E' nel Milanese la cascina del quindicenne rapito?

E' nel Milanese la cascina del quindicenne rapito? Gignese: indagini spostate in Lombardia E' nel Milanese la cascina del quindicenne rapito? Dopo ventun giorni dal sequestro ancora nessuna traccia della "prigione" - Gli inquirenti agiscono su indicazioni del ragazzo (Dal nostro corrispondente) [ Gignese, 5 settembre. 1 (a. c.j Sono passati ventun '. giorni ormai dal rapimento di ! Stefano Barberi, il ragazzo i quindicenne, secondogenito | ! dei tre figli di Francesco Bar-1 : beri, direttore di gestione del- i la catena di alberghi della Jol- i ly Hotel (gruppo Marzotto). ! utelato cinque giorni dopo ii i pagamento di un riscatto di 32 milioni. Le indagini per scoprire il cascinale ove il ragazzino è stato tenuto prigioniero dai tre banditi, dopo aver dato più volte la sensazione di essere alla svolta decisiva, sembrano ora nuovamente in alto mare. Sulla pi| sta fornita dalle dichiarazioni i rese da Stefano dopo la sua ' liberazione (prima ai carabi! nieri poi alla Criminalpol) si j sono buttati i carabinieri agli ordini del col. Danese e dei capitani De Monte e Fornito; la Criminalpol coordinata dal dottor Vinci. «Sono stato bloccato a 200 metri dall'ingresso del villaggio residenziale II Fauno — aveva detto il ragazzino — mentre in motoretta tornavo dal golf di Gignese ove avevo trascorso il ■ pomeriggio di Ferragosto. Erano in due su un'auto e a volto scoperto: mi hanno chiesto una indicazione, ma subito dopo uno di loro mi ha messo un tampone. i forse di etere, sulla bocca. Sono svenuto e quando ho ripreso i ' sensi era quasi buio: quindi era passata almeno un'ora I due mi hanno bendato. Abbiamo viaggiato au¬ coro e prima che la macchina. s: arrestasse ho sentito il mo-' tore tirare, come se affrontas-ì se una salita a tornanti. Cijsiamo fermati dieci minuti ■ dopo circa e siamo entrati in un fabbricato basso, dal tetto j mi pare ondulato. Mi hanno fatto scendere alcuni gradini i e mi sono trovato in una stanzetta, come fosse una ! | cantina (forse uno dei locali I usati in montagna per la ma- . turazione dei formaggi e dei !; salumi), stretta, priva di luce '! elettrica, con una brandirla e un paio di sedie. Mi hanno dato subito dei panini con prosciutto, molto buoni. Panini al prosciutto, con birra o Coca-Cola mi hanno dato anche nei giorni successivi, sempre molto squisiti. Non mi hanno mai maltrattato. Ho parlato molto con loro di jscuola, di golf e altro. Erano iconvinti che fossi ncchissi- mo. ma io ho cercato di con- !vincerli che sbagliavano e che Jmai mio padre avrebbe potu- \j to pagare i 200 milioni richie- I sti. Compravano i giornali e ' quando hanno letto che i miei Jnon avevano grandi possibili- j tasi sono decisi ad accettare, »milioni offerti da mio pa- j dre». , ^e"o " ragazzo aeve avei detto anche dell altro visto che tuttl f" inquirenti nanno j defunto Stefano un attento osservatore, utilissimo alle in- ! dagini. Ma si è saputo soltan-1 to che il ragazzo ha fornito | particolari sul suo rilascio di notte, sulle colline di Chivasso, dopo un altro viaggio in auto. «Prima mi hanno fatto cenare e mi hanno anche dato da bere. Forse vi avevano mescolato qualcosa che mi ha fatto assopire». Gli inquirenti hanno interrogato anche il padre del ragazzo e lo zio Giuseppe (ex partigiano nell'Ossola, ora dirigente industriale a Como). E' quest'ultimo che al quarantacinquesimo chilometro dell'autostrada Torino-Milano si è incontrato viso a viso con uno dei banditi fermo in auto su una piazzuola consegnandogli la valigetta coi 32 milioni- E' stato lo zio Giuseppe a condurre le trattative con una serie di telefonate da un bar di Stresa e a far perdere le tracce alle auto con targhe civili dei carabinieri e della polizia che gli si erano messe alle calcagna per controllarne le mosse, «*on volevo far correre ri seni a Stefano» ha detto. Cer to. va precisato, polizia e ca rabinieri non hanno dormito un istante. Sono state compiute battute, indagini, accertamenti. Sono state seguite decine di piste, sono stati controllati i movimenti di decine di giovani. A quanto si è appreso in queste ultime ore vengono seguite due piste: quella dei carabinieri porta dal Novarese ai confini della provincia di Vercelli; quella della polizia arriva invece nel Milanese, sembra, con epicentro nella zona di Sesto San Giovanni. Sui motivi del sequestro ancora molti dubbi. Pare comunque che sia stato preso di mira Stefano Barberi per una serie di informazioni sbagliate e certo nella convinzione che la famiglia disponesse di grosse somme di denaro liquido.

Persone citate: De Monte, Milanese, Stefano Barberi