Con il gioco dell'oca Mortara ritrova lo spirito del Medioevo

Con il gioco dell'oca Mortara ritrova lo spirito del Medioevo In una baraonda di cavalieri, dame, arcieri, majorettes e palmipedi Con il gioco dell'oca Mortara ritrova lo spirito del Medioevo Il Palio ha risvegliato l'antagonismo delle sei contrade che si sono sfidate allo stadio - Lo stendardo vinto dal rione San Cassiano - Nel corteo cinquecentesco, al seguito di Ludovico il Moro, il folclore delle antiche corporazioni mercantili - Una pittoresca sagra paesana legata alla produzione caratteristica dei salami (Dal nostro inviato speciale) Mortara, 29 settembre. Le oche del Campidoglio cattate nella storia per i loro bellicosi schiamazzi fanno scuola: quelle di Mortara, palmipedi di campagna buoni per salami e copripiedi di piume, cercano fama nella gastronomia e nel folclore regionale. Ieri le oche sono state le protagoniste della sagra della città che le ha inserite in una coreografia medioevale, mescolandole con capitani di ventura, castellane, paggi e arcieri, falconieri e menestrelli, sbandieratori. tromboni, majorettes e poeti dialettali in una disinvolta contaminazione tra antico e moderno. Lo spettacolo suggestivo, che regge bene il confronto con altre rievocazioni storiche di più consistente tradizione, ha richiamato centinaia di spettatori. , In Lomellina, terra da riso e da colture agricole, l'oca è nell'album dei ricordi di ogni famiglia. Sul finire del secolo scorso per i contadini rappresentava l'unica ricchezza: i «quartini» conservati nelle olle of-jrivano il piatto grasso di Natale, mentre le piume servivano per il materasso che le ragazze si portavano in dote. Oggi di questa culinaria da poveri è rimasta la specialità del salame, che i mortaresi hanno saputo valorizzare al punto da farne un capitolo valido della economia della zona. L'iscrizione ufficiale del salame di Mortara nel dizionario gastronomico europeo avvenne nel 1913. quando Dante Orlandini con il suo sausisson d'oie prese il diploma d'onore alla seconda Exposition Internationale d'economie ménagère a Parigi. La scoperta di quel documento, gelosamente custodito dagli eredi, nove anni fa suggerì a Ermanno Lesca, attore, regista, poeta, uno di quei Mida dei tempi nòstri che tutto ciò che toccano trasformano in .pubblicità, l'idea di imbastire a maggior gloria del salame, una favola folcloristica d'altri tempi che, come spesso Capita, finisce per confondersi con il passato storico. C'è a Mortara, un tempo affondata in fitti boschi, ricordo di una palazzina di caccia di Ludovico il Moro (che la tenne in feudo con il titolo di conte dal 1467 al 14S9). Un ottimo spunto per far rivivere i costumi di corte del Cinquecento e svegliare la rivalità tra le contrade del borgo attorno a un pubblico «gioco dell'oca» nel prato dello stadio. . La trovata entusiasmò tut¬ ti, primi i commercianti, ma anche gli amministratori comunali e gli operatori turistici L'ottobre per i mortaresi è un mese d'oro: nel circondario si raccoglie U riso, in città si gioca tutti guanti all'oca: dal sindaco geòmetra Giuseppe Abba, un giovane dirigente comunista con vistosi baffi spioventi alla cinese, al presidente dei commercianti Mario Bottelli con il segretario Egidio Ponza, al segretario generale della Camera di commercio Luigi Ruffino. Il «corteo» in costume delle contrade di cui alcune dai nómi storiar Offre l'occasione per invogliare anche i fo restieri a una visita ai monumenti. Per esempio alla millenaria Pieve di Sant'Albino d'Angers, una delle opere più insigni della Lombardia, rifatta