Mergozzo anno zero: da lunedì ruspe al lavoro in riva al Toce

Mergozzo anno zero: da lunedì ruspe al lavoro in riva al Toce Il piccolo comune ha perso la sua battaglia ecologica Mergozzo anno zero: da lunedì ruspe al lavoro in riva al Toce La Montefibre intende costruire un Centro di ricerche, un pantalonificio, una fabbrica di moquette e una per la produzione del nylon €6 - Saranno occupati un milione e mezzo di metri quadrati: tutta l'area disponibile - Non vi sarà più spazio per l'espansione turistica (Dal nostro inviato speciale) Mergozzo, 20 giugno. Per l'insediamento Montefibre quelli di Mergozzo hanno perso la loro battaglia: su quella vasta area che va dall'abitato del paese, sino alla sponde del Toce (quasi un milione e mezzo di metri quadrati) lunedì prossimo ^entreranno in funzione le ruspe. Verrà dapprima spianato il terreno e, dopo i rilievi geologici, cominceranno i lavori edilizi. «7 progetti esecutivi sono pronti da tempo — ci ha dichiarato un portavoce della Montefibre — le opere sono state appaltate ed i lavori inizieranno nel giro di pochi giorni». Sorgeranno: un centro ricerche che nel campo delle fibre sintetiche sarà il primo d'Europa; un pantalonificio; una fabbrica di moquette e una per la produzione del nylon 66 con criteri d'avanguardia, secondo un procedimento del tutto nuovo. A metà del 1976 tutto dovrebbe essere pronto e 3200 persone attualmente impegnate nello stabilimento Montefibre di Verbania verrebbero trasferite qui. L'eccedenza rimarrebbe nella vecchia fabbrica la quale verrà ristrutturata. In sospeso, ma soltanto per modo di dire, è la questione degli 800 operai in cassa integrazione dall'aprile dello scorso anno. Sino al mese prossimo, quando scadranno i 15 mesi previsti dalla legge, percepiranno il 90 per cento del salario. E poi? «Non debbono preoccuparsi — precisa lo stesso portavoce Montedison — è già allo studio una loro sistemazione». Quale, però, ancora non si sa. Una cinquantina già sono stati richiamati in servizio, impiegati in lavori speciali; altri han- no trovato lavoro altrove. La maggioranza, tuttavia, non sa ancora che cosa accadrà tra uno o due mesi. E' probabile che se non tutti, una buona parte venga ammessa a frequentare corsi di riqualificazione per un nuovo tipo di lavoro; e altri vengano riammessi nei reparti del vecchio stabilimento. Sui cosiddetti «tempi tecnici» il ritardo degli insediamenti industriali nella zona del basso Toce, è minimo: all'incirca due mesi. Se si tiene conto delle difficoltà insorte dopo la contestazione del «piano di fabbricazione» e la resistenza dei proprietari dei terreni che ha portato ad una vera e propria sollevazione popolare, si può ben dire che sono state bruciate le tappe. Dunque per il geometra Sergio Bertinotti e i suoi seguaci del «Comitato difesa di Mergozzo» non c'è più nulla da fare? Sembrerebbe proprio di no: «Davide» che in un primo tempo aveva avuto il sopravvento su «Golia», ha dovuto aere. Le violente dimostrazioni, la cosiddetta «battaglia della carta bollata» non hanno prevalso su quella che viene in un certo senso definita «la ragion di Stato». I termini della questione sono noti: la Montefibre, secondo un piano di ristrutturazione intendeva trasferire gran parte della sua attività a Novara. Autorità e sindacalisti si sono opposti e, a conclusione di una lunga agitazione, è stato raggiunto un accordo per un nuovo insediamento nella zona del basso Toce. Un consorzio di comuni della zona presieduto dall'allora primo cittadino di Verbania, Piero Mazzola, offri l'area di Mergozzo. E' da allora che sono sorte le polemiche: la popolazione del ridente paesino in riva al lago omonimo, si è sollevata e i 700 proprietari dei terreni interessati all'insediamento si sono rifiutati di cedere il loro «fazzoletto di terra». II Comune (il sindaco comunista si è dimesso) ha ceduto i suoi 500 mila metri quadrati; per i restanti ci sono state opposizioni a non finire. Anche l'ultima battaglia le gale (opposizione all'occupazione con decreto di urgenza) è stata perduta avendo il tribunale amministrativo regionale, respinto l'istanza con la quale i proprietari di Mergozzo chiedevano, in attesa di un giudizio definitivo, venisse pronunciata una «sospensiva». Anche l'altra questione concernente i diritti «di uso civico» sui terreni di proprie tà comunale sollevata dai cittadini di Mergozzo per bloccare gli insediamenti industriali non è servita a fermare l'iniziativa. Una parte dei proprietari (forse una settantina) ha intanto ceduto, a trattativa privata, al consorzio, piccoli appezzamenti. Per una azienda agricola con annesso allevamento di cavalli e per una cava di granito, sono in corso pure trattative. Le terre di tutti gli altri verranno espropriate ad un prezzo che va dalle 80 alle 300 lire al metro quadrato. «Prima di arrivare a questo — precisa il presidente del consorzio. Fiero Mazzola — faremo ancora un tentativo per l'acquisizione di retta dei terreni. Per chi proprio non vorrà saperne, si arriverà alla stima d'ufficio». A Mergozzo centinaia di proprietari scuotono sconsolatamente il capo: «Ma come è possibile — dicono — che il frutto di anni di lavoro nostro e dei nostri avi, ci venga strappato per quattro soldi?». Aggiungono: «No, noi ci batteremo ancora. Sotto il profilo legale la procedura sarà ineccepibile, certo è ingiusta». Qualcuno va più in là e con tono minaccioso definisce l'è sproprio, un furto. Anche il presidente del «Comitato», Bertinotti, non sa più che pesci pigliare. «Abbiamo fatto, sotto il profilo umano e legale — dice — tutto quanto era possibile. Non abbiamo lasciato nulla di intentato. Dopo l'opposizione abbiamo cercato un accordo perché, almeno, venisse ridotta l'area: un milione e mezzo di metri qua¬ drati rappresentano la intera superficie disponibile: a Mergozzo, centro turistico, non si lascia proprio più nessuna possibilità di espansione». Cai ha attrezzature turisti che come la signora Milena Oliva si domanda: «Adesso, con gli insediamenti industriali come debbo fare? Trasformare il genere di ricettività del mio locale? Verranno ancora o turisti o debbo pensare ad una eventuale clientela diversa?». A Mergozzo sono giunti oggi anche i tecnici del genio civile: tra una ventina di giorni cominceranno i lavori di arginatura del Toce. a protezione della nuova zona industriale. Si tratta di un primo lotto per una spesa di 400 milioni. Per l'intera opera pare non siano sufficienti 4 miliardi: una inezia a confronto dei 125 miliardi che spenderà la Montefibre per i suoi nuovi insediamenti. . Piero Barbe Milena Oliva, vicepresidente della Pro Loco, ha difeso a spada tratta l'area verde Il geometra Sergio Bertinotti che si è battuto contro la industrializzazione Mergozzo. Ai tempi della « battaglia » una donna, proprietaria di un'area da espropriare, parla a difesa del «fazzoletto di terra» che stanno per toglierle (Foto Ciovetti)