Confermata la pena alla ragazza che uccise il bimbo appena nato

Confermata la pena alla ragazza che uccise il bimbo appena nato . In corte di appello a Torino l'infanticida di Gattinara Confermata la pena alla ragazza che uccise il bimbo appena nato La corte d'assise di Novara le aveva già inflitto due anni - Altri processi: dieci anni a due detenuti che erano evasi dal carcere di Novara - A Verbania quattro condanne per una rissa (Nostro servizio particolare) Torino, 14 novembre. (ce.) Pena confermata in assise d'appello per Teresa Pelago, la donna di Cosenza condannata per infanticidio a due anni dalla corte d'assise di Novara. Il 25 maggio del '71 fece morire la sua bambina appena nata lasciandola cadere nel gabinetto alla turca dell'alloggio della sorella Caterina, a Gattinara, dove aveva cercato rifugio per sfuggire alla pubblica condanna che il Sud riserva alle ragazze madri. Già in primo grado i giudici popolari avevano valutato la drammatica vicenda della ragazza che quando partorì non aveva ancora 19 anni. Davanti ai giudici della corte d'appello il difensore, avvocato Giuseppe Galante di Vercelli, ha chiesto e ottenuto il beneficio della condizionale, essendo la pena contenuta nei due anni. Teresa Felago che ieri non si è presentata al processo, ha scontato in tutto sei mesi di carcere. Dopo il fatto ha lasciato la casa della sorella. troncando quell'ultimo legame con i parenti che non si sono mai recati a farle visita in carcere. Oggi vive a Bologna, dove fa la cameriera e desidera soltanto dimenticare. Probabilmente è divenuta una donna completamente diversa dalla ragazza sprovveduta che rimase incinta a 18 anni e che dovette fuggire dal paese di Casaluce, in provincia di Caserta, per sottrarsi alla condanna del suo ambiente sociale. Ma anche al nord, in casa della sorella Caterina, a Gattinara, portò con sé pregiudizi del Sud e non confessò la sua maternità. «Forse non si è nemmeno resa conto di quanto le stava accadendo — ha detto ieri ai giudici d'appello il difensore —. Quando partorì perse la testa e il corpicino le sfuggi dalle mani cadendo nella tazza del gabinetto alla turca». Fu necessario rompere il pavimento del gabinetto per estrarre il cadaverino di una neonata, che, come successivamente i periti stabilirono «era nata viva e probabilmente vitale». Oggi al processo, il suo difensore ha chiesto la derubricazione del capo d'accusa da infaticidio a omicidio colposo. La corte d'assise dVppello (presidente Germann) ha confermato la pena inflittale dalla corte d'appello di Novara: due anni di carcere. Novara, 14 novembre. (I. I.) Giuseppe Sansone, 27 anni, nato a Torino, si è congedato stamane dai giudici del tribunale di Novara con una promessa: «Appena capiterà l'occasione evaderò ancora». Giuseppe Sansone doveva rispondere stamane, con Enrico Luidelli, 29 anni, un novarese abitante in viale Giulio Cesare 121, di evasione dal carceie di Novara, rapina, furti e lesioni alla guardia carceraria Corrado Serravalle, 55 anni. GU episodi risalgono al 14 agZsi novembre del 1970 e soltanto i ora il lungo dossier si è chiu- i ., , _ ! so con il processo e la con- jdanna dei due imputati: a 6 anni il Sansone e a 4 anni il Luidelli. A piede libero sono pure comparsi l'appuntato delle guardie carcerarie, Corrado Serra valle, e la guardia Luigi Fosco, 50 anni, per rispondere ! di evasione colposa: entrambi i sono stati condannati ad una I pena pecuniaria. Il 14 novembre di 5 anni fa ' i due, che si trovavano rin-'. chiusi nel vecchio carcere no-I varese di piazza Martiri, dopo ; essersi impossessati di un col- itello aggredirono le due guar¬ die <il Serravalle fu colpito da 20 coltellate), riuscendo a raggiungere così l'uscita Appena sbucati in piazza i Martiri bloccarono un'auto, alla cui guida si trovava l'a-j gricoltore Michelino Omodei Zorini. Minacciandolo con lo ■ stesso coltello ancora insanguinato lo costringevano ad abbandonare la macchina sulla quale iniziavano la loro rocambolesca fuga. Verbania. 14 novembre la. c.) Quattro condanne e quattro assoluzioni sono state emesse dal tribunale di Verbania al termine di un'udienza, che vedeva imputati di rissa, ingiuria, oltraggio e lesioni, sei componenti dello stesso nucleo familiare, indicati tutti come simpatizzanti di estrema destra, e due giovani, militanti, all'epoca della rissa, al Movimento studentesco. L'episodio risale al 26 giugno '69. .Gian Maria Ottolini e Giuseppe Buffoni (allora studenti universitari) erano stati picchiati in - un vicolo della parte vecchia di Intra dai componenti la famiglia Avoho: Antonio, 42 anni, il fratello Giovanni, 51 anni, la moglie di quest'ultimo. Virginia La Marca, di 46, e i figli della coppia, Mario, Clemente e Vincenzo, rispettivamente di 31,28, 25 anni, tutti nativi di Caserta e allora abitanti a Verbania La sentenza: quattro mesi di reclusione coi benefici di legge a Giovanni, Vincenzo, Clemente Avolio e a Virginia La Marca; assolti per insufficienza di prove Antonie e Ma j „„ Avoiio; prosciolti, tutti, j per amnistia. Gattinara. Teresa Felago nel- l'aula della corte d'assise