In Provincia la crisi è aperta Tutto da rifare per la giunta

In Provincia la crisi è aperta Tutto da rifare per la giunta Ieri ci sono state le dimissioni ufficiali In Provincia la crisi è aperta Tutto da rifare per la giunta La formula de, psdi e pri è fallita a due mesi dalla costituzione - Quali prospettive? - Trattative fra le segreterie politiche mentre incombe l'ombra del commissario (Dal nostro corrispondente) Novara, 30 settembre. L'amministrazione provinciale è in crisi: la Giunta, due j mesi appena dopo la sua costituzione, si è dimessa. L'annuncio lo ha dato stamani in apertura dei lavori del consiglio provinciale il presidente, senatore Lucio Benaglia. Una decisione largamente scontata dopo che era venuto meno l'apporto del consigliere repubblicano, passato all'opposizione e il ritiro dei quattro consiglieri socialisti il cui appoggio alla Giunta ne garantiva la sopravvivenza. I risultati del voto del 15 giugno (10 de; 10 pei: 4 psi; 3 psdi; 1 pri; 1 pli e 1 msi) non consentivano alternative alla vecchia formula del centro-sinistra. Le trattative, laboriosissime, avevano portato ad una soluzione di compromesso; in Giunta sarebbero entrati democristiani, socialdemocratici e il repubblicano (che potevano disporre di 14 voti) mentre i socialisti si sarebbero collocati in una posizione d'attesa assicurando, comunque, il loro appoggio. Ciò in attesa del congresso del psi che avrebbe anche potuto decidere il ritorno al centro-sinistra organico. In questo ca» so, come più volte ripetuto, i democristiani sarebbero stati disposti a cedere ad un socialista la poltrona di presidente della Provincia. -x ! Le cose, però, si sono subi- : to messe male: eletto il sena- ' tore Benaglia d'incompatibilità con la carica parlamentare l'avrebbe comunque costretto a dimettersi entro sei mesi) si è avuta la sorpresa della mancata nòmina ad assessore del repubblicano Riccardo Gramegna. Tre franchi tiratori hanno fatto mancare il numero necessario di voti per la sua ettaione e allorché dopo otto giorni la votazione si è ripetuta con esito favorevole,- Gramegna non ha più accettato. Convinto che quello dei franchi tiratori fosse già una avvisaglia di «scollamento» è passato all'opposizione. Poiché una delle condizioni del loro appoggio esterno alla Giunta era la presenza dei repubblicani, i socialisti lù hanno ritirato. • --' La crisi era a questo punto aperta ma il consiglio ha deciso di «ibernare» la Giunta dovendo essa provvedere alla organizzazione della conferenza sulla situazione economica ed occupazionale nel Novarese. In teoria il «governo» avrebbe anche potuto rimanere in carica sino al voto sul bilancio, un appuntamento che avrebbe sanzionato, appunto, con il voto la caduta. I comunisti (e non soltanto loro per la verità) hanno ritenuto l'attesa una inutile perdita di tempo ed hanno chiesto le dimissioni immediate. La decisione della Giunta, assunta stamani, poco prima che si riunisse il consiglio, è stata preceduta da una serie di incontri a livello di segreterie provinciali di tutti i partiti dell'arco costituzionale. Socialisti e comunisti proponevano l'elaborazione di un programma pohtico-amministrativo comune. A gestirlo sarebbero poi stati quei partiti che il programma avrebbero fatto proprio, senza preclusioni. In altre parole un governo assembleare con la partecipazione del pei. Democristiani e socialdemocratici, d'accordo sulla elaborazione comune del programma, si sono detti contrari aU'apphcazione della seconda fase. Stamani', dopo l'annuncio di Benaglia, ci sono state le dichiarazioni dei capi gruppo. «Èra ora che vi decideste — ha detto il comunista Muratore— di tempo se ne è perso sin troppo». Per il socialista Marzocco «si è trattato di un atto positivo che permetterà di riprendere il discorso con un confronto di tutte le forze politiche dell'arco costituzionale». Giordano (de) ha ammonito «Non vorrei che ci si rammaricasse domani della decisione di oggi». L'allusione alle difficoltà di soluzione della crisi è evidente: democristiani e socialdemocratici non vogliono saperne di amministrare insieme ai comunisti e a meno di un ripensamento del psi non si intravedono vie d'uscita. «Tutt'al più— si commentava nei corridoi di Palazzo'Natta — i comunisti potranno dare vitacon i socialisti e il repubblica-no ad una giunta di minoran-za (15 seggi) che rimarrà invita sino al voto sul bilancio». Sulla Provincia, cosi come tra qualche giorno sul Comune capoluogo, incombe, perciò, l'ombra del commissario. Nonostante le dimissioni della Giunta i lavori del consiglio sono proseguiti regolarmente. E' stato osservato dapprima un minuto di silenzio per onorare le memoria dei 5 fucilati di Spagna ed è stato poi dibattuto, sulla scorta dei risultati della conferenza di sabato scorso, il problema della crisi economica ed occupazionale. Ha fatto una lunga relazione l'assessore alla Programmazione, Brustia, il quale ha messo in rilievo dati significativi sulla attuale situazione in provincia di Novara. Negli ultimi dieci anni, per esempio, sono stati persi 10 mila 500 posti di lavoro; i giovani sotto i 21 anni, in cerca di prima occupazione, sono quasi 1400. «Sul piano generale — ha detto Brustia — si deve affermare una scelta di interventi e concentrare l'azione su problemi strutturali». Nel dibattito che è seguito, sono intervenuti: i comunisti Maierna, Calletti e Maudih; il de .Cassietti, il socialista Pa rocchini, il repubblicano Gra Piero Barbe Novara. Il capogruppo comunista Rosario Muratore e il presidente dimissionario della Provincia, sen. Benaglia

Luoghi citati: Novara, Spagna