La trottola finisce al museo Va forte il cane di peluche

La trottola finisce al museo Va forte il cane di peluche Arona: gli artigiani sono diventati industriali La trottola finisce al museo Va forte il cane di peluche Nessuno vuole i vecchi balocchi che ruotano su se stessi - Gli animali di stoffa tra i più richiesti - Giovanni Bocchetta: "Sono la migliore terapia per il bambino" (Nostro servìzio particolare/ i Arona. 14 marzo. Pur tenendo conto dei molti interessi dell'attività produttiva aronese è fuori dubbio che l'industria caratteristica di Arona, la più nota, resta sempre quella dei giocattoli. A Mercurago, Gianfranco Vesco fabbrica servizietti per bambole: «Tanti anni fa — spiega Alvise Sciarra, un prò- { retto operaio marchigiano che lavora qui da oltre 18 an-1 ni — facevamo le padelline ; delle bambole usando le la- ! stre di alluminio. Ora tutto è più facile con gli stampi in i materiale plastico». Dalle presse automatiche escono padelle e bicchieri, piattini e I servizi completi per la tavola ! della bambola e per il «pronto soccorso» del bebé: il tutto è rallegrato da quei colori j molto vivaci che solleciteran- j no la fantasia delle bambine che, con questi deliziosi aggeggi, proietteranno nel gioco la loro naturale propensione a fare tutto ciò che fa la mamma, massaia e padrona di casa. Cerchiamo di scoprire anche la sottile magia di un altro amico dei fanciulli: l'orsacchiotto di «peluche»: «E' I sempre molto ricercato sul mercato interno — dice Mari- j sa Cartolari della ditta "Micia" — perché è tradizionale, non ha pretese, è allegro. L'orsacchiotto non ha biso- ! gno.di complicati meccanismi j per piacere: il nostro è muto, j ma i bambini gli hanno decretato il successo». L'orsac-1 chiotto di stoffa resta un gio- ; cattolo semplice, una concre- ! ta espressione di quel mondo fantastico al quale i bambini riescono a dare dimensioni imprevedibili. E' quanto conferma il cavalier Giovanni Bocchetta che iniziò a lavorare in proprio nel 1947 facendo modelli di fonderia in legno. Ma pochi anni dopo, anziché ritagliare le forme spigolose e geometriche che richiedeva la lavorazione che doveva essere definitivamente la sua, co minciò a inseguire nuove idee: «Per la verità avevo an- i ch'io, da buon aronese, il pai- ! lino delle bambole. Ma gli] animali mi incuriosivano di più», ci confida Bocchetta che j ora lavora assieme al figlio Giuseppe, aggiungendo che fa- j ceva meticolose ricerche sulle enciclopedie per capire bene j l'anatomia delle bestie. Fabbricò orsacchiotti e leo- ! ni, elefanti e giraffe, ma poi j si fermò sul cane. Ora si ispi- j ra a Elis, un mastodontico San Bernardo che gira tranquillo per casa, femmina invadente ma affettuosa «rifatta» in tutte le dimensioni, anche al naturale, nel campionario di Bocchetta che, contemplando i suoi cani di «peluche» dei quali (lo si vede) si sente orgoglioso, afferma che «il giocattolo è la migliore terapia per il bambino». Ex operaio in una officina aeronautica, nel 1950, Angelo 'Bielli, iniziò a costruire, trottole multicolori in metallo, giravano e suonavano, i bambini le ammiravano divertiti: «Ma allora i piccoli amavano il cerchio, la palla, la trottola: i ora la trottola sta per diven-I tare oggetto da museo. Non la richiedono più». Forse perché col suo incerto prillare si ! è identificata, suo malgrado, j con troppi personaggi dei giorni nostri? La trottola potrebbe sembrare allusiva alj comportamento dell'uomo in [ rapporto ai suoi multiformi adeguamenti alle realtà quotidiane? Con una spinta dall'alto, la trottola gira: è un gio-j cattolo che, a pensarci bene, notrebbe proporre alcuni imbarazzanti interrogativi alla coscienza di ognuno. E adesso Angelo Bielli, accantonate le trottole, fabbrica elettrodomestici per bambole: minilavatrici e lavapiatti, aspirapolvere e ferri da stiro. Tutti funzionanti, basta met-1 terci le pile: «Il meccanismo j del movimento è semplice, per cui le bambine non hanno ! difficoltà ad usare questi mo- j derni giocattoli ». Bielli, ex vicepresidente dell'Arona Cai-1 ciò, lavora nell'azienda col figito Roberto, perito industriale: assieme progettano i pie-; coli elettrodomestici che ven- ! pciadsdsgono forniti direttamente alle ; gpiù importanti catene di su-; permercati. cC'è quindi un adeguamento i vdel giocattolo ai tempi? Cer- j vtamente si: alla scopa della ; cbambola fatta con qualche : èpagliuzza di saggina si è sosti- j ftuito l'aspirapolvere che fa lo ! lstesso rumore di quello che j gusa la mamma o la «colf»; se gla trottola è sparita, resiste nl'orsacchiotto; anche il cer- j nchio di legno dei nostri vecchi bns«cgPer le bambole si usavano dstoffa e celluloide, ora le ma-. nferie plastiche bastano a tut- ; Pto: gli occhi si muovono, I rlibri di lettura non Ce piU, ma in compenso i bambini d'oggi possono disporre di una gamma di giocattoli modernissimi che ad Arona non è difficile scovare. qualche volta scrutano, le parrucche sono lavabili, i cor- jpi snodabili. Ci sono bambole \che camminano, altre che :imitano il gestire dei neonati, [alcune parlano. L'abbiglia-1 ' mento è sempre razionale e j riflette la moda. La tendenza \ attuale nella fabbricazione : delle bambole si stacca dal [ cliché tradizionale: si vuole1 un tipo dal viso espressivo, i re. I j che* sia spiritoso e divertente, j «Noi vogliamo bambole che j siano sempre più donne e meno pupe», precisa un esposito- Romolo Barisonzo { 1 ; ! i I ! j j Arona. Giovanni Bocchetta con i suoi San Bernardo di « peluche » (foto Ciovetti)

Luoghi citati: Arona, Mercurago