Pontieri scampati alla rotta in Russia si ritrovano a Domegliara e raccontano di Francesco Allegra

Pontieri scampati alla rotta in Russia si ritrovano a Domegliara e raccontano Parecchi novaresi ed altriex commilitoni arrivati da varie parti d'Italia Pontieri scampati alla rotta in Russia si ritrovano a Domegliara e raccontano L'avventura di Temnorelli, Poletti, Moretti e Bacchetta che si trovarono in un' "isbà" con soldati sovietici (Nostro servizio particolare) Domegliara. 20 maggio. «Per ogni ponte una superba sfida»: era il motto orgoglioso del I Battaglione pontieri, appartenente al II Reggimento Piacenza. In quel reparto, comandato da Evasio Biandrate. discendente del grande Guidone, amico del Barbarossa. m'iitarono motti novaresi, che domenica si sono ritrovati a Domegliara. in Valpolicella. > A Domegliara. paese del vino e del marmo, gli allora giovani genieri novaresi appresero l'arte di costruire i ponti: impararono a lanciare la «superba sfida» al nemico sull'altra sponda. Così come dovevano poi fare sul Don e sul Dnieper, appena un anno dopo. Era il febbraio del 1940, quando le reclute furono mandate qui a frequentare il corso di istruzione che si teneva sull'Adige. Uno degli istruttori era l'allora sergente maggiore Angelo Basile, un pugliese che da molti anni vive a Novara, dove è tuttora in servizio come maresciallo. Ed è stato proprio Basile (capo di una famiglia di paracadutisti: la figlia Stefania con 200 lanci, il figlio Franco con 1000 e il genero Pietro Cristini, campione italiano) a organizzare il raduno in Valpolicella, dove sono convenuti alcune centinaia' di commilitorni provenienti da varie parti d'Italia, e tra questi molti novaresi che erano stati sul fronte occidentale, in Jugoslavia e infine nella disastrosa campagna russa. In Russia i novaresi del I Battaglione combatterono all'arma bianca netta battaglia di Nikolafewka, : irrompendo alla baionetta 'nelle case- del paese trasformate in fortini. E il ricordo di quell'epico scontro, in cui caddero molti loro compagni, ha commòsso molti ex pontieri. Ma i ricordi erano tanti. À Domegliara, si sono ritrovati insieme quattro novaresi che furono protagonisti di un'eccezionale avventura, dopo Nikolafewka, quando il fronte era spezzettato, e italiani e russi andavano e venivano da una zona all'altra. Sono il geometra Ugo Temporelli di Fontaneto d'Agogna, Battista Poletti, di Briga Novarese, Giacomo Moretti, di Vintaglio e Franco Bacchetta di Gattico. Vagando sulla neve con una slitta, erano capitati davanti a un'isbà, dove B aveva accolti un vegliardo dalla grande barba bianca. «Il vecchio — racconta Bacchetta'— tremava come una foglia: nell'interno delta solitaria abitazione vi erano infatti quattro soldati sovietici, armati di tutto punto. Ce ne accorgemmo solo una volta entrati, quando cioè ci trovammo faccia a faccia con i nemici. Ma, allora, accadde qualcosa di straordinario: sia noi, che avevamo anche un mitragliatore, sia loro che pure erano in armi, ci limitammo, à guardarci negli occhi, in atto di sfida o di semplice difesa,' non so: come avviene spesso quando si incontrano due animali selvatici». «Se uno solo avesse sparato — spiega Poletti — ne sarebbe venuta fuori una carneficina. Perciò, si finse eli ignorarci a vicenda. Era ormai sera: noi sedemmo da una parte dell'unica stanza, e i nemici addossati alla parete, opposta, guardandoci sempre in viso, ma quasi come se gli altri o noi stessi si fosse invisibili. Restammo cosi tutta la notte: una cosa irreale. Il mattino presto, fummo i primi a lasciare l'isbà. Salutammo il vecchio, continuando a simulare una compieta indifferenza per i soldati dell'Armata rossa, i quali, a loro volta, facevano altrettanto. Quando rietraramo al comando, ci avevano già dati per dispersi». / «quattro dell'isbà» non hanno mai dimenticato quel¬ la lontana esperienza: «Ancora oggi — dicono — ci chiediamo come sia successa una cosa simile. Bastava un gesto, e sarebbe stato un macello». Settecento furono i pontieri caduti in Russia, 250 i feriti: due le medaglie d'oro, undici quelle d'argento e 53 le medaglie di bronzo. In memoria dei loro caduti, i pontieri hanno lanciato dall'alto del ponte sull'Adige, in frazione Ponton, una corona d'alloro nelle acque torbide del fiume che per gli ex soldati erano quelle del Don e del Dnieper dove scorreva anche il sangue dèi loro compagni. A tavola, discorsi ufficiali di Basile, Pastore (un ex tenente) e altri.Ma, soprattutto, tante canzoni: «Pontiere va dove la barca sta, pontiere va dove si vogherà», e poi ancora: «L'altro giorno sono andato con la morosa mia, la Pasqualina». La giovinezza è lontana: tristezza e allegrìa si fondono in un unico patetico contesto dai contorni vaghi Francesco Allegra

Luoghi citati: Briga Novarese, Domegliara, Gattico, Italia, Jugoslavia, Novara, Piacenza, Russia