La telefonata su nastro è incomprensibile e il processo per estorsione viene rinviato

La telefonata su nastro è incomprensibile e il processo per estorsione viene rinviato La telefonata su nastro è incomprensibile e il processo per estorsione viene rinviato Coiti ebbe la prova del reato ed è stato affidato ai periti -Tra l'altro la conversazione è in dialetto - Una girandola dì milioni, pellicce e preziosi -1 fatti che hanno dato origine alla vertenza risalgono a 5 anni fa (Dal nostro corrispondente) Novara, 18 maggio. (p. b.) Per un nastro magnetico, il processo per estorsione, truffa, appropriazione indebita e falso, che vedeva sul banco degli imputati due donne, è stato rinviato a nuovo ruolo. Il nastro sul quale è stato registrato un colloquio telefonico e che costituirebbe la prova di imo dei reati è stato contestato: presenta vuoti di voci. E' stata ordinata una perizia tecnica' e l'intervento d'un esperto del dialetto novarese perché traduca il contenuto del colloquio. Le due maggiori imputate, Pieriuisa Martelli, 47 anni, via Monte Nero 40 e Renza Mombelli, 44, viale Volta 85, fianco a fianco, sul banco degli accusati, si sono ignorate. Un tempo erano amiche. La Mombelli, sarta alla moda, vantava tra le sue clienti i più bei nomi di Novara. Oltre agli abiti, consigliava, loro pellicce e gioielli. Ed è stata proprio questa sua seconda attività a metterla nei guai: coinvolta in un giro vorticoso di pellicce e preziosi, imbrogliata, sua volta da persone senza scrupoli, è stata rinviata a giudizio per truffa, appropriazione indebita e falso in cam- "Diali per molte decine di milioni. Nel capo di imputazione si legge che dalla pellicceria Silvia Torgano si sarebbe fatta consegnare merce per una trentina di milioni e da Laura Chinazzo, titolare di una oreficeria, preziosi, per 36 milioni; da un altro orefice, Mario Brogagnuolo, oggetti per 14 milioni; dal pellicciaio .Vittorio Genesi, pelli per tre milioni. Sempre, secondo l'accusa, la Mombelli, avendo disponibilità economiche notevoli e promettendo di collocare la merce affidatale a sue clienti facoltose, avrebbe trattenuto indebitamente pellicce e preziosi che avrebbe venduto sottocosto o impegnato Dove siano finiti tutti quei milioni non lo si è mai saputo. Quando fu arrestata, la Mombelli coinvolse nella vicenda altre persone: Pier Angelo Gallina, 34 anni, corso XXIII Marzo 117; Pierluigi Omarini, 36 anni, via Abba 12 e Franco Arbore, 35 anni, via Perrone 4. Disse che la truffarono attraverso un" giro di assegni per alcuni milioni; che il Gallina, facendo il nome di lei acquistò gioielli per 4 milioni dall'oreficeria Stradella e preziosi da un altro gioielliere. La Mombelli, infine, chiamò in causa la sua ex amica Martelli. Truffr.ta, raggirata in ogni maniera la sarta, per tappare un buco ne fece uno più grande. Alla Martelli si rivolse ripetutamente per ottenere prestiti. Le avrebbe lasciato gioielli e pellicce, e titolo di garanzia e perché si interessasse alla vendita. Anche in questo caso è nato un grosso pasticcio che ha portato la Martelli sul banco degli imputati per rispondere di appropriazione indebita di gioielli per 23 milioni (che provenivano tramite la Mombelli dalla oreficeria Chinazzo) e di pellicce per otto milioni, originariamente della Torgano. L'episodio più grave, comunque, è quello rubricato nel capo di imputazione come estorsione. La sarta, pressata dai creditori, si sarebbe rivolta all'amica perché provvedesse ad incassare un assegno di un milione e duecentomila lire sul quale appose una falsa firma di girata. L'assegno, in un primo tempo pagato, fu successivamente contestato. «Per tacitare la cosa — sostiene la Mombelli — minacciando di denunciarmi per la firma da me falsificata la Martelli pretese 12 milioni. Per pagare fui costretta ad impegnare al monte pegni di Milano gioielli che avevo in deposito ricavandone 4 milioni e a firmare una serie di cambiali». E poiché alla scadenza le cambiali non furono pagate, la Mombelli ci rimise l'appartamento. La Martelli ammette di averé prestato cinque milioni all'ex amica, ma nega l'appropriazione indebita di gioielli e pellicce, cosi come di essersi interessata per la vendita e nega anche l'estorsione. La prova, per quanto riguarda questo reato, dovrebbe essere contenuta nella registrazione su nastro di una telefonata intercorsa tra le due donne. A «registrare» è stato un sottufficiale dei carabinieri che stava' conducendo accertamenti su alcuni prestiti ad usura. E' a causa di questo nastro, come abbiamo detto, che il processo è stato rinviato a nuovo ruolo. I giudici (presidente, Marcello D'Andrea), dopo la lettura del lungo capo d'imputazione, in seguito alla richiesta di perizia sul nastro magnetico avanzata dal difensore della Martelli, si sono ritirati in camera di consiglio, decidendo per la trasmissione degli atti al giudice istruttore. Spetterà a questo magistrato provvedere agli accertamenti peritali e alla traduzione dal dialetto della registrazióne. All'udienza si sono presen tate la Martelli, la ùtombelli, e l'Arbore. Gli altri due imputati, tutti a piede libero, erano assenti. Il Gallina è arrivato in tribunale quando il processo era stato già rinviato Delusione tra le parti lese, che attendono da cinque anni (i fatti risalgono al 1968) d'essere risarcite. Tuttavia per effetto delle varie amnistie, gran parte dei reati finiranno estinti per essere .dichiarati

Luoghi citati: Milano, Novara