Scavavano in silenzio poi un grido: "E' qui "

Scavavano in silenzio poi un grido: "E' qui " La drammatica scoperta della salma Scavavano in silenzio poi un grido: "E' qui " (Dal nostro inviato speciale) Galliate, 2 settembre. Quella che doveva essere la tomba segreta di Cristina Mazzotti è una vecchia cava di ghiaia abbandonata, nella brughiera del Ticino, trasformata in un deposito di rifiuti. Un luogo tetro e maleodorante a quattro chilometri da Galliate facilmente accessibile attraverso la strada del «Varallino» o quella delle « Sette Fontane ». L'abitazione più vicina è « Villa Fortuna », una costruzione a 50Q metri dalla cava che ha un po' del cascinale e dove dimorava sino al novembre dello .scorso anno, Giuliano Angelini con la sua aliente. Loredana PetroncinL Ad una certa distanza sorgono capanni di caccia perché questa brughiera è una grande «bandita». La strada di giorno è « battuta» da qualche autocarro che scari¬ ca immondizie, nella buona stagione dai gitanti che si spostano da un punto all'altro della valle del Ticino. Di notte il paesaggio è spettrale: nessuno o quasi vi si avventura. E' qui che all'incirca un mese fa i carcerieri della studentessa brianzola diciottenne si sono disfatti della salma: una spinta giù in fondo a quella specie di cratere profondo una ventina di metri e poi sul corpo inanimato una frana di rifiuti. Una sepoltura raccapricciante, fatta da uomini dal cuore di pietra, quasi con sadismo, come sadici pare suino stati con lei quando la ragazza era ancora in vita. Se non fosse stato per la confessioni di Libero Bellinari i miseri resti della ragazza non sarebbero mai stati più ritrovati. Che Cristina fosse morta gli inquirenti già lo pensavano da qualche giorno ma la salma la cercavano nei pressi di Castelletto Ticino dove la giovane era stata tenute prigioniera per quasi un mese. Ancora ieri i sommozzatori della polizia giunti dalla Spezia avevano ispezionato proprio a Castelletto un'altra cava colma d'acqua. E' stato poco dopo le 20, appena ultimata anche questa vana ricerca, che è giunta a Novara a notizia della confessione del Bellinari. Polizia e carabinieri sono subito accorsi al «Varallino» ma lungo la strada asfaltata che porta alle «Sette Fontane» le cave abbandonate e trasformate n depositi di rifiuti sono due. Sono entrambe al cèntro di una radura, ma mentre la prima ha più ampio respiro e al margine degli ultimi rifiuti incendùxti si alza una densa colonna di fumo, l'altra appare più tetra: gli scarichi sono di altra natura, il cratere è circondato da una fitta vegetazione, il fondo nero è melmoso. Si è atteso a lungo l'arrivo degli uomini della Criminalpoi e del delegato della polizia svizzera che aveva raccolto la confessione del Bellinari in possesso di una piantina della cava e del punto preciso della sepoltura. Erano le 22 e alla luce delle torce la cartina è stata rapidamente consultata. « Non è questa la cava — ha detto il maresciallo dei carabinieri di Galliate che corlosce il posto — ma quella cento metri più avanti, sulla destra ». Non appena sul posto non si sono avuti dubbi: la « pianta» indicava al margine destro del cratere una vecchia carrozzina per bambini abbandonata che è stata rapidamente localizzata dagli uomini calatisi sul fondo. Su, in cima, il funzionario che aveva in mano la cartina ha gridato: « Contate dieci passi a sinistra dalla carrozzina e cercate li ». Si è preso a smuovere i rifiuti dapprima con un bastone poi usando pala e piccone olla luce delle fotoelettriche dei vigili del fuoco nel frattempo chiamati nella brughiera. Dopo appena mezz'ora. orido: « è qui ». Era affiorata la mano sinistra della studentessa e da quel momento, in un silenzio di tomba si è preso a scavare con estrema lentezza sino tr.ra salma. Piero Barbe un a scoprire l'in- l| yM Castelletto Tirino. Sopralluogo nella cascina in cui è stata tenuta prigioniera Cristina: sono stati trovati altri novanta milioni provenienti dal riscatto pagato (foto «La Stampa»)

Persone citate: Castelletto, Cristina Mazzotti, Giuliano Angelini, Piero Barbe

Luoghi citati: Galliate, Novara