Quale posto è occupato da Borgomanero nella carta geografica del "terrorismo,, ?

Quale posto è occupato da Borgomanero nella carta geografica del "terrorismo,, ? Preoccupazioni dopo l'arresto del "colonnello,, Alfredo Buona vita Quale posto è occupato da Borgomanero nella carta geografica del "terrorismo,, ? Sono in molti a chiederselo sollecitando che siano finalmente chiarite tutte le responsabilità - Il giovane, che è stato definito "un pesce grosso", nel suo paese godeva di scarsa considerazione - Gli altri coinvolti nelle inchieste sono conosciuti come "contestatori", ma non come sovvertitori dell'ordine • Un quadro complesso (Dal nostro corrispondente) Borgomanero, 6 novembre. Brigate rosse -Borgomanero: un binomio sempre più ricorrente. Ogni volta che si parla del delirante «esercito» popolare, ecco che vengono fuori nomi di presunti brigatisti locali. Nelle mappe degli uffici antiterroristici. Borgomanero deve essere indicata in tutta evidenza: non passa infatti occasione senza che qualche borgomanerese rimanga coinvolto nelle indagini degli speciali nuclei dei carabinieri e della questura. Le perquisizioni delle formazioni antigolpiste a Borgomanero e nei paesi attorno, ormai non si contano. L'elenco delle abitazioni perquisite e quello degli «indiziati» si fanno sempre più lunghi. Quante sono le persone interrogate o semplicemente «ascoltate», dai funzionari, dagli ufficiali incaricati o dallo stesso giudice Caselli? I nomi che si ripetono con maggior frequenza sono quelli del dottor Levati, di Alfredo Buonavita. delle tre studentesse protagoniste della disapventura giudiziaria del maggio 1972 e dei coniugi Savino (gli «sposini spray»). Già lo stesso accostamento di questi nomi potrebbe essere ritenuto puramente casuale. Le tre giovani, ad esempio, dopo un breve periodo di detenzione, furono rimesse in libertà provvisoria, in seguito tenute sotto costante controllo e interrogate più volte (in particolare, in occasione del rapimento Sossi), ma a distanza di due anni e mezzo dal rilascio non sembrerebbe essere emerso alcun indizio di colpevolezza nei loro confronti. Personaggio- di ben diverso peso politico e di più larga notorietà. Enrico Levati è stato invece nuovamente tratto in arresto di recente e ora si trova rinchiuso in carcere a Verbo ita. Il giovane medico ha comunque sempre sostenuto di essere iscritto al partito comunista, di essere del tutto estraneo ai movimenti eversivi, in contrasto anzi con le tesi sostenute dalle Brigate del popolo. Per'Levati è stata chiesta la scarcerazione. E' fuori di dubbio, tuttavia, che il dottor Levati rappresenti la personalità pai significativa dell'estrema sinistra locale. Assai più dei Savino e j dello stesso «colonnello» Buonavita. personaggi che finora venivano giudicati localmente — e forse a torto — «insignificanti». Sin da studente il medico (ex allievo dei Salesiani, catechista e raccoglitore di stracci per la chiesa) era ritenuto j il capo morale della contestazione borgomanerese. Intelligènte e politicamente preparato, provvisto di naturali doti personali di simpatia, ha sempre goduto tra i giovani di grande popolarità. «Ciò non toglie — affermano i suoi sostenitori — che Enrico sia al di fuori di ogni manovra sovvertitrice, che lBmncpapdsclrslBnln1 j non abbia addirittura alcuni legame con gli stessi Savino e Buonavita. i quali tutto sommato .- non frequentavano nemmeno l'ambiente cattolico-piccolo borghese che era proprio del Levati e di tanti altri giovani contestatori, in parte fagocitati poi dal mondo del lavoro, altri finiti negli schedari delle polizie politiche e periodicamente controllati con perquisizioni e interrogatori». Quello che più ha impressionato a Borgomanero, è l'importanza del ruolo che il Buonavita avrebbe assunto nelle gerarchie sovversive. Colui che il ministro dell'Interno. Taviani, ha definito in Se¬ nato un «pesce grosso», e che i giornali indicano come un «capo» delle Brigate rosse, non godeva localmente di eccessiva considerazione. Immigrato meridionale, come il Savino (le due famiglie vivono nello stesso cortile in viale Zoppisi. Alfredo Buonavita aveva come unico titolo quello di essere fratello di un consigliere comunista neppure tanto in vista: «E' incredibile che sia diventato tanto importante», sostengono quelli che lo hanno conosciuto. Ma il Buonavita era latitante fin dal giugno 1972. e in due anni e mezzo un giovane deciso, cresciuto alla scuola della povertà, può anche diventare «un guerrigliero scaltro, preparato, disposto a tutto», tome viene ufficialmente definito .il venticinquenne «colonnello» di Borgomanero. Indipendentemente dalla colpevolezza vera o presunta di ciascuno dei vari «indiziati» borgomaneresi. molti si! chiedono ora se vi sono davvero rapporti tra di loro. La : risposta è difficile. Buonavita. Savino e Levatiì fanno parte tutti di una medesima organizzazione? E in-\ torno a loro hanno lavorato \ altri borgomaneresi? Che co- ; sa pensare delle perquisizioni subite da un dottor Baroli, il «medico dei poveri» di Gargano, e delle convocazioni presso il dottor Caselli dell'avvocato Riccardo Borgna e di un geometra Rabozzi (di cui la figlia ha detto che è «una specie di qualunquista, che ha sempre pensato solo a lavorare e a fare qualche soldo»)? E' evidente che il quadro appare complesso, la matassa che gli inquirenti dovevano dipanare era molto ingarbugliata (e magari lo è tuttora). Forse però ora si farà piena luce. «I responsabili vengano assicurati alla giustizia — si dice un po' semplicisticamente a Borgomanero —. ma si discolpi finalmente chi nella rete delle difficili indagini è caduto forse solo per motivi accidentali, per possibili delazioni o fatalità di eventi». Dall'arresto di Buonavita e dalle ultime operazioni dell'antiterrorismo, a Borgomanero si attende insomma anche una chiarificazione sul piano locale. Una aspirazione più che legittima, di chi non intende certamente negare alla giustizia il diritto di andare fino in fondo alle cose. Anzi desidera che le responsabilità siano chiaramente definite e non si faccia di ogni erba un fascio, a danno di chi non ha nulla a che vedere con movimenti sovversivi. f. ». Alfredo Buonavita, il presunto « colonnello » delle Brigate rosse, dopo il suo arresto avvenuto a Torino (f. La Stampa)

Luoghi citati: Borgomanero, Torino