Storia del Mottaccio del Balmone

Storia del Mottaccio del Balmone Il circuito che ha creato la fortuna di Maggiora Storia del Mottaccio del Balmone La pista, sulla collina borgomanerese, nacque nel 1946 con una 'gara ciclistica aperta a corridori d'ogni categoria - L'inaugurazione del campo, nel 1963, con la prima corsa riservata al motocross (Nostro servizio particolare) Maggiora, 19 aprile. E' un paesino di 1500 abitanti, quasi nascosto tra le vu ti ed i frutteti della collina borgomanerese. Eppure Maggiora è ormai una delle località più note negli ambienti sportivi di tutto il mondo. La sua fortuna si basa su tre fattori: il Mottaccio del Balmone, la rivalità fra i sostenitori di Bartali e quelli di Coppi, uno sfortunato ingaggio del campione di ciclismo Koblet. Andiamo per ordine. Il Mottaccio del Balmone, una collina che si alza quasi rabbiosamente a nord dell'abitato, ha la sua grande parte; con il suo salitone, il Balmone ha messo a dura prova campioni di ciclismo e di motocross di tutto il mondo. E' definito dagli esperti uno'degli impianti più efficienti. • Se gran mèrito va riconosciuto a questa risorsa naturale, alla particolare conformazione del terreno di Maggiora, non bisogna dimenticare gli sforzi di un gruppo di appassionati che nel 1945 decisero di dar vita all'Unione sportiva maggiorese. Allora era ancora arduo parlare di competizioni. L'attività del sodalizio, che partiva da zero, si limitava all'organizzazione di serate danzanti nei locali della società operaia «Nel 1946 — racconta un anziano sostenitore — riuscimmo a compiere un balzo avanti: una bella festa campestre venne accolta con molta simpatia dalla popolazione. L'insperato successo ci spinse ad intensificare la nostra attività». . Si era negli anni in cui l'Italia era divisa fra i «bartatiani» ed i «coppiani». Il ciclismo era sport di massa, UJifo era alle stelle. Nacque quasi per scommessa, alla chetichella, l'organizzazione del primo circuito del Balmone, aperto a corridori d'ogni categoria, con la partecipazione del velocista Adolfo Leoni. A poco a poco il circuito paesano attrasse i «big» del tempo: Bobet, Magni, Fornara. Bartali, poi DefUiPPìs. I sogni erano diventati realtà. Si arriva allo svizzero: Ugo Koblet. Un nome importante ma una parentesi amara, per gli sportivi maggioresi. Koblet. il grande atteso, si ritirò dopo qualche, giro. Si gridò allo scandalo. La direzione dell'«Unione sportiva maggiorese» non volle riconoscere al campione l'ingaggio che era stato pattuito. Per questo la federazione ciclistica squalificò la società. Dopo 12 anni di fatiche per dar vita a quello che fu definito uno dei circuiti più importanti d'Italia, tutte le speranze sembravano affossate d'un colpo. Ma il «caso Koblet» fu proprio la molla che diede nuova linfa al gruppo di appassionati ed apri nuovi orizzonti. Occorreva trovare ad ogni costo una nuova formula in un altro. settore sportivo, per non smentire il successo accumulato nel tempo. Attorno agli Anni 60 in Italia cominciava ad affacciarsi la passione delle motociclette, dall'estero giungevano notizie di «centauri» spericolati, strabilianti. Era il momento del motocross: una parola nuova ma affascinante. Uno sport duro, difficile da praticare, ma proprio per questo inte¬ ressante. L'unica difficoltà: la mancanza di una pista appropriata di terreni accidentati. Il Balmone faceva a questo caso. «Pensammo — dice un organizzatore— di sostituire le biciclette con le motorette. Qualcuno era perplesso, invece' fu la nostra'fortuna». A Maggiora, quando si parla di fortuna, si vuole semplicemente dire che il successo delle manifestazioni ha sempre corrisposto alle attese. In quasi trentanni di attività a livello decisamente internazionale, non c'è nome di organizzatore che figuri in rilievo sugli cubi d'oro della società. Qui non c'è posto per i personalismi e le velleità. «Ognuno — dice un addetto ai lavori — opera in silenzio e per tutti gli altri. Non vogliamo citare nessuno». - Quattro agosto 1963. Il rombo assordante delle motociclette scuote le tranquille colline di Maggiora, sulla pista del Balmone c'è odore di olio bruchilo, il fumo aleggia nell'aria. E' il collaudo. L'inaugurazione del campo avviene con una competizione di tutto rispetto, una gara nazionale per la classe 250 ce. Al primo posto si piazza Angelini, secondo Soletti, terzo Moretti. Due mesi dopo è la volta di una «extranazionale». Il successo è incredibile^ la gente, di tutta l'Italia settentrionale, calca a migliata i prati del Balmone. Nel 1964 le prime gare a carattere internazionale. Gli impianti vengono potenziati con la realizzazione dei servizi e di una tribuna per la stampa. Il Mottaccio del Balmone diventa a poco a poco tappa d'obbligo per tutti i campioni del motocross mondiale. L'albo d'oro porta la firma di Leloup (Belgio), Ostorero (Italia), Betzelbacher (Germania Occidentale), Hallman (Svezia), degli attuali due campioni iridati. Roger De Coster e Joel Robert. Adesso che l'organizzazione rasenta la perfezione, con uno starter elettronico, unico al mondo, capace di allineare 50 concorrenti alla partenza, tutto pare superato. Ma la poderosa macchina può arrestarsi anche per un capriccio, come quello del campione del mondo Joel Robert che lo scorso anno minacciò di dare «forfait» all'ultimo momento. A due ore dalla partenza disse: «Se non trovo un pollo ruspante, da mettere sotto i denti, non corro». Non scherzava. I soci della «Sportiva» furono sguinzagliati per le campagne del Borgomanerese alla ricerca d'una gallina. Fu portata a Robert ed il campione partì. g. f. q.