II vescovo presenta a tavola la consueta lettera pastorale di Lorenzo Del Boca

II vescovo presenta a tavola la consueta lettera pastorale Abolita l'etichetta ufficiale dell'austerità II vescovo presenta a tavolala consueta lettera pastorale Un fascicolo di ottanta pagine intitolato "L'uomo vivente è la gloria del Signore" • In esso mons. Dal Monte rivolge un invito ai cristiani a partecipare alla vita pubblica e, in questa situazione di "confusione e disorientamento" indica la via della mediazione (Nostro servizio particolare) l Novara. 2 dicembre. All'inizio del nuovo anno liturgico, com'è consuetudine, monsignor Aldo Dal Monte, vescovo di Novara, ha presentato la sua lettera pastorale: «L'uomo vivente è la gloria del Signore». /. , Non lo ha fatto secondo le prescrizioni dell'etichetta ufficiale nell'austerità di un salone di ricevimento, fra arazzi e mobili rococò, ma in un ristorante, attorno a una tavola imbandita dove, fra commensali, si poteva intrecciare la serietà di una discussione impegnata con la frivolezza di un commento per una pietanza. Ed è stato facUe incominciare a parlare del cristiano che deve dare una propria interpretazione della storia. «Marx, Freud e Nietsche — ha detto il vescovo — hanno aperto una spaccatura tra cultura cristiana e la ricerca di un mondo diverso. Hanno spiegato che il futuro dell'uomo è l'uomo e basta. Noi sappiamo invece che c'è dell'altro e che lo dobbiamo costruire, non saltando il problema immediato ma buttandocisi dentro». E si è entrati nel vivo della pastorale. Si tratta di un fascicolo rilegato di Ottanta pagine, diviso in quattro parti: rappresenta «la messa a punto dei problemi della diocesi» e quindi «un riferimento concreto per il mondo cristiano» e «lo strumento di lavoro per gli operatóri pastorali*. Non ci sono troppe concessioni filosofiche né si indulge a «distinguo» di ordine teologico: U discorso del vescovo è rivolto al cristiano cbe è, prima di tutto; un uomo con una serie di problemi da risolvere e di difficoltà da superare. E' una pastorale «piena di concretezza». «Non dimentichiamoci che viviamo in un contesto sociale — ha precisato monsignor Dal Monte — il volere tentare di staccarsi dal mondo è uto pistico oltreché errato. Non bisogna rifiutare o fuggire di fronte alle proprie responsabilità, ma entrare neU'arengo della storia e cominciare a lavorare senza compromessi. Occorre, insomma, impegnarsi: si deve fare politica». Questo invito alla partecipazione alla vita pubblica è U tema sul quale U presule novarese ba sempre insistito. Quattro anni fa, in occasione della sua prima pastorale, monsignor Dal Monte aveva già prospettato l'esigenza di «costruire insieme» una chiesa nuova e, negli anni successivi, aveva ribadito cbe il cristiano non deve rifugiarsi nell'astrattezza, ma essere sensibile ai problemi dell'uomo, al punto che vivere coerentemente U mistero significa tradurlo in pratica: nella scuola, nelle fabbriche, nei consigli di quartiere, in famiglia. Mr come si può' essere cristiani nella società? La domanda non si preoccupa di nascondere un senso politico e di sollecitare una serie di giudizi sui partiti italiani. L'intervento di monsignor Aldo Dal Monte, a questo proposito, era particolarmente atteso perché viene a cadere in- un momento di «confusione e di disorientamento». Dopo le elezioni del giugno scorso che hanno cambiato, tingendo di rosso, i mappali della geografia politica, la Chiesa poteva accettare e, addirittura, favorire U «compromesso» con i comunisti, oppure schierarsi decisamente contro, come ha fatto il cardinale Ugo Poletti, un altro illustre novarese, che si è detto preoccupato per l'avanzata del pei e prospetta l'esigenza di innalzare nuove barricate contro i gruppi marxisti e atei. Il vescovo di Novara ha indicato una terza via, di mediazione. Non c'è «apertura» né scontro frontale: l'impegno del cristiano deve sgan ciarsi, essere indipendente, dalle strategie dei partiti che, tutti, compresa la democrazia cristiana, sono stati aspramente criticati. «La vita democratica — dice il presule — non rispetta talvolta la vera democrazia perché spinge alla partecipazione in modo artificioso e si placa subito dopo avere delegato qualcuno a "fare". Il partito è cupidigia di potere e. pur di arrivarci o di mantenervisi, strumentalizza i problemi umani ai quali invece dovrebbe offrire il proprio servizio». «Il comunismo — ha esem- plificato — è passato attra- verso rilevanti influssi di pensiero che hanno contribuito notevolmente a distinguerlo dalla pura ideologia marxista, ma non ha dato prova di essersi ancora liberato da gravi contraddizioni: al punto che anche i suoi critici più benevoli dubitano della sua capa-cita di ammettere il plurali-smo. La democrazia cristiana ha perduto la sua originalitàcreativa: la destra economica (frutto di dottrine keynesiaAne) intende soltanto sollecita-re al consumismo mentre vor-remmojun uomo che sia al di là della produzione e del puro dato economico». La sfiducia nei partiti italiani non è sfiducia nella politica. «Occorre da parte di tutti un ripensamento — conclu- oe — perché ci sia autentico amore di Servizio, competenza tecnica, esperienza culturale, onestà trasparente nel riflettere i più seri problemi popolari e sincera ispirazione cristiana. Ed allora è possibile, anche da posizioni diverse, contribuire alla crescita reciproca ed essere di vera utilità per una società che cresce». Lorenzo Del Boca Novara. All'incontro per la presentazione della lettera pastorale il vescovo monsignor Dai Monte stringe la mano a Mornese, corrispondente dell'Unità (Foto Giovetti)

Persone citate: Aldo Dal Monte, Dai Monte, Foto Giovetti, Freud, Marx, Ugo Poletti

Luoghi citati: Mornese, Novara