Respinto sparò un colpo contro la ragazza che l'aveva lasciato

Respinto sparò un colpo contro la ragazza che l'aveva lasciato Respinto sparò un colpo contro la ragazza che l'aveva lasciato L'episodio avvenuto lo scorso 10 ottobre, a Novara, davanti a uno "chalet" - L'imputato è stato condannato dal tribunale a 2 mesi solo per il reato di minacce a mano armata - Prosciolti due giovani novaresi processati per sfruttamento della prostituzione a (Nostro servizio particolare) Novara, 15 dicembre. Sul banco degli imputati del tribunale (pres. Caroselli, p.m. Canfora, cancelliere Bellomo) è comparso stamane, in stato d'arresto, Giovanni Alaimo, un siciliano abitante a Novara che, il 10 ottobre di quest'anno, sparò un colpo di pistola contro la ragazza che l'aveva lasciato. L'Alaimo, accusato di sequestro di persona e minacce, è stato assolto per insufficienza di prove dal reato di sequestro, mentre è stato condannato a due mesi per minacce a mano armata. Subito dopo la sentenza, è stato scarcerato. Protagonista della vicenda, oltre all'imputato, è Teresita Fissore, 25 anni, che gestisce il bar trattoria «Tutti i Santi» di via Mario Greppi 14. L'Alaimo, giunto'a Novara, aveva trovato lavoro come cameriere nel locale gestito dalla donna della quale aveva finito con l'innamorarsi. Là relazione era andata avanti per alcuni mesi sino a quando la giovane, stanca delle scenate di gelosia del siciliano, lo aveva denunciato per maltrattamenti, scacciandolo di casa. L'Alaimo non voleva saperne di andarsene. Tra i due c'era stata una violenta lite durante la quale la Fissore era stata picchiata, tanto da finire all'ospedale con una prognosi di 10 giorni. La donna si era ri volta alla questura sottoscrivando un esposto contro il suo ex amico perché venisse diffidato a lasciarla in pace, Secondo l'accusa, la Fissore sarebbe stata sequestrata nel locale e malmenata: Poi l'episodio del colpo di pistola. La donna era andata con due amiche al «Pipistrel lo», un caratteristico «chalet» posto sull'aliea. Qui era giunto anche l'Alaimo. Si era seduto al tavolino accanto a quello occupato dalle tre giovani. «Perché non facciamo la pace ed andiamo insieme a fare una cenetta?», aveva proposto l'uomo. Un secco «no» era stata la risposta di Teresita. Lui si era fatto più insi stente e la ragazza', per tagliare corto, abbandonava il locale con le due amiche. Temeva di essere, però, seguita ed aggredita: per questo aveva chiesto a due avventori, due militari, di accompagnarla. L'Alatalo, dato un pugno sul tavolo, estrasse di tasca una pistola, esclamando. «Adesso quella l'ammazzo». L'uomo si mise ad inseguire le tre giovani, fuori dal loca¬ sto te, poi esplose un colpo. I testimoni, avendo visto cadere la ragazza e convinti fosse stata colpita, telefonarono alla Croce Rossa perché mandassero un'ambulanza ed in questura per dire che era stato commesso un omicidio. Invece Teresita Fissore e le sue due amiche erano già corse negli uffici della Mobile per denunciare l'accaduto. Mezz'ora dopo anche l'Alaimo fu rintracciato nei giardini prospicienti il «Pipistrello» e arrestato. In aula l'imputato ha negato di aver rinchiuso nel locale la Fissore, mentre ha ammesso di avere sparato un colpo di pistola. «Ma non volevo farle del male — ha dichiara- to — io amo troppo questa donna <e avrei fatto qualsiasi cosa pur di tornare a vivere insieme. Non potevo sopportare che altre persone potessero accompagnarla». — In un altro processo, due giovani, Sabino Liuni, 24 anni, Novara, via dei Mille 12, e Claudio Biffi, 21 anni, via Borsi 3, sono stati assolti per insufficienza di prove dall'accusa di sfruttamento della prostituzione e minacce nei confronti di una diciottenne di Trino Vercellese, Maria Marocco, e del suo amico, Walter Guaschino, 23 anni, Casale Monferrato. Quest'ultimo, invece, è stato condannato ad un anno e 4 mesi. Secondo il capo d'imputazione, il Liuni ed il Biffi avrebbero minacciato la Marocco, che nelle sue puntate a Novara si faceva accompagnare in auto dal Guaschino, di versare loro una tangente di 10 mila lire, per ogni sera di «lavoro». «Altrimenti — avrebbero intimato — non fatevi più vedere». In aula il Biffi e il Liuni, comparsi in stato d'arresto, hanno negato, affermando di non aver mai parlato di soldi ma di volersi semplicemente accompagnare alla Marocco. Questa tesi è stata confermata anche dallo stesso Guaschino. Da qui l'assoluzione per insufficienza di prove, mentre il casalese è stato riconosciuto colpevole di sfruttamento. g. f. q. Novara. Giovanni Alaimo: assolto dall'accusa di sequestro

Luoghi citati: Casale Monferrato, Marocco, Novara