni per i quali il Monte Rosa rappresenta la vita. E sempre del Cliss verrà cantata: «La vegia Pasqueta 19?0» (in ricordo di una ragazzina di tempi passati che, se corteggiata, sapeva fare bene all'amore) e la «Ribeba», lo scacciapensieri valsesiono che fino agli anni dell'anteguerra non mancava in nessuna orchestrina e che oggi, caduta in disuso, non viene più suonata. Capitale indiscussa della poesia dialettale, Grignasco non poteva in questa occa' sione dimenticare il suo ciabattino rimatore Pinet Tarlo del quale ripropone «Bel sang valsesian». una lirica scritta quando la zona che va dal ponte di San Virai fino ai piedi del Rosa fu annessa a Vercelli, promossa al rango di capoluogo di provincia per premiare la sua produzione di riso e di grano. E Turlo dice che pur non essendo entusiasta di questi nuovi confini geografici, accetta, a nome di tutti i Ciriseui la protezione di Sant'Eusebio. «Non avevamo che l'imbarazzo della scelta fra tante poesìe che avevamo a disposizione — aggiunge Zanolini — le difficoltà sono venute quando si è trattato di trovare le musi- cbe. La nostra gente ha sempre cantato e si è tramandata le "arie" a memoria ma i non ha mai messo per iscritto una sola nota. Al punto che in Valsesia non esiste un soio spartito». La mancanza di una tradizione scritta ha complicato le cose. Il musicista di Biella Mazzuccato ed Enrico De Alberto, diventato D'Alberto per un errore dell'anagrafe (che lo ha praticamente estromesso da una nobile casata fiorentina), titolare del ristorante Belvedere di Varano, direttore della banda musicale cittadina composta per metà da figli e nipoti suoi, sono stati costretti a frequentare le osterie per sentire i canti dei più anziani valsesiani e cercare di recuperare qualche brano. E chissà quante nenie e filastrocche si potrebbero riscoprire se soltanto si avesse il tempo di girovagare per taverne è bettole alla ricerca dell'autentico e genuino folk valsesiono oggi sopravvissuto solo in qualche sperduta frazione dove la tace elet•trica arriva a- intermittenza, le strade sono poco scorrevoli e a telefonò viene usato solo per chiamare U medico.. Per le nuove composizioni invece si è trattato di «inventare» nuovi ritmi che avesse- ro «una certa parentela» con i canti delle nonne valsesiane. Angelo Biglia, H Trilussa della Valsesia si è fatto musicare «L'ottimista» da Angelo Salvioli e per una seconda composizione dedicata ad un povero «Ciucatun» (ubriacone) lo spartito è stato scritto dallo stesso Salvioli e da Vittorio Scagno, tutti serravaUesi autentici, innamorati del canto, della musica e delia toro terra. La presenza dei serravallesi c stata massiccia: capitanati da Ferruccio Mozzone, presidente delle «Rondini», poeta che si firma « 1 mat dal Panno» che ha recensito le composizioni, sono arrivati in parecchi «dal di là del Sesia» rinsaldando enei vincoli di amicizia che in anni passati erano stati se. non. proprio rotti, almeno inerir nati da una antica rivalità di campanile. Gianni Biglia, pure di Serravalle, dirigente della Cartiera italiana, ha presentato ■La campana» con musica di Gianni Barberis di Vercelli e «1 geranio» scritta con la coiiaòorazione ài Angelo Saivioli. Mario Falcone, un grignasenese trapiantato a Torino si è ricordato del «Carnevale d'una vota», ne ha scritto qualche verso e poi si è fatto aiutare per la musica da un amico torinese Tino Ruffa. Don ha voluto mancare all'appuntamento « Varghiggiù», Angelo Chiocca di Vernilo con «Oh marianin tòrti in dà» dove invita una ragazza a scostarsi un poco dal gruppo delle donne che mietono per stare un poco sul fieno maturo appena tagliato. I poeti presenteranno essi stessi le loro composizioni. Come in una specie di «corrida» dialettale saliranno sul paleo Gianni Quagliato, ferroviere di Grignasco, che ha composto «Limpurtà» (l'immigrato) ed Aldo Garbacelo di Borgosesia che propone «Oh Mari Jin». Si è fatto vivo anche il guppo dei ghiottoni grigneschesi ■ con due' canzonette: «L'arnia» e il «Cuntrasegn» che raccontano in versi come è nata loro Videa di fon¬ dare una simpatica associazione gastronomica. Giuseppe ed Angelo Solvioli, fratelli e Vittorio Senno chiuderanno la serata Cri gnasco. Poeti e musicisti di Serravalle che partecipano al festival dialettale: (da sin.) Vittorio Scagno, Ferraccio Mazzone («El mat dal Funso») c Giuseppe Sa violi Crignasco. Franco 7+rwAìm è il presidente della Pro Loco locale (Foto Negri) con «Vece punt dia Sesia» (vecchio ponte sul Sesia) mulo spettaiore di tanti episodi, teatro di una infinità di avvenimenti, quasi un simbolo per ogni valsesiano che parta o che ritorni nella sua terra. Lorenzo Del Boca

Luoghi citati: Biella, Borgosesia, Grignasco, Torino, Vercelli