I frontalieri hanno il fiato sospeso per il voto sui lavoratori stranieri

I frontalieri hanno il fiato sospeso per il voto sui lavoratori stranieri Svìzzera: l'incognita della consultazione popolare I frontalieri hanno il fiato sospesoper il voto sui lavoratori stranieri Preoccupazioni nel Vallese - L'iniziativa promossa da Azione nazionale prevede anche una forte limitazione degli stagionali e dei pendolari - Se fosse approvata, 2200 persone dovrebbero essere rimandate a casa (Dal nostro inviato speciale) Briga, 17 ottobre.' Sotto la scrìtta « Volete davvero che finisca cosi?», c'è un cameriere seduto che guarda sconsolatamente il ristorante vuoto. E' una delle tante vignette apparse in questi giorni sui giornali del Vallese per convincere gli elettori a votare contro la proposta di ridurre drasticamente la manodopera straniera nella consultazione popolare di domenica prossima. L'immagine del cameriere e del ristorante non sembra scelta a caso. Il Vallese. con le famose località alpine, da Zermatt alla sofisticata Cranssur-Sierre. vive più di altri cantoni, di turismo. Ristoratori e albergatori sono dunque in prima linea nella battaglia per il «no». Per loro, se passasse il progetto dell'Azione nazionale, sarebbe una catastrofe. «Molti di noi — ci dice il proprietario di un bar di Briga — sarebbero costretti a chiudere i battenti». La loro associazione di categoria ha stanziato cospicue cifre per la propaganda, tutti i locali pubblici di Briga sono tappezzati di manifesti contrari all'iniziativa xenofoba dell'Azione nazionale. In tutto il Vallese. i toni della propaganda sono molto accesi e non si usano mezze misure. Senza andare troppo per il sottile, in molte vignette gli italiani sono raffigurati con la scopa e gli strofinacci, intenti a pulire i pavimenti «Chi farà questi lavori se loro se ne vanno? ». si chiede l'autore. E' un modo, certamente poco elegante, di ricordare agli elettori che devono alla manodopera straniera anche la posizione che attualmente occupano nella scala sociale. Il rtftrendum di domeni ocII referendum di domenica occupa la prima pagina in tutti i giornali del Cantone. I quotidiani del Vallese sono schierati compatti per il ano». Nei titoli parlano di catastrofe e tracollo. E fanno leva sugli effetti negativi per l'economia, che fanno maggiormente presa nel grande pubblico, ma traspare a tutte lettere un certo imbarazzo per il solo fatto che il referendum sia stato messo in piedi. In quasi tutti gli articoli, si legge che l'iniziativa dell'Azione nazionale è «inumana, folle, indegna», ancora prima che dannosa per l'economia. n Vallese. per la Svizzera, è | la porta d'Italia, alla quale è | legato mani e piedi dal Sempione. Gli stranieri che risie-l dono stabilmente nel cantone ; sono diciannovemila (quindi-. cimila gli italiani, duemila ij novaresi) ma dal Sempione! entrano ogni giorno migliaiadi lavoratori che costituisco- no~la forza principale dellegrosse fabbriche chimiche esiderurgiche di Visp e Chippis. Si teme che le polemiche sul referendum possano incrinare i rapporti che finora si sono mantenuti sui binari del reciproco rispetto. Per questo, forse, i giornali di qui non parlano di «lavoratori stranieri», che rischiano di essere cacciati, ma di «amici italiani». Si dice poi che il referendum non riguarda i «frontalieri» ma questo è vero solo in parte. «Gli italiani che lavorano nelle grosse fabbriche del Vallese — ci dice Giusep- pe Pietrobelli. presidente del- l'associazione di categoria —non possono certamente assistere senza battere ciglio ad una competizione; elettorale che ha come scopo l'allonta- namento dei propri connazio-nalì. Ci sarebbe un peggiora-mento generale dei rapporti che coinvolgerebbe anche noi Gli emigranti, stabili o flut-tuanti, sono una sola catego- ria. senza contare — ribatte un altro — che l'iniziativa razzista dell'azione nazionale, se passasse sul serio, provo-cherebbe una recessione eco- nomica che travolgerebbe tutti. Molti di noi lavorano nei ristoranti, nell'edilizia, in piccole imprese artigianali che entrerebbero automaticamente in crisi. E poi a chi venderebbero i prodotti le grosse industrie che occupano migliaia di frontalieri?». Ma ci sono anche motivi di preoccupazione più gravi. Og-gi. c'è stata infatti una presadi posizione per il «no», diLeo Berchtold. direttore dellaFederazione economica delVallese. che ha elencato alcu-ne cifre. «Oltre a quello del dodiciser cento — ha detto fra l'ai-tro Berchtold — l'iniziativa dell'Azione nazionale prevede un secondo limite imperativo: il numero totale degli stranieri non deve infatti oltrepassare il mezzo milione. Ora. per arrivare a questa ci-fra. non è sufficiente riporta-re la percentuale di stranieri al dodici per cento in tutti i cantoni in cui questa proporzione è stata superata Si dovrà operare un altro taglio e il nostro cantone dovrebbe quindi rimandare a casa circa 2200 persone. Fatto più grave ancora, l'iniziativa limitereb-be anche fortemente il nume ro degli stagionali (che hanno \ l'autorizzazione di lavorare al '■ massimo nove mesi all'anno j in Svizzera). Allo stesso mo- \ do. gli effettivi dei frontalieri. ; vale a dire i lavoratori che raggiungono ogni sera il loro domicilio al di là del confine, sarebbero amputati di circa un terzo. Ricapitolando: se fi-i niziativa fosse entrata in Vigo- i re nell'agosto 1973. l'econo mia vallesana avrebbe dovuto \ privarsi di 450 lavoratori con l permesso annuale, di 700 frontalieri e di 4250 stagionali ; per un totale di 5400 persone, t E, durante il 1974 e il 1975. \ noi avremmo dovuto ancora rimandare a casa 900 lavoratori all'anno». Ce n'è abbastanza per togliere il poco sonno a chi si alza ogni mattina alle cinque per andare a lavorare al di là del Sempione. Adriano Velli Giuseppe Pietrobelli, il presidente della associazione nazionale dei frontalieri Domodossola. Un'assemblea di frontalieri discuteva doppia tassazione

Persone citate: Adriano Velli Giuseppe, Vallese

Luoghi citati: Domodossola, Italia, Svizzera