Novara: anno "nero" di Gianfranco Quaglia

Novara: anno "nero" Per un'angosciosa serie di coincidenze Novara: anno "nero" Mai, dal dopoguerra a oggi, delitti e tragedie clamorosi si erano susseguiti con tanta -frequenza - Dall'incendio di Santa Mariav Maggiore al calvario di Cristina Mazzoni, al massacratore di Vercelli (Nostro servizio particolare) Novara, 21 novembre. Questo che si sta per concludere sarà archiviato agi novaresi come l'anno più «nero». Per una serie di coincidenze Novara e la'sua provincia sono balzate alla ribalta delle prime pagine dei giornali di tutta /tòlta. Mai, dall'immediato dopoguerra fino ad oggi, il Novarese era stato teatro di avvenimenti-di cronaca nera clamorosi, tutti concentrati nel breve spazio di pochi mesi, come è avvenuto nel 1975. Nell'ultimo trentennio sono accaduti episodi che hanno avuto grande risonanza (il famoso «delitto del bitter» di Barengo. il giallo di via Rosselli a Novara, dove fu assas- sinata una mondana, il «delit to del cacciavite» per un sorpasso alle porte di Arona,- lo «scandalo» delle laute minorenni) ma' tutti a distanza uno dall'altro. Questa volta invece i fatti hanno incalzato con una continuità impressionante, come sé una specie di maledizione si fosse scatenata sul Novarese. Non hanno lasciato respiro alle forze dell'ordine, alla magistratura, neppure agli stessi lettori. Non servono dati o statistiche per tracciare un quadro, è sufficiente sfogliare i gtornali. A prescindere dalle rapine e dai furti in preoccupante aumento, dalla delinquenza che ormai è definita di «ordinaria amministrazione», ci sono episodi che tornano immediatamente alla memoria di tutti: la morte di 16 persone carbonizzate nell'incendio dell'Hotel «Excelsior» a Santa Maria Maggiore, pochi giorni prima di Pasqua: una tragedia che non ha precedenti nella storia novarese e pochi riscontri in Italia, un fatto sul quale grava ancora il sospetto dell'azione criminosa. Per una fatalità che sfugge alla ragione, tutta la provincut, dalle montagne alla «Bassa», non è stata risparmiata dalla «néra». Il calvario di Cristina Mazzotti, prima della sua orribile fine nella discarica del «Varallino», si è snodato dal Lago Maggiore alle ri saie, dalla prigione di Castelletto ricino al carcere pvrryisorio in un alloggio di Gallio te. Quando, due mesi fa, i novaresi hanno appreso .che alle parte della città di S. Gaudenzio si era organizzata e viveva la banda dei sequestri di persona, sono rimasti allibiti, cosi come ora sono stupefatti di fronte all'arresto di Guido Badini. il «ragionierino per bene» autore della strage di Vercelli. Di fronte a questi episodi la gente cerca giustificazioni. Prima per «Cricrì», poi per il massacro di Vercelli, ai giornali arrivano lettere e telefonate di novaresi-che trovano scusanti e scindono le loro responsabilità, come se si sentissero tormentati da un senso di colpa: «I violenti non sono dei nostri» dicono, oppure «Noi non li conoscevamo». Sono giustificazioni gratuite, forse dettate dall'angoscia e dalla riluttanza verso questa serie di- avvenimenti sconvolgenti. Da più parti si è detto che la «scelta» specifica della provincia di Novara non sempre è dovuta al caso ma alla posizione geografica della zona, che fa parte del triangono industriale caratterizzato dagli squilibri sociali. Al di là di ogni spiegazione psicologica o sociologica rimangono le coincidenze sconcertanti: sembra che ogni fatto truculento, per un motivo o per l'altro, trovi addentellati con il Novarese, come la morte, poche settimane fa, di un noto pregiudicato torinese. Il suo corpo, crivellato a colpi di pistola, fu trovato lungo l'autostrada Torino - Milano, a pochi passi da Novara. Probabilmente se l'incendio dell'Excelsior. la fine di Cristina Mazzotti, il massacro di Guido Badini. fossero accaduti a Milano, Torino, Roma o Nàpoli, avrebbero ' suscitato meno scalpore e meno indignazione. Per Novara, tranquilla città di provincia, invece questi avvenimenti sono così choccanti da relegare in secondo piano altri epidosi di «nera», come la morte-di due fidanzati annegati nel lago d'Orto, o l'avvelenamento di una giovane madre e del suo figliolo in un alloggio di Intra, o l'assassinio di una mondana, Anna De Giorgi, uccisa con due colpi di pistola sui ciglio di un viottolo di campagna. Gianfranco Quaglia

Persone citate: Anna De Giorgi, Cricrì, Cristina Mazzoni, Cristina Mazzotti, Guido Badini, Intra