Centinaia di novaresi davanti alla questura hanno assalito il cellulare degli arrestati

Centinaia di novaresi davanti alla questura hanno assalito il cellulare degli arrestati Pietà per «Cricrì», vittima di un delitto che sfugge a ogni logica umana Centinaia di novaresi davanti alla questura hanno assalito il cellulare degli arrestati Ammaccata la carrozzeria; pugni e insulti contro due degli accusati - Pellegrinaggio continuo a Castelletto per vedere la cella sotterranea: « la più terrificante » nella lunga storia dei sequestri - Nel condominio di Galliate quasi tutti gli inquilini erano in ferie quando avvenne il trasferimento . Si cerca un certo Albino che scrisse allo Gnemmi parlandogli dei «200 milioni vìnti al Lotto» - La tragica discarica del Varallino cela altri cadaveri? (Nostro servizio particolare) Galliate, 4 settembre. Quella stessa gente che, sgomenta di fronte alla crudeltà dei carcerieri di Cristina Mazzotti, ha gettato un fiore sulla tomba tra i rifiuti di «Cricri», si è ammassata davanti al palazzzo della questura quando gU agenti hanno caricato sulle auto le persone arrestate per accompagnarle In carcere. Erano ih mille, non appena Giuliano Angelini, manette ai polsi, il viso emaciato per i lunghi interrogatori, è apparso sulla soglia, sono esplosi urlandogli contro Ingiurie e imprecazioni. n cordone dei poliziotti ha evitato il linciaggio: la rabbia del novaresi, mal repressa per giorni, si è sfogata sulla car romei ia del cellulare. Giuseppe Milan e Vittorio Carpino sono stati raggiunti dai pugni della folla assiepata attorno alle auto della polizia. E' come se 1 novaresi fossero stato toccati sul vivo dalla tragicità della vicenda, fin da quando, lunedi, a notte fonda, ai è diffusa la notizia che in un immondezzaio alla periferia di Galliate era stata trovata te salma di Cristina, sfigurata dagli acidi caustici che vengono scaricati ógni giorno fra i rifiuti e dai morsi dei topi che infestano la zona. «Cricri» Massetti è entrata itupio» vlsanteute net cuore dei novaresi, la ragazza che la aveva conosciuto sol- tanto attraverso le foto sorridenti public»te sui giornali, è divantata una di loro. Da tre giorni non si parla d'altro: con orrore la gente dei bar commenta le ultime notizie, Io svolgersi delle indagini e nei discorsi si avverte un senso di mestizia e di profonda pietà. «Siamo sbigottiti — dicono —. non è il delitto in se stesso che im- pressiona, è la vigliaccheria dei carcerieri di Cristina. Se la sono presi con una ragazza che aveva voglia di vivere, l'hanno segregata in una cella dove non le era neppure possibile respirare, poi hanno avuto il coraggio di chiedere il riscatto, di ucciderla e di gettarla in una discarica pubblica, fra sporcizie, cartacce, rottami abbandonati e mucchi di immondizia fradicia. Per coprirla soltanto un cencio spugnoso». NegU occhi della gente si legge l'orrore per un delitto che sfugge alle regole di ogni logica: per Cristina c'è un immenso dolore che, come sotto h» spinta di una pietà che cerca un ultimo rispetto, ha preso il posto ai sentimenti di vendetta. Alte periferia di Galliate, suite strada asfaltata che dal Ls^^^riji.deL «.V^tralhnc^aci lcoirtr^gna'"flho"àr ristorante «Sette Fontane» e che costeggia la discarica pubblica c'è un continuo andirivieni di gente. Sono giovani che hanno la stessa età di Cristina, operai che non hanno saputo resistere all'impulso di vedere personalmente il luogo dove la ragazza è stata sepolta, madri che si affacciano sul cratere della profonda voragine! maleodorante e si stringono il | volto con le mani, bambini che piangono, vecchi che buttano fiori. La vicenda ha colpito un po' tutti. Le notizie si accavallano, rimbalzano da Castelletto a Galliate, da Como e dalla Calabria dove polizia e carabinieri stanno lavorando per assicurare alla giustizia gli ultimi latitanti. Si scoprono particolari che fanno rabbrividire, che mettono a nudo la sconcertante barbarla dei carcerieri di Cristina. Saltano fuori manciate di milioni che sono serviti per prezzolare gente che ha pre stato servigi alla banda o denaro carpito da speculatori e da sciacalli. Commentando si formulano delle ipotesi ma soprattutto si parla delle quattro persone arrestate nel Novarese dov'erano conosciute. «Erano dei poco di buono — si dice — anche le due dorme avevano degli atteggiamenti tanto ambigui da lasciare forti dubbi sulla loro attività. A Castelletto Ticino la gente si ferma ancora davanti alla cascina «Padreterno, scruta fra le maghe della rete me fallica, cerca di spingere lo sguardo fin sulla soglia di casa dove si