Festa tra i prati: sport, allegria, canzoni e coppe

Festa tra i prati: sport, allegria, canzoni e coppe Ventimila ad applaudire i lettori de "La Stampa,, impegnati nella Marciagrande del Vergante Festa tra i prati: sport, allegria, canzoni e coppe In tutta la provincia si parla ancora della manifestazione - Il vincitore è un "professionista" dell'"Atletica Ossolana" - Un incentivo turistico per conoscere la zona - Efficienza organizzativa - A Tapigliano le donne sono uscite di casa con dei secchi d'acqua per rinfrescare i concorrenti -1 soli infortunati della prova sono i cani gozzanesi di Terranova: si sono ustionati le zampe sull'asfalto bollente - Premiati tutti i gruppi partecipanti (Dal nostro corrispondente) Briga Novi, 28 maggio. Si è continuato a parlare anche oggi della Marciagrande del Vergante nei paesi a cavallo fra l'agro di Borgomanero e le colline del Lago Maggiore. Il passaggio dei 1500 marciatori ha costituito un avvenimento di eccezione in tutti i centri attraversati: da Tapigliano, dove le donne sono uscite con secchi d'acqua per rinfrescare gli accaldati camminatori, allo stesso Invorio, che ha ritardato il pranzo domenicale per applaudirli tutti, fino all'ultimo arrivato. Le vie del turismo sono poche ma ben definite: difesa dell'ambiente naturale, costruzione di strade e di impianti ricettivi adeguati, realizzazione di iniziative spettacolari invitanti. In quest'ultimo filone si possono benissimo inserire le «marcelonghe», dimostrazioni collettive di pratica sportiva (oltretutto promozionali ai firn dell'attività agonistica vera e propria). La «primavera delle marcelonghe» è esplosa d'improvviso, cogliendo tutti di sorpresa. Molti sostengono che si tratta di una moda destinata a tramontare presto. Sull'onda di questa usanza primaverile, 1500 persone, di tutte le età, in gran parte con abitudini sedentarie, hanno camminato ieri tra i boschi e in mezzo ai fragoleti, scoprendo le bellezze locali. Venti mila spettatori le hanno acclamate lungo il percorso. Molti erano venuti da lontano, taluni hanno fatto per 'la prima volta conoscenza con il paesaggio del Vergante. La grande camminata, 24 chilometri, ha preso il via da Briga, sede dell'organizzazione. I membri del comitato avevano lavorato fino a tarda notte per predisporre i cartellini di corsa di ogni singolo concorrente: sono stati gli ultimi ad andare a letto, e sono stati i primi ad alzarsi in paese, che di buon'ora è stato così svegliato dalla voce dell'annunciatore Piero Quirico, assessore allo Sport e ai problemi della gioventù. Con l'altoparlante, il giovane assessore ha regolato l'afflusso al campo sportivo, dove l'equipe di Chicco Barbieri ha provveduto al controllo dei partecipanti e alle iscrizioni di un centinaio di ritardatari. Verso le 8, si è registrato qualche timore per un po' di ritardo nella partenza. Allo scattare della mezza, il corteo si è invece mosso puntualissimo, tra due ali di folla applaudente: davanti a tutti l'elegante rappresentanza del centro ippico di Maggiora e la banda di Invorio. Difficile tenere a freno i giovani, e al segnale convenuto' vi e stata come un'esplosione. Alla testa del lungo corteo sono schizza-ti via i Più baldanzosi, che da quel momento hanno avuto un unico pensiero: coprire i 24 chilometri, mirabile itinerario collinare, nel minor tempo possibile. Alla fine il più veloce è risultato un «professionista», Giovanni Bernardini, dell'«Atletica Ossolana», giunto al traguardo dopo un'ora e quaranta minuti. Per un mese intero avevamo scritto che la «Marciagrande» non era una gara podistica, che non ce ne importava niente di chi sarebbe ar- rivato per primo sul traguardo di Invorio, poiché ci sembrava abbastanza