Spaccia con un amico banconote false per assistere al processo del fratello

Spaccia con un amico banconote false per assistere al processo del fratello A Verbania, nei pressi del Palazzo di Giustizia Spaccia con un amico banconote false per assistere al processo del fratello Sono stati entrambi arrestati dopo un breve inseguimento - Condannati dal tribunale 2 "pappagalli" ossolani e, per; (urto, un uomo di Santina, detenuto a Porto Azzurro per altri reati a i . e (Dal nostro corrispondente) Verbania, 27 aprile. (a. c.) Due persone sono state arrestate nel pomeriggio dalle guardie di ps per detenzione e spaccio di banconote false. Sono Bruno Romeo, 20 anni. Africo (Reggio Calabria) e Rocco Papalia, 22 anni, Aplati (Reggio Calabria). Quest'ultimo è il fratello di quel Domenico Papalia, 28 anni, residente a Torino, a cui i giudici del tribunale di Verbania hanno stamane confermato la condanna di sette mesi di reclusione inflittagli in dicembre dal pretore di Domodossola per falso in dichiarazioni e contravvenzione alla residenza obbligata. n Romeo e il Papalia erano giunti a Verbania con altri due amici (riusciti ad eclissarsi), per assistere al dibattimento e avevano pensato di poter rimediare alle spese di viaggio, spacciando banconote false. Hanno cercato di rifilarne una al giornalaio Caio Buggeri, che ha l'edicola proprio sotto il palazzo di giustizia. Questi, accortosi che il « cinquemila» era falso, ha attraversato di corsa la strada, è entrato nell'antistante negozio di un parrucchiere per telefonare alla polizia. Aveva appena formato il «113» che il Romeo e il Papalia, piombati alle sue spalle, gli -hanno «bloccato» la comunicazione, poi sono scappati. Gli agenti, sopraggiunti, li hanno però fermati un paio di chilometri più avanti, all'altezza del ristorante Fomarina in via Castèlli. Portati in caserma, sono stati trovati in possesso di venti banconote false da cinquemila lire e di un foglio con nomi e indirizzi che potrebbero essere' utili nel proseguio delle indagini. — Può costare caro offrire un passaggio in auto alle turiste straniere e poi tentare approcci troppo audaci. Ne hanno fatto le spese due giovani ossolani, Serafino Zullo, Trontano, ed Emilio Lanfranco!, Domodossola, rispettivamente 34 e 36 anni, che appunto per la loro intraprendenza vennero rinviati a giudizio per rispondere di ratto a scopo di libidine, atti di libidine, atti osceni in luogo pubblico e furto. I fatti risalgono a cinque anni e mezzo fa, in agosto. Una sera di quel giorno d'estate due studentesse americane deUTllinois, Amela Anve Mullen e Mary Andoor, allora entrambe diciannovenni, in vacanza in Europa, avevano chiesto e ottenuto un passaggio sulla «Opel Rekord» guidata dallo Zullo per. raggiungere più sollecitamente Stresa. Nei pressi di Migrandone, l'auto fece, però, una deviazione per fermarsi, poco dopo, su uno spiazzo erboso. Secondo l'accusa i due imputati avrebbero subito palesato le loro vere intenzioni, tentando di mettere le mani addosso aesfudaz alle due turiste, le quali, dopo essersi difese energicamente, sarebbero balzate dall'auto, fuggendo e chiedendo poco più tardi aiuto all'autista di un pullman in transito sulla non lontana statale. Fuggendo, le due americane avevano abbandonato sull'auto del due ossolani il loro bagaglio, mai più ritrovato. In udienza stamane i due imputati non si sono presentati. Il pubblico ministero dopo la rievocazione dell'episodio, ha ritenuto di poter derubricare i capi d'imputazione più gravi («Si tratta di due normali papagaUi a conoscenza come assai-spesso le turiste straniere accedano .di buon grado ai lóro desideri», ha detto il dott. De Angelis) in tentato ratto e tentata libidini. Le richieste sono state accolte dai giudici che per i due reati hanno condannato lo Zullo ed il Lanfranchi a 1 anno e mezzo di reclusione ciascuno, interamente condonato. Li hanno assolti per insufficienza di prove dal reato di furto e per applicazione dell'amnistia da quello degli atti osceni in luogo pubblico. — A quattro anni e otto mesi di reclusione e 140 mila lire di ammenda è stato condannato stamane dal tribunale Luciano Cerchiai, 42 anni, Santhià, ora detenuto a Porto Azzurro per scontare una lunga pena detentiva. Era accusato, in concorso con altre persone mai identificate, del furto di capi di vestiario per un importo di 4 milioni di lire dal negozio di Giuseppe Aima e di Ruggero Pai tini. e del tentato furto (è andato a vuoto perché alcuni passanti insospettiti dall'armeggiare dei ladri avevano tempestivamen¬ te dato l'allarme) nella bottega di Luigi Ubbiali. I fatti risalgono al 29 settembre 1970 a Omegna. Del quattro o cinque individui implicati nei «colpi», solo il Cerchiai fu identificato, in quanto risultato autore del furto di una «Alfa Romeo 1750», rubata a Milano qualche giorno prima, e «notata», in parcheggio, davanti ai negozi presi di mira. L'uomo, arrestato qualche giorno più tardi al volante di un'altra «Alfa» rubata, era stato trovato hi possesso anche delle chiavi della «1750». Da qui l'accusa d'essere implicato nei furti di negozi. Il Cerchiai non è comparso in udienza. E' stato comunque, riconosciuto pienamente colpevole e condannato. Verbania. I due arrestati per spaccio di banconote false: a sinistra Bruno Romeo, a destra Rocco Papalia (Telefoto)