"Boschi con branchi di cinghiali liberi,, per il Vergante richiamo pubblicitario

 "Boschi con branchi di cinghiali liberi,, per il Vergante richiamo pubblicitario Mentre i contadini sono sempre più preoccupati "Boschi con branchi di cinghiali liberi,, per il Vergante richiamo pubblicitario Nei giorni festivi code di auto ferme lungo la strada per vedere da vicino i voraci animali - C'è chi vorrebbe mobilitare i cacciatori per una battuta, altri vorrebbero trasformare la zona in parco naturale j i (Nostro servizio particolare) ' Fosseno. 8 agosto, j II Vergante sembra ritorna- ! ; to indietro di qualche secolo i ■ quando i pastori e i contadini I montavano la guardia, dì not- ; te. per proteggere le loro ■ greggi e gli animali della stai- \ la dagli assalti delle bande di: famelici lupi che infestavano \ allora la zona. L'apprensione che gli agricoltori provano in questi mesi è la stessa, senonché. ora, a turbare i loro sonni sono i cinghiali. A lavorio, Colazza. Nebbiu- i no. Armeno. Montrigùtsco, Pi \ sano e nelle piccole frazioni j di Fosseno, Talonno. Baranedo non si parla di altro in questi giorni. Come comportarsi nei confronti di un intero esercito di voraci cinghiali? Gli animali fuggiti da un allevamento a Fosseno si sono rifugiati nell'intricata boscaglia che abbraccia una zona vastissima del Vergante e di tanto in tanto appaiono nei campi coltivati degli, agricoltori locali, cibandosi con i frutti maturi, strappando le radici delle piante, compromettendo, insomma, il raccolto di un anno intero. «Senza contare che quando quelle bestie hanno fatto la loro apparizione in paese — aggiunge qualcuno — si è diffuso anche un po' di panico. Parecchie nostre donne, quando li hanno visti fuggire per la campagna e grugnire paurosamente, si sono a ragione spaventate». «Ora — continuano — i cinghiali non fanno più impressione, ma i nostri campi vanno in malora e bisogna trovare una soluzione». / contadini, da parte loro, hanno cercato di organizzarsi in squadre per sorvegliare la campagna e proteggere i frutti dalla voracità degli animali che, riprodottisi a ritmo impressionante, ora infestano i boschi del Vergante. Qualcuno ha tentato addirittura di rizzare fra i vitigni, in mezzo al granoturco maturo, nei' campi di patate, dei fantocci per intimorire gli animali; ma non è servito a nulla. «Figuriamoci — commentano i contadini — i cinghiali non hanno paura neppure dell'uomo; un pezzo di carta svolazzante appeso a un tralcio non li scaccia certo dai nostri campi». Ci sono state riunioni un po' a tutti i Uveiti: fra contadini, amministratori, caccia tori, fra i gruppi riuniti, ma non si è sortito alcun effetto. Si scontrano infatti diverse proposte che pare difficile conciliare fra loro. Gli ecologi salutano i rumorosi e voraci animali come una vittoria della natura sulla tecnologia e gli inquinamenti e auspicano addirittura che i cinghiali vengano lasciati liberi di vivere e di riprodursi, creando addirittura nel Vergante un parco nazionale. «Non saranno questi pochi - danni che provocano a sugge|rire di abbatterli. Per me — j dice Stefano Canuto — devo I no essere lasciati in pace. Mi ! hanno mangiato tutti i germogli della vite e l'avevo piantata da un anno appenama sono contento ugualmente». Altri invece sono di diverso avviso e parecchi contadini j fremono nel- vedere le loro i piantagioni compromesse. '«Avevo un campo di patate ! che mi consentiva di ricavare quattro quintali di verdura | spiega Franco Colombo, colti i rotore diretto fino allo scorso ; anno e che ora. pur lavorando : i campi, aiuta i figli nella ma ccilena — sono entrati i cin ; ghiali ed ora non riuscirò a ' ricavare nulla di buono». I danni subiti non sono in- ; genti quantitativamente. 