Ritornano a Serravalle le "rondini,, che partirono per cercare la fortuna

Ritornano a Serravalle le "rondini,, che partirono per cercare la fortuna Per un giorno si ritrovano gli emigranti che lasciarono la Valsesia Ritornano a Serravalle le "rondini,,che partirono per cercare la fortuna Parecchi arrivano da tutta Europa, persino dall'Africa e dalle Americhe - Sono ex falegnami, meccanici, carpentieri, cartai che hanno realizzato complessi industriali - La festa viene organizzata una volta all'anno per rinsaldare vecchie amicizie (Nostro servizio particolare) Serravalle Sesia, 9 sett. Gli emigrati di lusso vengo-1 no da Serravalle. Sono stati; trapiantati nelle metropoli; del mondo, hanno fatto fortuna continuando il lavoro ereditato dai genitori ma hanno mantenuto vivi i rapporti che ì li legano alla loro terra di ori- : gine. A Serravalle, piccolo angolo ; di Valsessera, famoso per la ! cartiera italiana, la sua storia ; medievale ed i poeti che «crescono come funghi», li chia-. mano «le rondini». E, come le rondini, tornano . al loro paese una volta l'anno. • Lasciano i loro £ffari e si ri- ] trovano tutti quanti insieme nella piazzetta della cittadina. Ogni volta ci sono nuovi ricordi da spolverare, qualche confidenza da scambiare con l'amico di infanzia che poi i casi della vita hanno portato lontano e si parla di Serravalle che. di anno in anno, appare loro più bella ed accogliente. Arrivano dappertutto: dalle città più vicine e da quelle lontane. Roberto Biglia, rappresentante di vini a Novara, non ha fatto molta strada e neppure Vittorio Crivelli, 70 anni, che, dopo essere statò a lavorare alle cartiere Subiaco di Roma, si è fermato a Grignasco, a pochi chilometri in linea d'aria dalla «sua» Serravalle. Quella dei valsesia ni nel mondo è stata una vera e propria invasione: «La nostra cartiera era una autentica scuola per giovani tecnici —spiega Ferruccio Mazzone, presidente del comitato delle "rondini" — dopo un periodo più o meno lungo di apprendistato venivano mandati -ad impiantare nuovi centri industriali». In ogni complesso cartario del mondo, si dice con una punta di orgoglio, c'è un serravallese che, fra i contrafforti del Monte Rosa, ha imparato tutti i segreti per trasformare gli stracci in mastodontici rotoli di carta o per lavorare la filigrana per la zecca della Banca d'Italia. Enrico Croso, ragioniere con due figli, è finito in America a dirigere una industria, Renato Della Negra è a San Paolo, in Brasile, mentre Fulvio Cena, ingegnere, si è stabilito a Parigi. Il «decapo» dei cartai è comunque Carlo Felice Mazzone, «Cafemaz» in arte, tanto innamorato delle opere di Pirandello e di Bracco, da mettere in piedi negli Anni Venti una intera compagnia teatrale composta da mi centinaio di persone fra attori e comparse. «Avevo 24 anni, — racconta — si recitava "L'uomo con il fiore in bocca". Ancora oggi, fra amici, mi chiedono di recitare gualche brano ed io lo faccio volentieri perché, età a parte, mi sembra di ringiovanire». Ancora arzillo nonostante il ciuffo di capelli bianchi che tradiscono i 74 anni compiuti Felice Mazzone ha conservato un animo da poeta, n suo passatempo è quello di "ibridare" le rose, tentare cioè di creare una nuova qualità di fiori soffiando il polline di una varietà sulla rosa di un'altra specie. «Non ho mai avuto grossi risultati — conviene — ma con la frutta, selezionando le gemme, ho fatto nascere la "pesca Camillo", bella, rossa e che dura, nel cesto, anche una settimana». Patria della carta, a Serravalle non ci sono soltanto cartai. C'erano i migliori artigiani della Valsesia. falegnami, meccanici, carpentieri che andavano all'estero e ritornavano in paese soltanto in autunno per la vendemmia e per i lavori della cantina. Enos Tamone ha impiantato un negozio di alimentari a Vercelli, Celso Del Vecchio da Vintebbio, una frazioncina di Serravalle, è finito in Svizzera dove cura l'importazione di frutta; Ridor Milanone, arbitro di calcio e vice presidente provinciale del Coni, dirige una fabbrichetta che costruisce macchine per la tessitura e la cardatura della lana nel Biellese. Fra le «rondini» c'è Gerardo Serravalle, un colonnello che dirige la ll4.ma Fanteria Udine e che partirà nei prossimi mesi per il Cairo come delegato militare al Consolato. C'è Jean Svetonio che è diventato il re dell'edilizia di Lione e Franco De Marchi che, da milano, ha una rappresentanza di elettrodomestici e riesce ad alternare, i suoi impegni di lavoro con l'hobby di giocatore di bocce di cui è campione provinciale. Prossimamente parteciperà addirittura ai campionati italiani a Ferrara. «Non erano certo bei tempi quando si emigrava in altri Paesi — spiegano — quando qualche tempesta ci rovinava il raccolto o quando le industrie, in crisi, erano costrette a limitare la manodopera, si partiva in cerca di fortuna». Alla spicciolata o a gruppi fi¬ nivano oltre Oceano, in Africa o in America, oppure si fermavano nelle grosse città oltre Alpe. A Parigi Enrico Francia ha messo in piedi un mastodontico albergo, Giovanni Avondo, oggi pensionato di 74 anni, è stato U più famoso «pente» (gessatole) di Lione. Fausto Martinoglio, 59 anni, a Genova, ha costruito una fàbbrica di giocattoli. Luigi Travaioni a San Paolo è rappresentante di vino, Eselda Foglizzo in Brasile ci è andato soltanto per sposar¬ si. Dopo essere stato a Bengasi, in Libia, per la Montedison. Ennio Zacchetti, 31 anni, della frazione Piane, è finito in Arabia Saudita: prima Daran sul Golfo Persico, poi a Riat. Lavora con una impresa che traccia delle strade fra le dune del deserto. Ma probabilmente presto finirà con l'impresa in Nigeria per costruire un porto. Tutti attendevano la «rondine d'oro» Giovanni Rava, ragioniere, commendatore, di Novara, che ha istituito un fondo di dieci milioni per premiare gli studenti meritevoli del Comune (questa volta la borsa di studio è toccata a Giovanni Valzer e all'universitario Claudio Sela) ed una trentina di milioni per il fondo «Casa di riposo»: non è arrivato per motivi di salute. Ha mandato un telegramma di scuse. Lorenzo Del Boca Jean Svetonio, costruttore edile di Lione (a sinistra) con Ettore Bondoni, macellaio Serravalle Sesia. Da sinistra: Renato Della Negra, Luigi Travaglini con la moglie che arrivano dal Brasile; padre Zacquin, missionario nel Mato Crosso; Roberto Biglia, rappresentante di vini a Novara; l'ing. Fulvio Cena di Parigi; il presidente Ferruccio Mazzone, organizzatore dell'iniziativa e {'«arabo» Ennio Zacchetti, emigrato nel Golfo Persico