Gli amministratori della Valsesia accusati di voler fare "scempio" di una zona unica

Gli amministratori della Valsesia accusati di voler fare "scempio" di una zona unica Il Fondo mondiale per la natura chiede di bloccare il "piano di sviluppo 99 Gli amministratori della Valsesia accusati di voler fare "scempio" di una zona unica Nel progetto, approvato da 28 Comuni, si prevede la valorizzazione turistica delle piccole valli, la creazione di un parco etnografico, centri sciistici e molte strade, tra cui l'Alagna-Macugnaga - Secondo l'ente accusatore si tratterebbe di un'iniziativa "a carattere speculativo" • Il vicepresidente della Comunità montana, Pierluigi Ferraris, sindaco di Piode, replica osservando che questo è invece l'unico modo per impedire che la valle muoia per sempre (Dal nostro inviate speciale) Alagna Sesia, 19 agosto. Gli ■ amministratori della Valsesia sono sotto accusa. L'associazione italiana per il «World vrfldlife fund» (Fondo mondiale per la natura) è intervenuta ufficialmente contro il piano poliennale di sviluppo varato dalla comunità montana della Valsesia, invitando le autorità a respingerlo in blocco. Dice il segretario generale dell'associazione per l'Italia. Arturo Osio: «/ progetti di ''valorizzazione turistica" a carattere speculativo sono di tale entità da minacciare le caratteristiche uniche di tutta la zona». L'ente ha inviato un lungo documento di protesta, con una serie di osservazioni, al presidente della giunta regionale del Piemonte, al soprintendente ai monumenti, al ministero dei Beni culturali, alla sezione di Novara di «Italia Nostra», al presidente della comunità montana della Valsesia, ingegner Gianni Pastore, e ad altre organizzazioni che tutelano l'ambiente. L'accusa è specifica. Dice fra l'altro il documento: «Il piano di sviluppo della comunità si limita a riproporre il consueto modello di cosiddetta "valorizzazione turistica" basato sullo sfruttamento indiscriminato di campi da sci. sulla costruzione delle seconde case e dei villaggi autosufficienti e sulla compravendita delle aree, rese "edificabili" da una fitta rete di strade di alta quota, il cui costo viene scaricato integralmente sulla collettività, disattendendo in tal modo anche le indicazioni emerse dal recente convegno internazionale su V'Avvenire delle Alpi"». La presa di posizione del «World wildlife fund» suscita polemiche. E' stata comunicata alle autorità e agli stessi amministratori della Valsesia proprio nel cuore deUa stagione turistica, quando i paesi che da Varallo salgono sino ad Alagna sono affollatissimi di villeggianti. La comunità montana è stata colta di sorpresa, non ha avuto il tempo di controbattere: il suo presidente è assente, inoltre i nuovi componenti dell'organismo devono essere ancora eletti. Questo potrà avvenire soltanto quando saranno varate le giunte di Borgosesia e Vantilo. La comunità montana vaisesiana si compone di rappresentanti di 28 Comuni che hanno approvato il piano di sviluppo pluriennale. Un'iniziativa dalla quale dovrebbe dipendere il futuro turistico ed economico di una valle che a giudizio degli amministratori e degli abitanti è rimasta indietro di vent'anni rispetto alle altre vallate alpine. Il piano prevede, in sostanza, la valorizzazione delle piccole valli che tutte insieme fanno parte della Valsesia: la Val Grande, la Val Vogna, la Val d'Otro, la Val d'Olen, la Val Mastallone. La creazione di un parco etnografico, la costruzione di nuove strade, un collegamento fra Alagna e Macugnaga, in previsione di un vero e proprio tour del Rosa attraverso la Valsesia, il Biellese e la Valle di Gressoney. Inoltre quattro insediamenti sciistici a Meggiana. Sorbella, Val d'Otro e Val d'Olen. Il Fondo mondiale per la natura respinge tutto questo e fa appello alle autorità perché intervengano a frenare lo «scempio»: «Non e assolutamente realizzabile il collegamento fra Alagna e Macugnaga — dice il segretario italiano —. inammissibile appare anche la strada che dovrebbe raggiungere le Alpi Faller e Testanera. che fronteggiano le pareti del Rosa. Non mancano del resto le possibili soluzioni alternative: il collegamento Alagna-Val d'Otro potrebbe essere realizzato ripristinando la funivia per merci e persone, mentre nella Val d'Olen esiste già una strada più che sufficiente per l'economia agricola locale. Il previsto ampliamento di questa strada è dovuto solo all'inten¬ zione di realizzare un insediamento per 1200 presenze giornaliere, del tutto incompatibile con l'ambiente delle magnifiche frazioni che ricordano gli insediamenti Walser». Il documento prosegue sostenendo che i quattro nuovi centri sciistici darebbero «il colpo di grazia a una zona in cui sono inserite le preesistenze etnografiche e paesistiche». Le conclusioni sono drastiche. «Chiediamo la riduzione dell'estensione della rete stradale, l'eliminazione dal piano dei quattro centri sciistici, la completa revisione delle norme e dei criteri di salvaguardia, l'aumento degli stanziamenti per l'agriturismo». Il vicepresidente in carica della comunità montana è il sindaco di Piode, Pierluigi Ferraris, proprietario di un bar a Scopello: «Sono accuse assolutamente infondate — afferma —. Chi te formula certamente non conosce i nostri problemi. Se noi ridimensionassimo il piano, come vuole il Fondo mondiale per la natura, daremmo veramente il colpo di grazia a una valle che è già in agonia. Lasciarla immutata, preservarla da nuovi insediamenti turistici, significherebbe farla morire per sempre. Il piano è stato approvato non per sventrare una valle ma per salvarla. In ogni caso il progetto non è definitivo: proprio in questi giorni stanno arrivando alla comunità le osservazioni di alcuni Comuni che saranno esaminate durante la prossima seduta dell'organismo montano». Nei confronti del Fondo mondiale per la natura, il sindaco di Piode è altrettanto polemico: «Troppo facile venire in vacanza un mese all'anno e pretendere che la valle rimanga intatta. Siamo noi valligiani che dobbiamo viverci, in estate e in inverno. Senza nuove attrezzature, i giovani se ne vanno e la Valsesia muore. Prendiamo ad esempio il mio Comune: ZOO abitanti, 900 capi di bestiame. Ma le nuove generazioni non ne vogliono sapere di pastorizia e zootecnia. Certo, poj iremmo mantenere tutte le I caratteristiche intatte, obbli: gando la gente a vivere nelle vecchie case di legno, magari senza riscaldamento né servizi. Il piano prevede troppe strade? I comuni di Rima. Carcoforo, Comasco, che noi volevamo preservare integri, hanno protestato immediatamente perché si sentivano isolati». Pierluigi Ferraris parla anche di politica sociale: «La Valsesia non dev'essere mecca di pochi benestanti che si sono costruiti la casa negli anni scorsi. Apriamola alle classi lavoratrici ma per fare questo realizziamo nuove strutture». Ma la polemica è più che mai viva. Da una parte i vaisesiani che vorrebbero recuperare il tempo perduto in vent'anni; dall'altra i difensori del patrimonio, nel caso specifico addirittura il Fondo mondiale per la natura, che chiede di «tagliare» il piano di sviluppo. E' un dibattito che si apre. Gianfranco -Quaglia