da Carlo Magno a uso sepolcreto'dopò la battaglia dei longobardi nel 723. La chiesa, non troppo conosciuta in Italia, gode invece in ■ Francia di larga popolarità, tanto che è citata nei testi scolastici. Un altro monumento legato alla rievocazione medioevale è il duomo gotico di San Lorenzo in concio decorato, disegnato dall'architetto Bartolino di Novara. La sagra offre qn-"; che la possibilità di rispolve- ■ rare i ricordi di storia nata- ) rale alla Mostra dei palmipedi allestita davanti al teatro ottocentesco dove si possono ammirare oche, oconi ochette e anitre di ogni colore e dimensione, dalle vellutate oche bianche padovane, ai cignoidi, alle oche di Tolosa, del Nilo, del Reno, provenienti dagli allevamenti di Cilavegna e Nicorvo e Zeme. Duemilacinquecento lire al chilo vive, come a dire diecimila lire l'uno, che salgono a 40-50 mila se sono maschi riproduttori. E nella pianura verde della periferia, orlata di salici e di pioppi attraversata da canali e ruscelli per merito del rione delle Braide che ricorda un antico mulino alimentato da una roggia, aleggia U ricordo di quell'ingegner Leonardo da Vinci che dal 1443 al 1494 nell'agro lomellina costruiva palazzi e dipingeva tele, ma prosciugava anche le paludi. Per il Palio sono scesi in campo sei rioni. Al seguito di Ludovico U Moro, impersonato dallo studente di medicina Maurizio Vidale e di Beatrice d'Este (Marilisa Furlan) con il giullare (Qino Rizzato), il quartiere del Moro (castellana Teresa Domeneghetti e capitano Angelo Savie). Sapt'Albino (Paola Medaglia e Lu- ! uciano Pane), Dello Sraide (Miriam Cervo e Pierangelo Borione) San Dionigi (Maria Cristina Petrelli e Pierluigi Gallina con il cardinale Alessio Sforza impersonato dal litografo vigevanese Piero Zeme), Torre (Giancarlo e Ileana Bocchello, marito e moglie, con i quali sfilava anche Enrica Vergani nei panni di Isabella d'Aragona), San Cassiano (Edvige Fiocca e Bruno Modino). Per questa sesta edizione del palio gli attori si sono moltiplicati, ogni quartiere ha infatti fatto rivivere un'antica corporazione e la processione è stata arricchita da comitive di maestri fornai, vinai, cacciatori, orafi, pescatori a cui si sono ag¬ giunti i suonatori di chiarine e tamburi del carroccio di Legnano. Un'allegra baraonda che per un'intera giornata ha trasformato, il volto del tranquillo borgo. - Il carosello si è svolto allo stadio dove, davanti alla turrita parete di un castello, era stato disegnato un grande gioco dell'oca su cui le pedine con i colóri delle contrade avanzavano o retrocedevano a seconda dei tiri al bersaglio degli arcieri. Il tut¬ to animato con penitenze, sfide, esibizioni di sbandieratori, giostre, corse con - le oche, incitamenti e fischi del pubblico che gremiva le tribune come'per un incóntro di calcio. Alla fine nella casella-numero cinquanta, quella che dava diritto al Palio, è arrivata la pedina biancoverde di San Cassiano che per la quinta volta ha confermato la sua fama di invincibile Vittoria Sìncero Mortara. Allo stadio gremito come per una partita di calcio il gioco dell'oca in costume medioevale, in primo piano Ludovico il Moro (Maurizio Vidale) e Beatrice d'Este (Marilisa Furlan) assistono allo.spettacolo dalia tribuna trasformata in castello (Foto «La Stampa» - Operatore Bosio) Mortara. Penitenza durante il gioco dell'oca:, cavaliere e « pedina » della contrada finiti in una casella proibita devono correre portando il palmipede in carriola Mortara. II macellaio Gioacchino, Pai estro cuoce l'oca nel suo stand all'aperto per la sagra folclorisdco-gastronomica