Metti una castagnata in piazza

Metti una castagnata in piazza Tutta Sizzano si ritrova alPombra del suo campanile Metti una castagnata in piazza Si è consumato un quintale dei saporiti frutti d'autunno - Una volta era il piatto forte delle famiglie povere - Generose offerte all'asta dei prodotti della terra per la parrocchia - Ci sono ancora dei caldarrostai? gli amici dopo (Nostro servizio particolare) Sizzano. 21 ottobre. Le castagne sono buone bollite, con la polenta e il latte, o zuccherate. I raffinati preferiscono quelle più grosse: i marroni, ma i sizzanesi assicurano che anche le piccole sono altrettanto gustose se arrostite su un braciere ej sgranocchiate in piazza con] Ieri a Sizzano, una] l'altra, ne sono state mangiate un quintale innaffiate con prelibati bicchieri di vino Greco bianco che ben si accompagna con i cibi leggeri. Metti, un paese in piazza che festeggia in amicizia davanti alla parrocchia all'ombra del medievale Ricetto che urbanisti e storici vorrebbero restaurato al più presto per realizzare una piccola enoteca dove esporre oltre al superbo vino locale tutti i prodotti di cui si fa vanto Sizzano. Potrebbero starci in bella mostra oltre alle bottiglie del Doc, le amarene alle quali è stata dedicata una Sagra il pane casereccio la cui ricetta è stata riscoperta dalla signora Agnese Dell'Era, moglie del sindaco, i salamini e i gustosi formaggi del ragionier Buonacasa. E d'autunno le ciliegie potrebbero cedere il passo alle castagne. A Sizzano.ogni occasione è buona per far festa e per ritrovarsi insieme con i vecchi amici e stringere nuove conoscenze. C'erano il sindaco Severino Pizzetti immancabile a queste manifestazioni con il suo «vice» Cesare Ponti e l'assessore Cesare Franzosi, il presidente e l'enologo della cantina sociale. Giuseppe Conterbia e Gian Carlo Cristina. Con i più anziani agricoltori, hanno avuto modo di commentare l'ottima vendemmia che si è appena conclusa Non è mancato all'appuntamento il vigile tuttofare Pier Luigi Pizzetti che è rimasto in piazza finché non è cominciato l'incontro di calcio che la squadra di casa doveva disputare con la compagine varallese della Doufour. Allora da buon presidente della società sportiva. non ha potuto fare a meno di seguire i calciatori. Erano attese anche le majorettes di Roasenda, ma il sarto non aveva fatto in tempo a cucire la divisa invernale per tutte. Assente giustificato don Santino, il dinamico parroco che però ha mandato un messaggio per ringraziare il «Gruppo sizzanese» che ha or- i ganizzato la sagra in cui sono state «incantate» le offerte] che ogni famiglia del paese] dona alla chiesa; un'altra tradizione che stava ormai sparendo ed è sfato rispolverata, le quotazioni hanno raggiunto i cifre elevate: undicimila lire\ una sporta di mele, quindici \ un pollo vivo, sette mila lire\ un cesto di patate ed altrettante per un bottiglione di vi- ' no bianco. Complessivamente j 156 mila lire che consentirai tltn■no a don Santino di fare ! fronte alle spese del riscaldamento della chiesa Al posto del parroco assente si è presentato un frate, fra Tranquillo, che è arrivato al seguito della Filarmonica Varallese. Il religioso sa tutto sulle castagne e ricorda che per Sizzano, paese che ha tre quentato in gioventù, quegli invitanti frutti autunnali fanno parte non solo della civiltà ma anche della economia del piccolo centro vitivinicolo. «Era il piatto povero — spiega — tutti i giovani setacciavano i boschi che degradavano dalle colline e che si spingevano fin sulle rive del Sesia per raccogliere i frutti. Ne portavano a casa dei sacchi ricolmi e rappresentavano, sulle loro tavole, il piatto forte. Venivano mangiate nel latte appena munto, con la polenta. Qualche volta la massaia cucinava una piccola torta di castagne ed allora era festa in famiglia». Qualcuno in paese ricorda ancora Giovannino Proto, un omino che nei primi anni del j secolo, cuoceva le caldarroste. Per due soldi ne dava una manciata. Una figura come tante altre inghiottita dal tempo e dal progresso tecnologico. Oggi i caldarrostai sono pochi ed il «gruppo sizzanese» per organizzare la sagra ha dovuto jnvitare da Borgolavezzaroì Cesare Cazzadore. uno degli ultimi rappresentanti della I categorùt Anche i boschi sizzanesi so-\ no meno ricchi di casta-I gne: fino a pochi decenni or] sono potevano sfamare interi paesi, ora è stato necessario ! acquistarne una dozzina di\ sacchi in Valsesia perché: quelli raccolti dai giovani del paese non erano sufficienti. Le castagne comunque con- \ c tinuano a suscitare, e non solo a Sizzano, il ricordo di antiche tradizioni, di usanze non del tutto dimenticate che ■ più anziani si preoccupano ddi tramandare alle nuove ge- bnerazioni. Sono, ancora oggi, ; bu piatto che si scambia il [dgiorno dei morti ed. a sera, prima di coricarsi, se ne la- ' I scia una manciata sul tavolo ' «per le anime dei familiari defunti». Un rito, si spiega che è seguito perché trova, una sua precisa collocazione in un contesto di vita semplice e oggi forse rimpianta. I. d. b. Sizzano. Una pentola di castagne allestita in piazza, accanto al Ricetto (Foto Negri)

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