Si sono fermati sui monti dove sono nati e hanno passato gli anni della giovinezza

Si sono fermati sui monti dove sono nati e hanno passato gli anni della giovinezza Premiati contadini, pastori, guardie forestali, medici, ecologi Si sono fermati sui monti dove sono nati e hanno passato gli anni della giovinezza La famiglia di sei fratelli che gestisce un ristorante rustico all'alpe Archia, in Valle Cannobina, e il medico condotto di Quanta, che dipinge fiori dell'alpe Veglia e ha scritto un libro sui camosci che piace ai suoi compaesani (Dal nostro inviato speciale) ! Premeno. 8 luglio, i (vs.) La Festa della montagna si è svolta con una coreo-1 grafia di folclore e musica. ! Erano presenti anche le ra-, gazze canterine di Miazzina nei fioriti costumi valligiani e la banda di Baveno del mae- ) stro Federico Brigatti. Il secondo tempo della manifestazione. cominciata al j centro antologico di PiancavaUo, si è svolto in una località suggestiva ed esemplare, l'Alpe Archia, un piccolo eden solitario in Valle Cannobina a cui si arriva da Fiancavano in mezz'ora con una carrozzabile costruita durante la prima guerra mondiale. Archia, tra i pascoli al limitare dei boschi di faggio, presenta un singolare esperimento di agriturismo: un ristorante perfettamente attrezzato a offrire polenta, formaggi e selvaggina e ogni sorta di cibi genuini. Lo gestisce una famiglia patriarcale, gli Scarsetti che. fino a quattro anni fa hanno fatto capo al padre Giovanni, ora deceduto. I sei fratelli sono cresciuti su quell'alpe. Nel giugno del '44. quando arrivarono lassù i tedeschi, i partigiani affidarono loro un grosso deposito di munizioni da nascondere. Lo coprirono in fretta e furia con foglie e fieno. Quando poco dopo arrivarono gli Alpenfàger con i mitra, papà Gio- vanni giurò che non aveva mai visto un partigiano da quette parti e nessuno fiatò. : neanche i bimbi aggrappati alla madre, mentre la coserà fu rovistata da capo a fondo. Ma le armi sotto il fieno non furono trovate e sul posto la famiglia ha eretto una cappelletto dipingendoci sopra un quadro ex voto. Poi è rimasta, a vivere della montagna che sa custodire tigni segreto. •Gli Scarsetti dell'Alpe Archia sono stati premiati durante la festa, con Veronica Rigali dell'Alpe Velina di Mezzo (Rovegro) e Natale Zanini dell'Alpe Casola (Oggebbio) perché «hanno mantenuto viva l'attività dell'alpeggio in zone particolarmente disagiate». Medaglie e diplomi sono stati dati anche ai Cai di Intra e di Pallanza per le iniziative a difesa detta montagna verbanese e al corpo di soccorso alpino della Valgrande: \ a monsignor Giuseppe Bic- \ ! chierai di Milano realizzatore \i del Centro aUXOlogiCO; alle i | guardie forestali di Santa Ma- \ : ria Maggiore e Verbania. I oscuri ma preziosi custodi 'delia selvaggia Valgrande con il dottor Varo Carocci, ora in pensione, e il mare- j/rcciusi tiuiuui • sciallo capo Anselmo Viviani di Omegna «che compie una continua opera di salvaguar dia della flora alpina»; ai giornalisti Lugli, Valsesia. To disco. Rainaldi e Giulio Bedoni, animatore della sezione novarese di Italia Nostra: all'ingegner Armido Dateria, delegato provinciale della Soprintendenza e studioso dell'architettura spontanea delle valli novaresi; al geografo Umberto Bonapace, direttore scientifico della De Agostini, a don Pietro Silvestri e alla professoressa Livia Tonolli. direttore dell'Istituto idrobiologico di Pallanza: agli inse- i gnanti Laura Alessandrini e j Anna Ligutti di Fiancavano, e Ada Jannuzzo di Zoverallo: all'amico della Valle Infrasca, Emilio Morandi. di Cambia sca: agli alpigiani Pietro Barella di Bèe, Angelo Bosotti di Premeno. Rosanna Panchetti di Caprezzo, Pierluigi Francioli di Vignane, Luigi Martinelli, di Cambiasca, Fiorenza Adelaide Morandi di Scareno di Aurano, Silvestro Mozzanini di Manegra di Oggebbio, Vittorio e Benito Pelfini di Miazzina. Eugenio Pe- relli di Esio di Premeno, Vito Ratti di Ghiffa. Enrico Fran- Cini, Orsola Fornara. Giaco- min Caretti. Silvestro Lietta. Sono stati chiamati alla ribalta anche tre medici: Renzo i Bossi, primario radiologo di j sta, manovale per costruire le ; strade e il piazzale del belveì dere e manager per trovare Verbania, Franco Cavagnino, da vent'anni medico condotto di Cambiasca e Luigi Rondolini di Quarna. Rondolini ha 65 anni: trenta li ha dedicati al paese dei costruttori di strumenti a fiato e degli intagliatori del legno. E' uno di quei medici condotti che hanno cominciato facendo di tutto, medico, ! ostetrico, veterinario, denti- I terreno e fondi per l'albergo ! di trenta camere di cui oggi il Comune dispone. Ha trovato ! anche il tempo di raccogliere e dipingere 1100 esemplari di j flora dell'Alpe Veglia. Ma quello per cui più lo amano i suoi compaesani è un libro, «fi tata delle Alpi», che racconta il frutto delle sue osservazioni sull'eccezionale modo di vivere dei camosci, bestie singolarmente unite da istinti familiari, che amano tanto i loro piccoli da non lasciarli soli neanche per un istante. «Nella camoscia madre del mio libro — spiega il medico e piange senza vergogna — io ho ravvisato lo stesso spirito fiero e indomabile di mia madre cbe per sfamare le sue bestie e dar da vivere a me bambino, non si peritava di arrampicarsi a raccogliere erba su rocce dove si arriva solo legati con le corde. Una vera donna della montagna». I PiancavaUo. Luigi Rondolini racconta la storia del camoscio che gli ha ispirato un libro. Il figlio Giancarlo, commosso dalle parole del padre, non sa trattenere le lacrime