Marito e moglie nei guai per la muffa sul merluzzo
Marito e moglie nei guai per la muffa sul merluzzo Processati in pretura a Domodossola Marito e moglie nei guai per la muffa sul merluzzo Nel loro negozio furono trovate "sostanze alimentari pericolose alla salute" - Il proprietario dell'esercizio condannato a quattro mesi e i e n a e , 6 i a l ' (Dal nostro corrispondente) Domodossola, 3 marzo. Due commercianti di Domodossola, Domenica Sibilla, 40 anni ed il marito Salvatore Spanò, 48 anni, titolari di un negozio di generi alimentari a Bisate, sulla statele del Sempione, sono stati processati in pretura per essere stati trovati in possesso di «sostanze alimentari pericolose atta salute pubblica». Durante un controllo al negozio, i carabinieri avevano trovato -nello scomparto destinato al frigorifero alcune polpette e porzioni di merluzzo sgelate che presentavano segni di muffa. La merce era state sequestrate ed inviata all'ufficiale sanitario del Comune che la giudicò «in cattivo stato di conservazione, con evidenti segni di inquinamento da muffa», e concluse che «non poteva essere ammessa atta vendita perché non commestibile». I titolari del negozio furono cosi rinviati a giudizio. «Due giorni prima del sopralluogo dei carabinieri — ha detto in aula la Sibilla — ero stata ricoverata d'urgenza in ospedale, perciò non so nulla della merce che è stata trovata in negozio». Anche lo Spanò si è difeso dicendo di essersi dimenticato della merce. «L'avevo acquistata di venerdì — ha detto in aula — e il sabato mia moglie fu ricoverata in ospedale. Dovetti badare ai miei sei figli, l'ultimo dei quali aveva appena due mesi e- mi sono dimenticato di gettare ria le polpette ed il merluzzo. D'altra parte, proprio il giorno in cui i cara bmieri eseguirono il controllo, il lunedì, doveva venire il viaggiatore a ritirare la merce che non era stata venduta». n difensore, avvocato Carmine Gaudiano, ha sostenuto l'insussistenza del reato perché «la merce non era evidentemente destinata atta vendita: chiunque avrebbe visto la muffa e nessuno l'avrebbe certamente comprata Manca quindi l'intenzione del commerciante di frodare i consumatori». U pretore ha assolto la Sibilla con formula piena ma ha condannato lo Spanò, concedendogli le attenuanti generiche, a 4 mesi di reclusione con i benefici di legge. ^ in uh altro processo è comparso sul banco degli imputati Giulio Bionda, 48 anni, un noto impresario edile di Pontegrande. in valle* Anzasca. Doveva rispondere di truffa ai danni di un dipendente. Battista Bignotti, 35 anni, Piedimulera, via Roma, ri Bignotti aveva denunciato l'impresario sostenendo che, dopo avergli fatto firmare le ricevute relative al pagamento òelilndennità di licenziamento, il Bionda si era trattenuto i soldi, reclamando un aumento del canone d'affitto per un appartamento di sua proprietà a Piedimulera che era occupato dal Bignotti. «Il canone era bloccato — sostiene il Bignotti — e proprio perché il Bionda mi aveva trattenuto una cifra maggiore netta busta paga di quella pattuita mi ero licenziate. Mi convinse poi a firmare le ricevute dell'indennità di licenziamento facendomi vedere i soldi che poi rimise nel cassetto assieme ai documenti. Mi disse: "Adesso, se vorrai i soldi, devi firmare un nuovo contratto d'affitto».n Bignotti si rivolse anche ai sindacati e, nella sua denuncia, sostenne che l'impresario lo minacciò per questo. In aula, il Bionda ha respintotpa tutte le accuse. «Ho dovuto pagare due volte le indennità al Bignotti — ha detto fra 'altro — e può testimoniare 'avvocato Fossetti che, durante un incontro per accomodare la controversia fu informato detta cosa». Il processo è stato rinviato a. v.
Luoghi citati: Domodossola, Piedimulera
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