Quanti i "frontalieri,, dell'Ossola che dovranno rinunciare al posto?

Quanti i "frontalieri,, dell'Ossola che dovranno rinunciare al posto? Drammatico interrogativo all'assemblea di categoria Quanti i "frontalieri,, dell'Ossola che dovranno rinunciare al posto? Massicci licenziamenti sono già stati effettuati da imprese edili del Canton Ticino e del Vallese - Secondo i sindacati svizzeri alla fine di quest'anno si abbatterà sicuramente una "tempesta" sui pendolari italiani (Dal nostro corrispondente) Domodossola, 26 novembre. Quanti sono i «frontalieri» occupati nel Vallese e nel Ticino che rischiano di perdere il posto? A quanti «stagionali» non verrà rinnovato, a fine anno, il permesso di lavoro? Questi drammatici interrogativi sono stati posti in un'assemblea organizzata dall'Unione frontalieri al teatro Rosmini, alla quale hanno partecipato ' amministratori, rappresentanti politici e sindacali venuti anche da altre province, della fascia di confine con la Svizzera. Finora, nel Vallese sono stati licenziati una sessantina di lavoratori italiani e altrettanti rischiano di perdere U posto entro la fine dell'anno. Massicci licenziamenti sono già stati effettuati anche da imprese edili del Ticino ma c'è il timore cbe si tratti solo deUe prime avvisaglie di una vera e propria tempesta che starebbe per abbattersi sui «pendolari» del confine italosvizzero. Un sindacalista della UU di Varese ha parlato di «cinquemila italiani, occupati nell'edilizia e nei settori collaterali, che saranno licenziati nel Canton Ticino entro la prossima primavera». La notizia, ha precisato, viene da «ima fonte sindacale svizzera più che autorevole». Ai sindacalisti elvetici che hanno fornito questi impressionanti dati è stato chiesto cosa intendono fare per fronteggiare una crisi di cosi vasta portata. Avrebbero risposto allargando le braccia, con fatalistica rassegnazione. Secondo il nostro rappresentante consolare a Sion, dottor Calandra, la situazione nel Vallese non si presenta, almeno finora, cosi drammatica. «Ho parlato personalmente con dirigenti delle industrie che hanno effettuato licenziamenti — ha detto — Alla "Lenco" (una fabbrica di giradischi che ha licenziato una trentina di operaie dell'Ossola) mi hanno risposto die c'è un calo nelle vendite. Se la situazione migliorerà a primavera, le operaie licenziate saranno nuovamente interpellate. All'Alusuisse, secondo le assicurazioni dei dirigenti, non dovrebbero più esserci ridimensionamenti». Il do'tor Calandra ha voluto .tolineare che il governo, i...traverso l'ambasciata di Berna, segue la situazione ed è pronto ad intervenire ad ogni episodio, anche minimo. I lavori deU'assemblea sono stati aperti da una relazione del presidente dell'associazione frontalieri di Domodossola. Giuseppe Pietrobellì, cbe ha preso anzitutto posizione contro «l'assurda e discriminatoria motivazione usata per i licenziamenti». Molti operai italiani si sono infatti visti disdire dall'oggi al domani il contratto di lavoro perché il loro «rendimento non dava più soddisfazione ai superiori». «Per gli industriali svizzeri — ha aggiunto Pietrobellì — gli operai italiani sono diventati d'un colpo dei buoni a nulla. Dimenticano che fino a poco tempo fa venivano personalmente a Domodossola a ingaggiarli». Pietrobelli ha ricordato lo sconsolante panorama dell'emigrazione. ! «E' vergognoso, per fare un isolo esempio — ha detto —, .che esista ancora in Svizzera I/o "statuto dello stagionale" che deve lavorare gran parte dell'anno nella Confederazione senza potersi portare la famiglia ed è costretto ad abitare nelle baracche senza alcun diritto civile ma con un pesante fardello di doveri E' un problema che il nostro gover¬ no deve affrontare immediatamente: è umiliante che le prime iniziative per l'abolizione di questo statuto siano partite da associazioni svizzere». Di Ironte ai licenziamenti, l'unione frontalieri chiede misure straordinarie per i lavoratori che tornano in Italia: cassa integrazione o un sussidio straordinario di disoccu- pazione e prolungamento del diritto all'assistenza sanitaria per sei mesi. Qualunque sia il numero dei frontalieri che perderanno il posto di lavoro, è apparso chiaro a tutti che i tempi in cui gli imprenditori svizzeri giravano le valli dell'Ossola bussando di casa in casa e sventolando contratti sono finiti. Si è rovesciata la medaglia, e gli amministratori della regione e quelli dell'Ossola sono stati chiamati a prendere atto di questa nuova, anche se amara, realtà. Il consigliere regionale Bono del pei si è impegnato a promuovere un dibattito all'assemblea regionale su questi problemi, anticipando alcune possibili linee di intervento. «Occorre affrettare i tempi perché i disoccupati non possono attendere — ha detto — bisogna bloccare l'abnorme sviluppo del capoluogo regionale a favore di zone decentrate come quelle dell'Ossola che fra l'altro vanta una notevole tradizione industriale». Su questa linea si sta muovendo la «comunità» montana di Valle Ossola. «Abbiamo destituito uno stanziamento di cento milioni — ha annunciato il presidente Ezio Morelli — per attrezzare la zona industriale della Bassa Ossola fra Piedimulera. Pieve Vergante, Pallanzeno e Premosello». E' stato confermato che ci sarà un incontro fra gli amministratori dei comuni ossolani e queUi dell'Alto Vallese (il sindaco di Briga. Werner Peri», ha già aderito). Si chiederà la revoca dei licenziamenti finora effettuati. Adriano Velli

Persone citate: Adriano Velli, Canton, Ezio Morelli, Vallese, Werner Peri