1 «Quelli più colpiti — aggiun- ! gc Colombo — possono chie- I de re di essere risarciti per I centomila lire, al massimo: ;ma il principio è un altro: non vogliamo i soldi ma vo gliamo la nostra verdura, ge¬ nuina. coltivata con te nostre j braccia. Con le mie patate mi ! servivo per tutto l'anno e ne : davo un po' anche ai miei fi : glioli. Che cosa posso com ' piare con poche decine di oi:. ghetti da mille?», ; La preoccupazione dei con ! tadini è anche un'altra. Fino ra infatti i cinghiali si sono j sfamati trovando cibo nei ri- fiuti dei parecchi villeggianti che nei mesi estivi affollano la zona. «Ma quest'inverno — • commenta Serafino Colomba- ro. un altro contadino che ha avuto i campi danneggiati — quando i villeggianti se ne saranno andati come faranno per sfamarsi?». La notizia che un centinaio di cinghiali vaga per i boschi di lavorio e dei paesi vicini si è tuttavia trasformata almeno per ora in un notevole richiamo pubblicitario. Nei giorni festivi, da quando si è sparsa la voce, sono decine le macchine che si fermano sul ciglio della strada e ne scendono famiglie intere per vedere i mammiferi selvatici. Pochi sono tuttavia riusciti ad avvicinarsi agli animali: «Sono spaventati — commentano — e appena sentono la presenza dell'uomo fuggono dove la boscaglia è più fitta». Ai turisti non rimane che informarsi su come è stato possibile il formarsi di un vero e proprio esercito di cin ghiali. cosi numerosi da creare addirittura dei problemi. Nei bar e ristoranti della zona, nei caffè e sulle piazze, si ripete la storia degli amici di Fosseno che un paio di anni or sono decisero di acquistare in Maremma alcuni capi di cinghiali. «Volevamo allevarli — dice Ezio Antonioli un imprendilo- re edile - nel corso dell'anno ne avremmo mangiato qual-cuno; in auturmohe avrern-mo lasciati Uberi altri per da- re loro la caccia». In un armo, da quando hanno sfondato la rete protettiva, si sono in un primo tempo raddoppiati, poi triplicati e il numero della mandria continua ad aumentare: da quattro che erano, sono vicini ai cento anche se il calcolo è forzatamente approssimativo. Valentino Bertolè, titolare del Circolo Enat di Fosseno, com- | menta che ora gii animali \ non sono neppure più di toro ; proprietà. «Dopo quindici i giorni — afferma infatti — j diventano del Comitato cac{ eia di Novara ed è a quell'ente che tocca risarcire i danni». «Ci siamo messi in dodici — afferma Giovanni Mosca riello — io, Bertolè, Antonioli e qualche altro, tra cui Rinaldo Marchini ed il presidente dei cacciatori Gualtiero Bertela; abbiamo sborsato dei bei soldi per comprare tre femmine ed un maschio, sistemare il serraglio, acquistare l'avena per nutrire le bestie. Poi sono fuggiti, la cascina con cento quintali di mangime ha preso fuoco e c'è in piedi una polemica che non finisce più. Chi avrebbe immaginato che sarebbe finita così?». Qualcuno ha proposto che i cacciatori suino chiamate per fare piazza pulita e liberare la zona, qualcun altro risponde che tutto sommato la situazione non è cosi tragica da richiedere un intervento radicale, altri ancora, i naturisti. che sarebbe un vero peccato perdere l'occasione di trasformare il Vergante in un parco naturale che potrebbe divenire un altro veicolo pubblicitario, da aggiungersi a quelli che hanno reso famosa l'intera zona. A patto di garantire le culture almeno quando il lavoro nei campi è l'unico cespite per tirare avanti «Ho 73 armi dice Cario Bargolmi — ho a i e • - j Pensione di 32 nula lire o * mese- V1V° dl\,lmo ^voro -i116? campi e quest anno il rac-!«>"<> « stato comprornesso - ! ^^^.^fL^^l , o l o l m- Baràolini porta lenti spessissime. «E* quasi cieco — dicono in paese — la vigna la lavora al tatto. Il suo caso è pietoso». «Sarebbe sufficiente una rete di protezione — ribattono gli ecologi che non disarmano — per salvare la vite dei contadini ma nello stesso tempo avremo anche salvato la natura». Lorenzo Del Boca |\ ; ij{ lavorio Supcriore. Franco Colombo iodica la strada che abitualmente percorrono i cinghiali per avvicinarsi ai vigneti. Che succederà quando l'uva sarà matura? (dovetti) , i v { Uno dei contadini danneggiati dai voraci animali, Carlo Bugoliai, di lavorio, e due ex proprietari di cinghiali, Ezio Antonioli e Valentino Bertolè (Foto Giovetti)

Luoghi citati: Colazza, Novara