Tra i vecchi giornali di Novara

Tra i vecchi giornali di Novara "Cavalcata,, di 136 anni fra storia e costume Tra i vecchi giornali di Novara Una rivista torinese, "Piemonte", ha riportato un ampio servizio - Dall' "Iride", del 1837, che propose d'illuminare la città col gas, al "Batusu", satirico-umoristico, per finire con l'avveniristico "Il ventaglio" (Dal nostro corrispondente) Novara, 1 settembre. «Piemonte», la bella pubblicazione edita a Torino che si occupa di «realtà e problemi della Regione» dedica un ampio servizio di Romolo Barisonzo ai giornali di, Novara, dal primo, «l'Iride» "che vide la luce nel 1837 a quelli che si pubblicano oggi. Una interessante «cavalcata» tra storia, cultura e costume, di 136 anni, frutto di una ricerca meticolosa. Se da un lato «l'Iride» avanza un nuovo ideale di civiltà e di tolleranza tra gli uomini, dall'altro esalta il progresso della tecnica. Dà notizia che «il signor Gaudin di Parigi trovò una luce nuova, detta alla Drummond», la quale è 200 volte più viva della fiamma del gas. Il giornale commenta che con tale sistema si potrebbe illuminare Novara «da un solo irradiante posto su di una torre alta 400 piedi». Seguendo «l'Iride», si ha notizia che alla vigilia della battaglia della Bicocca la popolazione fu invitata a prestarsi a due giornate di lavoro festivo «onde destinare la metà (o volendo anche una parte maggiore) del lucro a prò di Venezia». Per lo stesso motivo vennero ricavati ben 9.700 franchi da un ballo di beneficenza. Della «fatai Novara» il giornale locale parla diffusamente nella sua edizione del 2 aprile 1849, ma è una cronaca non certo edificante: si legge di soldati piemontesi sbandati dediti al saccheggio, di violenze e di fucilazioni e di un sottufficiale austriaco che entrato in città esclamò alla vista di tanto scempio: «C'è un errore nella geografia: vandali stanno in Piemonte». Nel 1875, mentre sta per cadere la destra per lasciare il posto alla sinistra di De Pretis nasce «il progresso» che più tardi diventerà «Gazzetta di Novara». Critica il bilancio comunale perché il pareggio viene raggiunto mercè l'accensione di mutui. B giornale inizia la sottoscrizione per «l'ossario della Bicocca» stanziando dieci lire; annuncia il primo bilancio annuale della Banca Popolare (1876) e due anni dopo la realizzazione della cupola antonelliana. La città conta 30 mila abitanti e i giornali, sul finire del secolo, nascono come funghi. Barisonzo ricorda «L'educatore cattolico», giornale religioso, scientifico, letterario della diocesi; «L'avvenire», giornale politico, amministrativo, commerciale della provincia; «Il corriere di Novara», il solo che sia giunto sino ai nostri giorni. Altri, come « Il Bescapè », « B novarese » non hanno la stessa fortuna. Si susseguono i tentativi di giornali satirico-umoristici. Dapprima esce il «Batusu» che dichiara una tiratura di 5200 copie, poi «La vespa» che nel sottotitolo reca «punge ma non offende». Nel 1896 esce il primo giornale politico «Il lavoratore», foglio socialista e qualche anno dopo «L'azione», settimanale cattolico che si pubblicano tuttora. Agli albori del secolo si pubblicano «La riforma», giorna le radicale; «Il taboga» nel cui sottotitolo è scritto «va su e giù ogni quindici giorni». Con l'avvento del fascismo fra i pochi settimanali superstiti è «La gazzetta di Novara». Pettegolo e ciarliero verrà chiamato, per le sue notizie di interesse minuto — annota Barisonzo — il «Giornale delle serve». E' molto letto, però: ha lo stato civile (chi nasce, chi muore e chi si spo- sa); pubblica un romanzo d'appendice e ha una sua rubrica «All'ombra della cupola», una rassegna pressoché completa degli avvenimenti cittadini, piccoli o grandi, tutti mescolati insieme. In questo periodo si pubblica «La luna» che reca nel sottotitolo «guarda dall'alto e ride». Ma accanto a queste facezie, durante la dittatura fascista, a dispetto delle mediocrità, nasce «La libra» e Novara si scopre «centro letterario». L'iniziativa è di Mario Bonfantini e al suo fianco sono Enrico Emanuela e Guido Piovene. Collaborano Giuseppe Raimondi e Dino Gar¬ rone. Non avrà lunga vita «La libra» ma rimane pm* sempre un esempio della cultura novarese. Caduto il fascismo ricompaiono alcuni dei vecchi giornali; altri ne sorgono. Angelo Del Boca, Ugo Ronfani ed Egidio Bordante, danno vita a «Il ventaglio» di impostazione e gusto del tutto nuovi per non dire addirittura avveniristici: vivrà appena dieci settimane. Eppure a quel tempo si parlava di dare a Novara un quotidiano. A chi glielo proponeva Del Boca rispose: «Non abbiamo i soldi per farlo né i lettori per leggerlo». Piero Barbe Novara. La città in una stampa antica come appariva nell*800: la famosa battaglia della Bicocca del