A Varallo 40 ragazzi armati di gomma hanno avviato i restauri al Sacro Monte

A Varallo 40 ragazzi armati di gomma hanno avviato i restauri al Sacro Monte Inaugurate ieri tre cappelle restituite alla primitiva freschezza A Varallo 40 ragazzi armati di gomma hanno avviato i restauri al Sacro Monte Un'opera di certosina pazienza che ha interessato architetture, statue e suppellettili e in cui si sentono impegnati tutti i valsesiani - La pace è fatta dopo le polemiche - Nella valle "più verde di ogni altra" si è risvegliato il fervore mistico che portò alla costruzione dello straordinario complesso artistico (Dal nostro inviato speciale) Varallo. 7 dicembre. E' accaduto a Varallo Sesia. Quaranta ragazzi della scuola media sono saliti al Sacro Monte armati di gomma e, sotto il controllo della direttrice artistica, Stefania Stefani Perrone. hanno scrupolosamente ripulito la seicentesca grata di legno della cappella affrescata da Tanzio da Varallo che gli scriteriati pellegrini di ogni tempo avevano imbrattata con scritte a matita e a biro. Era l'unico intervento possibile per salvarla perché i solventi avrebbero asportato il colore. L'episodio è esemplare: da quella iniziativa realizzata in sordina da un gruppo di scolari volonterosi i valsesiani hanno tratto stimolo per vergognarsi dell'abbandono in cui da anni lasciavano il loro prezioso santuario e dare l'avvio alle opere di restauro, di cui oggi molti rivendicano la paternità, almeno parziale: dal Comune alla Soprintendenza, dalla Curia alla provincia di Vercelli, dalla Rai ai privati, tra cui primeggia, se la «contaminazione» tra sacro e profano è lecita, un salumificio di Borgosesia. Oggi, presenti il vescovo di Novara monsignor Del Monte e il prefetto di Vercelli dottor Mario Vaccaro, sono state solennemente inaugurate tre cappelle rimesse a nuovo. Quando si dice restauri, si deve pensare a interventi eccezionali: rifacimento di pavimenti e tetti, ripulitura di affreschi, risanamento delle statue di legno corrose dai tarli (che sono state rivestite con tele gessate e dotate di parrucche, turbanti e cravatte di seta), ricupero delle suppellettili di terracotta, legno, cera. In questo raccolto angolo del Piemonte dove, come dicono i valsesiani, l'erba cresce più verde che in ogni altra valle, e il turismo non è ancora riuscito a scalzare le antiche abitudini di vita, ogni impresa artistica offre moti vo di emozione per gli studiosi e gli amanti del folclore. Se da qualche tempo la Valsesia è scossa dalla polemica delle superstrade che. accet-tando persino di bucare il Monte Rosa, dovrebbero tra- sformarla in un corridoio di collegamento tra Mar Ligure, Svizzera. Francia e Germania, non si può tuttavia dimenticare che proprio qui è possibile ritrovare ancor vive tradizioni e testimonianze di un passato di cui in altre regioni non è rimasto che il rimpùinto. La colonia dei walser nell'alta valle, tut esempio, con le loro aeree case di legno e pie- , tre e i loro pittoreschi riti: lo \ sbuffante «trenino del Far West» in servizio da Novara dal 1886. la cui costruzione fu patrocinata dal tuttora vivo e vegeto (data di nascita 1861) Monte Rosa, un settimanale 1 che nel 1876. per un'aspra ai ' sputa tra proprietà e redatto ! ri. usci doppio, dando poi ori gine all'attuale Corriere valsesiano. In una terra tanto imprevedibile, patria di eretici come fra Dolano, di cui l'inafferrabile don Rino di Valduggia si atteggia a emulo, e insieme ispiratrice di monumenti di afflato francescano come U monte Santo, non fa specie se d'improvviso, dopo anni di oblio, oggi non ci sia chi non offra il suo contributo all'oliera iniziata quasi per caso da una giovane assistente unir, ver.sitaria. la Stefani. Fu la Stefani, capitata in Valsesia una decina di anni fa per scrivere un libro sulla statuaria del monte, e poi maritata al vicepresidente della locale scuola alberghiera, a far luce sul «Libro dei misteri», il manoscritto con il grandioso progetto architettonico urbanistico del Sacro Monte ideato dal perugino Galeazzo Alessi, uno dei maggiori architetti del Cinquecento (e bocciato da San Carlo), che di recente ha trovato degna veste tipografica. La battaglia per salvare le duecento statue distribuite nelle quarantaquattro cappelle e gli affreschi minati dal. salnitro è vecchia di Secoli e fu sempre difficile. Nella storia del santuario è scritto a lettere nere il nome dell'abate Malvezzi che nel 1871 arrivò a Varallo portando una sua deleteria tintura di grassi e cera con cui deturpò le pitture che voleva proteggere, suscitando una infuocata polemica sulla stampa locale. Anche il salvataggio odierno è nato da un annoso conflitto che vedeva l'una contro j l'altro Curia e Comune. «Polemiche che avevano come unico fine l'interesse di questo patrimonio che i valsesiani hanno ereditato da padre Bernardino Caimi» ha precisato il sindaco. Sergio Peretti. subito confermato da monsignor del Monte che ha parlato di un «malinteso». La realtà è che sino a poco ; fa gli introiti del complesso sarebbero serviti soprattutto a finanziare la trasformazione dell'ospizio nel lussuoso Albergo del pellegrino, a danno della conservazione delle terrecotte. Davanti alla cap pella de.'.'TJHima cena però (la più spettacolare, costata otto milioni) sindaco e vescovo si sono promessi di rivedere la convenzione che li lega per riportare il Sacro Monte al suo ruolo di «centro di unità spirituale e civile». Anche la Regione Piemonte (che però oggi era assente ingiustificata, è chiamata in causa. Ha promesso i milioni', per il ripristino della cappella ' «Adorazione dei pastori», una \ delle più suggestive, e le si chiede anche di rimettere in funzione la funivia per ili monte. La campagna di rilancio del i jsantuario promossa dall'am-\ ministrazione civica è infatti soltanto agli inizi. Sul monte si costituirà un cantiere permanente, una specie di «fabbrica del Duomo» per gli interventi più urgenti, che offrirà anche occasioni di lavoro*, alla manodopera locale. E' in j programma la sistemazione della fontana nella piazza centrale con il Cristo del Cinquecento e il ripristino delia Cappella della Samaritana per cui offriranno fondi i valsesiani che abitano a Roma. Un piano preciso, che favorirà la riscoperta artistica e culturale di questa piccola Gerusalemme varallese definita dai critici «una delle più straordinarie imprese della storia della Valsesia». Vittoria Sincero fi Gesù davanti a Pilato nella cappella che, con gli affreschi del Tanzio c le statue del fratello Giovanni d'Enrico, costituisce una delle più prestigiose testimonianze del '600 j La professoressa Stefania Stefani Perrone, il sovrintendente professor Mazzini e il vescovo monsignor Del Monte davanti alla grata lignea che era coperta di scritte ed è stata ripulita dai ragazzi delle medie (Foto La Stampa - Operatore Alessandro Bosio)