apriva la cellette che-ha tenuto prigioniera Cristina fino al 27 luglio. Un buco: lungo due metri e mezzo, largo un paio di metri. «Aveva aria sufficiente per respirare con mezzo polmone —dicono gli inquirenti —. In tutti i ^equestri, e di questi tempi ce ne sono tanti, è la cella più terrificante che ab- biamo visto». Nel cortile svolazzano le piume del cuscino che la pohzia ha disfatto per trovarci, dentro, banconote del riscatto per novanta milioni. Guglielmo Angelini, geometra che si spacciava per laureando in Architettura, allevatore di lumache, spaccone, bevitore di litri di ^nrhisfey che si faceva servire al. bar a bottiglie intere, ha costruito la prigione con le proprie mani dopo avere affittato, sei mesi fa la cascinetta. Con l'amante \ Loredana Petroncini, una : donna fredda e spietata, che \ presentava come sua moglie, ha tenuto segregata la ragaz za per quasi un mese. inquirenti non possono > se «Cricri» è stata impri- gionata in qualche altra cella ì prima di finire a Castelletto ; ma cambia poco. Soltanto a i fine luglio la banda dei seque- stri deve avere deciso di portarla- via. «An geli ni si è preoccupato di non lasciare indietro delle tracce — dice Resella Menghini, titolare di un bar a cento metri dalla cascina "Padreterno" —, ha coperto il buco con detriti lasciando dentro, il pagliericcio con la catenina della ragazza, ci ha fatto sopra una massicciata di cemento, poi ha chiamato i muratori per farci anche uri pavimento». Cristina stava male: doveva essere portata all'aperto, altrimenti rischiava di morire soffocata e bisognava somministrarle medicine per curarla. E la banda ha trovato modo di farla ospitare nell'appartamento spoglio al numero 36 di corso Ticino di Luigi Gnemmi e di Rosa Cristiano, altra coppia di pregiudicati, figure insignificanti ..senza colore. In casa loro la ragazza, imbottita di calmanti e di sonniferi che le somministravano per tenerla tranquilla, sarebbe vissuta in coma prima che uno sbaglio di dose di tranquillanti la uccidesse. La gente è però convinta che sia stata uccisa freddamente per non lasciarsi indieItro. una testimone pericolosa. fÉ c'5'cnl'àvanza l'ipotesi, agghiacciante, che Cristina sia stata innata nella fossa dell'immondizia ancora in vita. Sono stati trovatisull'auto dello Gnemmi medicinali che devono essere serviti per impedire che la ragazza tossisse Il Bellinari , in carcere in Svizzera, invece, parla di quattro pastiglie di veleno che l'Angelini avrebbe somministrato, a sua insaputa, a Cristina moribonda: il colpo di grazia. C'è una lettera di un fantomatico «Albino» che si sta cercando, il quale scrive al Gnemmi dicendo: «Da quando hai vinto quei 200 milioni al Lotto non ti fai più vedere». Uno scherzo o un'allusione precisa, per richiamare, magari, il rispetto di certi accordi? E come interpretare la frase del Ballinari che confessa: «Abbaiamo portato Cristina a spalla nelTimmondezzaio perché Angelini mi ha detto che era un posto sicuro dal] momento ohe ci aveva già buttato un'altra persona che non era più venuta alla luce»? e' un'ipotesi che aggiunge terrore e dramma alla tragedia, aia è una eventualità da non scartare: Si Insinua il terribile dubbio che la discarica pubblica di Galliate nasconda altri cadaveri, forse qualcuno dògli altri sequestrati che non sono più ritornati a casa. «Scaviamo — sollecita la gente —, andiamo a dragare tutta quanta la fogna, fino in fondo; se ci sono altri corpi devono saltare fuori». E gli inquirenti, come diciamo negli altri avvisi, questa piste la stanno battendo. De Micheli era datore di lavoro di Giuseppe Milan, autista della banda sequestri, e Saronno, Riboli, Stucchi sono stati rapiti in condizioni troppo analoghe a quelle di cristi! na Mazzotti perché non si presti credito alle parole di Bellinari. Inoltre Galliate è un cuscinétto naturale fra la Lombardia e il Novarese: sufficientemente decentrata per garantire la tranquillità necessaria a bande di fuorilegge e, nello stesso tempo, a due passi dalle grosse città. Si è all'inizio e tutto è possibile: anche che la discarica di Galliate sia un cimitero dell'Anonima sequestri. Lorenzo Del Boca Novara. Folla davanti alla questura dove vengono interrogati gii indiziati. Accanto a Galliate la stanza dove Cristina stava morendo intontita dai barbiturici e dalle medicine che le erano stati somministrati di continuo, quando i carabinieri fecero un sopralluogo nell'alloggio (f. La Stampa - Pellegrino) Lucia Ferrari, vicina dì casa di Luigi Gnemmi (Tel.) I \ \ Mario libertini, l'avvocato aronese che dovrebbe difendere d'ufficio Angelini