"Un sindaco borghese non è degno di rappresentare i suoi amministrati"

"Un sindaco borghese non è degno di rappresentare i suoi amministrati" "Un sindaco borghese non è degno di rappresentare i suoi amministrati" E' questa una delle accuse contenute in un decalogo che un "comitato civico di rinnovamento" ha diffuso in paese L'interessato, avv. Gianluigi Colombo, controbatte punto per punto le 10 "imputazioni" • La Giunta adirà le vie legali (Dal nostro inviato speciale) Castelletto Ticino, 6 gen. «Se è me che volevano colpire — dice il sindaco di Castelletto Ticino, avvocato Gianluigi Colombo — hanno sbagliato bersaglio: nel "decalogo accusatorio" di questo preteso "comitato civico di rinnovamento " non ci sono che fandonie. E poi — aggiunge — gran parte delle accuse non toccano l'amministrazione, ma altri enti. Se si voleva creare confusione — conclude — ci sono riusciti». L'avvocato Colombo è convinto che, al di là dei tre firmatari del volantino diffuso a Castelletto domenica mattina, non ci sia nessun comitato civico. Si tratterebbe invece di una iniziativa del tutto personale o quasi. U volantino suona come un proclama: «Castellettesi — dice — con grande rammarico abbiamo il rimorso di non avere presentato la lista civica nelle passate elezioni, infatti i sospetti fondati si sono trasformati in una triste realtà: abusi di potere, malversazioni, interessi privati, sono le accuse che lanciamo all'attuale amministrazione». I firmatari, Giuseppe Piazza, Paolo Z imbone e Carmelo Rapisar da, passano in rassegna con le loro domande, die ci episodi. Incominciano col chiedere che cosa si nasconde dietro l'assunzione quale fon¬ taniere comunale di Dino Cavallazzi. Si sarebbe dimesso da un impiego redditizio per assumere un lavoro che prevede la metà dello stipendio di prima. Perché? «Sono affari del signor Cavallazzi — spiega il sindaco — dopo il pensionamento del fontaniere comunale cercavamo un sostituto. Abbiamo fatto appello soprattutto ai giovani ma, trattandosi di un lavoro un poco ingrato che impegna i giorni festivi, non si è fatto avanti nessuno. Così quando si è offerto Cavallazzi l'abbiamo assunto. Una assunzione provvisoria, per soli tre mesi, convalidata dal comitato regionale di controllo». Ma quelli del comitato non si fermano a questo caso: sostengono che dal 1955 ad oggi, una sola persona è stata assunta con regolare concorso. «E tutti gli altri?» domandano. Colombo, al riguardo, è esplicito: «Sono sindaco da tre anni e in questo periodo sono stati banditi cinque concorsi; l'ultimo, due mesi or sono per un ragioniere. Ventisei sono i nostri dipendenti e tutti assunti regolarmente». Altro capitolo: l'assegnazione di alloggi nelle case popolari. «Ancora non è stato bandito il concorso — dice il volantino — forse qualche amministratore spera di far assegnare gli alloggi a proprio piacimento come in passato?». Il sindaco scuote il capo. «E' una accusa che non ci tocca: è l'Istituto autonomo case popolari, anzi una apposita commissione a capo della quale c'è il presidente del tribunale, avvocato Bertone, a fare le assegnazioni. Per quanto mi risulta, le scelte sono state sempre fatte con scrupolo: degli ultimi otto alloggi, sei sono andati a famiglie di immigrati dal sud con un totale di cinquanta bambini». Anche per l'accusa relativa ai pacchi natalizi Colombo respinge l'addebito. «Non la civica amministrazione ma j VE.ca. che ha quale presidente Franco Baroni, ha provveduto alla confezione e alla distribuzione. Noi — aggiunge — abbiamo organizzato uno spettacolo per bambini come tutti gli anni ed agli intervenuti, nessuno escluso, abbuimo fatto omaggio di dolciumi». Precisa l'assessore alla pubblica istruzione, Valenano Tondini: «Non solo ce n'era per tutti ma ne abbiamo pure avanzati tanto da darne all'asilo infantile». In una delle dieci domande si chiede: «Che fine hanno fatto i fondi della Regione destinati alla ristrutturazione di cose pubbliche?». Spiega il sindaco che per l'asilo nido si stanno spendendo 80 milioni e che solo 65 sono stati dati dalla Regione. Quelli del comitato dicono che l'ospizio dei poveri è abbandonato a se stesso ma Colombo ' ribatte che per q- /:lla benefica istituzione, che ospita una dozzina di anziani, sono stati stanziati lo scorso anno 25 milioni e che adesso è in programma la completa ristrutturazione con una spesa prevista di 100 milioni. Altre accuse riguardano pretesi abusi edilizi, il bilancio comunale, la commissione tasse. «Non mi constano clamorosi abusi in campo edilizio: la apposita commissione fa il proprio dovere e se qualcuno nel costruire non si è attenuto scrupolosamente alla licenza, è stato denunciato. Quanto alle commissioni co manali per le tasse, con la riforma fiscale e l'unificazione dei tributi, si sa che hanno cessato di operare. Per il bi lancio — conclude — faremo come per il passato: quando la giunta l'avrà approntato, sarà presentato prima che in consiglio comunale, in assemblee popolari». L'ultimo interrogativo del decalogo concerne, anche se non lo fa esplicitamente, lo stesso sindaco «non degno di rappresentare i castellettesi, perché borghese». li primo cittadino non nega di avere delle proprietà lasciategli in eredità dal padre, ma ciò non gli impedisce la «milizia socialista». «E' l'avvocato dei] poveri. — dice l'assessore del j psi Tondini — siimato e ben-\ voluto da tutti». La prova la si ha al circolo j operaio dove troviamo il sin-| daco. L'avvocato Colombo è tutto preso in una vociante partita a briscola con i suoij amministrati. L'ambiente è ; modesto e frequentato da tutti gli strati sociali. Con il municipio, è la seconda casa di Colombo. Ieri sera, dopo la diffusione del volantino, si è riunita la giunta: all'unanimità ha deciso di adire le vie legali nei confronti dei firmatari del de calogo accusatorio. Il partito comunista, che con i socialisti condivide le responsabilità al comune di Castelletto, intende promuovere un dibattito pubblico per «fare luce nel polverone» creato dal volantino. Lo stesso pei pare abbia intenzione di deferire ai probiviri per l'espulsione, due dei firmatari del manifesto, Paolo Zimbone e Carmelo Rapisarda, che militano nel partito. - Piero Barbe