La fornaia partigiana vendeva pane e libertà

La fornaia partigiana vendeva pane e libertà Il concorso gastronomico "Paniere d'oro» La fornaia partigiana vendeva pane e libertà Olga Francioli è una figura unica tra i panettieri • Nata in Russia, ritornò coi genitori a Verbania - Perseguitata politica, partecipò alla lotta di Liberazione contro i nazifascisti (Dal nostro corrispondente) Verbania, 18 settembre. (a. c.) «Io sonò nata in Russia, ove la mia famiglia ere esule, perché mio padre Giovanni Marco lini, classe 1876 era stato costretto a fuggire dall'ondata di persecuzioni e di arresti che aveva colpito i "libertari" dopo l'assassinio di Umberto I, nel 1901». Coi paria è Olga Francioli, fornaio In eia S. Vittore ad Intra, col marito Alcidio 68 anni, ed i figli Dionigi, 30 anni, studente in legge e Giovanni, 24 anni. La vita di Olga Marcolmi Francioli è tutta un'avventura. Nata a Petkesdorf (netta Russia Bianca), rientra coi familiari in Italia nel 1917, quando il governo italiano promette un'amnistia per tutti quegli espatriati pottUci clandestini che torneranno per difendere la patria sul Piave. Giovanni.MarcoUni, nonostante i 41 anni suonati fa il suo dovere in grigioverde. La guerra finisce. La famiglia si stabilisce a Gambara in provincia di Brescia ma arriva il fascismo e altre tribolazioni. «Mio padre — ci dice Olga ■Francioli — è morto in un pomeriggio d'autunno del 1933, due ore dopo essere stato selvaggiamente Picchiato dai fascisti. Passano gli anni, nel frattempo mi sposo e nel 1938 con mio marito vengo a Verbania ed apro un negozio con forno per la panificarinTtf-, nello stesso stanile ove l'abbiamo ancora oggi. Anche a Verbania siamo tenuti d'occhio e i guai non mancano. Mia sorella, mia opinata e suo marito Luigi Abbiati (che il 21 giugno 1944 viene fucilato dai nazisti a Fondotoce). vengono inviati al "confino politico", ed a noi la vita viene resa difficile. Continuiamo tuttavia nella propaganda contro il "regime", e approfittando della distribuzione casalinga del pane, diffondiamo anche stampe clandestine comuniste». Alcidio Francioli e la moglie — che sino a quel mo\mento avevano regalato, jiane a chi non aveva soldi per comprarsene a borsa nera in altri negozi — passano ad attività più rischiose. Si tratta di rifornire di pane, pasta, riso, fagioli le formazioni in montagna; di far arrivare armi'e munizioni; di divulgare giornali clandestini; di annodare collegamenti. Alla lotta si unisce tutta la famiglia, sorelle, cognati, cugini. Nel giugno 1944. in coincidenza col grande rastrellamento nazi-fascista in Valgrande Olga Francioli ed il marito sono arrestati La donna ha un bimbo di tre mesi, Dionigi, e se lo porta in carcere anche lui. La rilasciano a fine rastrellamento; ma l'arrestano di nuovo «per sospetta connivenza coi ribelli» nell'ottobre successivo. Nel negozio restano la suocera e un vecchio operaio in quanto per «ordine del fascio repubblicano» la popolazione deve ricevere ogni giorno le sue razioni: 150 grammi di pane nero, duro, dagli ingredienti misteriosi. La rilasciano ai primi di dicembre, ma il 20 gennaio 1945 le brigate nere, di notte, vanno all'assalto del negozio come se si trattasse di un fortilizio armato. «Adesso però la gente non è che si accontenti facilmente — aggiunge —. Vogliono il pane Biove, il semola, il condito; anche se ancora oggi vendo più del tipo comune, che costa 300 lire il chilo. Però i miei figli e mio marito si sbizzarriscono anche a prò- durre focacce dolci e salate, ciambelle, torte con frutta candita, strudel, dolci alla mela e alla marmellata, o di pasta frolla, e poi ancora veneziane e pane dolce all'uva». Mentre partiamo entra un bambino sul 5 anni, con 50 lire m mano. «Signora Olga — dice — mi dà una "veneziana"s? La donna va atta vetrinetta. l'apre, prende il dolce.dalla crosta- zuccherata, paradiso sognato anche detta nostra infanzia, e glielo porge, ritirando la moneta. «Vede — dice — io so che oggi una '"veneziana'' costa di più; che i miei colleghi la vendono dalle 80 alle 100 lire. Ed è anche un presso giusto. Ma come si fa coi bambini, che nelle loro 50 lire vedono un tesoro, a pretendere di più? Forse sarà un caso raro, unico magali, ma io le "veneziane" continuo a venderle al prezzo di sette anni fa». Vcrbania. CJtga Francioli