pacifico che un ventenne, magari atleta di professione, riuscisse a superare per scatto e resistenza fisica il quasi ottuagenario Egidio Bonfanti, di Grignasco. In fatto di fretta di arrivare, potevamo tutt'al più fare un'eccezione per Giampietro Savoini, 37 anni, di Briga, il quale doveva trovarsi in chiesa alle 11 per assistere alla prima co¬ munione della figlia Sara: In ogni caso, Savoini ce l'ha fatta, uscendo dall'impresa per il rotto della cuffia, e abbiamo deciso perciò di assegnargli-una coppa, che del resto non ha avuto nemmeno- il tempo di ritirare. In un primo tempo, avevamo addirittura pensato di non dare alcun premio ai primi classificati, ma alla fine si era stabilito di premiare il primo come il tredicesimo e il diciassettesimo, il novantesimo e tanti altri, fino al penultimo, secondo una graduatoria che tiene conto più del favore della sorte che non delle prestazioni. Beati dunque quelli che se la sono presa con filosofia, camminando secondo le proprie forze, sostando ai ben riforniti posti di ristoro, godendosi la natura e ammirando i panorami: i premi all'arrivo erano cosi tanti (oltre alla medaglia di partecipazione e al diploma) che poteva sempre toccargliene qualcuno. Lungo il percorso non si sona verificati inconvenienti di sorta. SuU'mterminabile processione vigilava il direttore di corsa Giuseppe Ruga, con i vari giudici di gara, che non hanno riscontrato alcuna infrazione al regolamento, peraltro semplice (camminare con le proprie gambe, e non prenderla per le scorciatoie). Ammirevoli le varie squadre di controllo dell'architetto Vicari, di Panaretti e di Pastore, e l'inimitabile team di Invorio Superiore. Non vi è stato molto lavoro per il servizio medico: praticamente i soli veri infortunati sono stati i due splendidi cani di Terranova dell'industriale Sottini di Gozzano, i quali sull'asfalto cocente dell'ultimo tratto si sono ustionate le zampe (con i vari medici e farmacisti, non avevamo pensato purtroppo di ingaggiare anche il veterinario). Per il resto, solo crampi e piccole escoriazioni guaribili con l'applicazione di un cerottino. Con cinquanta e più coppe da distribuire, abbiamo accontentato .tutti i gruppi: quello di Talonno, i «Nati stanchi», la famiglia Ibba di San Marco, il Cai e la Pro Loco di Ghemme, l'Artar di Cureggio, il Seven-up, il Bar Arcobaleno di Intra, il gruppo di Soriso, la Publikompass torinese e la Polisportiva invoriese. E ancora: il GB. Valle di Cellio, i simpatici ragazzi di Casalino, il gruppo Giacomini, la' scuola di catch del campione Ve razzi («Forti sul ring e veloci sulla strada» è il loro motto), l'Omar di Gallia¬ te, il Csi di Gozzano, il Cai gozzanese e quello di Borgomanero, il gruppo di Fondotoce, le Officine San Marco di Borgomanero, il celebre complesso di Dagnente, i «Piedoni» di Briga, la Lumaca di Pa¬ lestra, gli avieri di Cameri, le «Rimoline» di Oleggio, i bersaglieri, i Cigni di Orta. I ragazzini di Orta, questa mattina, sono tornati a scuola con la medaglia viscontea al collo, e hanno mostrato alle mae¬ stre la litografia di Ajmone. Lungo la strada abbiamo distribuito calderoni di tè e quintali di limoni e di pompelmi. Sotto la direzione del fruttivendolo Prelli, uno stuolo di belle ragazze ha affetta¬ to agrumi per l'intera mattinata festiva. Dna mattinata, tutto sommato, divertente per tutti. «Una mattinata diversa», ha commentato una delle improvvisate limonaie. Francesco Allegra Invorio. Al traguardo Franca Candiloro, 15 anni, di Dagnente, la prima donna arrivata Briga. In attesa di partire il «clan» degli otto fratelli sardi di Borgomanero: sono arrivati tutti e si sono aggiudicati la coppa gigante offerta dai fratelli Cerutti (Foto Moisio)