Domodossola giudicata dalle donne (difetti molti, ma chi arriva rimane)
Domodossola giudicata dalle donne (difetti molti, ma chi arriva rimane) Tavola rotonda femminile nella città "marca di confine,, Domodossola giudicata dalle donne (difetti molti, ma chi arriva rimane) Cinque partecipanti al dibattito - 'Torino è lontana e l'autostrada farà capolinea a Gravellona, non qui" - Gli alberghi e i ristoranti sono insufficienti e non c'è nemmeno un teatro (Dal nostro inviato speciale) Domodossola, 15 novembre. Gli ossolani, non è una novità, non si sentono piemontesi. «Torino è lontana — dicono — e ci dimentica». Domodossola, quasi ventimila abitanti, centro di contine, si sente isolata. Da anni attende l'autostrada; adesso si parla della Voltri-Sempione che però avrebbe il suo «capolinea» a Gravellona, Un po' tutti si lamentano, anche le donne, ed è il loro parere che abbiamo ascoltato durante una «tavola rotonda», organizzata da «Nia> Caretti, moglie del presidente della società calcistica Juve Domo. Con la padrona di casa sono intervenute: Camilla Cassarli, casalinga, sette figli e tutti laureati, ad eccezione dell'ultimo che frequenta l'Università; Elena Guerra, titolare di un'azienda commerciale; Franca Zani, contitolare di un'industria; Angela Preioni, insegnante di lettere. Franca Sgarella, che dirige una casa di spedizioni, non avendo potuto partecipare al dibattito, ha inviato un «memorandum», ed è proprio sulla scorta delle sue osservazioni che si è aperta la discussione. «Sull'isolamento geografico — questo il suo pensiero — non c'è molto da dire: è una realtà che può essere in parte superata soltanto con l'avvento dell'autostrada. Piuttosto — aggiunge — balza evidente il fatto che ih Questi ultimi anni si è fatto poco o niente per porvi rimedio». Franca Sgarella contesta, per esempio, l'insediamento di corsi universitari a Novara: «Perché non a Verbania, località accessibile da ogni parte della provincia?». Lamenta la mancanza di iniziative, in parte dovute alla mentalità un po' chiusa degli ossolani, ma anche la carenza di impianti sportivi: le palestre sono soltanto quelle scolastiche; la piscina (scoperta) funziona, in pratica, per una ventina di giorni estivi. Interviene la signora Guerra: «Conosco- delle mamme che sono costrette, in Questa stagione, a portare i figli a Verbania dove la piscina co perla .sia pure privata, c'è. Ma costa, e appunto per questa ragione è un privilegio di pochi». A proposito di iniziative che ogni tanto, da qualche parte, vengono prese, dice Camilla Cassani: «Ma poi non hanno seguito. E' stato così per il maneggio e per un Circolo culturale. Per una ragazza — aggiunge — c'è poi la difficoltà di inserimento, di fare amicizie». Domodossola vive anche (e largamente) di una economia di frontiera: dogana, case di spedizione, trasporti, ciò che favorisce un certo «intercambio» di persone. Proprio per questa ragione Elena Guerra è convinta che ci sia, invece, possibilità d'ainserimento». Precisa la signora Zani: «Bisogna distinguere. Economicamente forse sì, ma non sul piano sociale» 11 discorso si sposta sulle attrezzature ricettive. Tutte concordano che sono carenti; che manca un «vero» ristorante, tanto che, in questi ultimi tempi, è venuto di moda andare a pranzo oltre confine. Si parla anche di negozi di supermercati ubicati tutti nell'affollato centro urbano e non come si vorrebbe nell'ambito di un centro com merciale più accessibile. Si fa cenno ai prezzi. Il costo della vita, qui, è più elevato che non nei grandi centri: carne, frutta e verdura si pagano cari. «Colpa dei trasporti — dice Elena Guerra —; per quelli su strada chiedono in genere uno 0,50 in piii al quintale perché la strada, per arrivare da noi, dicono che è tortuosa». Questo pare incida sui prezzi per un buon 10-15 per cento. A proposito di collegamenti ritorna puntuale il discorso sulle ferrovie: è più comodo andare a Milano (dieci coppie di treni tra le 6 e le 20; meno di 2 ore di viaggio) cbe nona Novara che è più vicina. Per Torino, poi, c'è una sola corsa alle 6 del mattino: tre ore di viaggio all'andata; tre e mezzo al ritomo previsto'per le 19,30. Con una situazione di questo genere si capisce l'isolamento e le signore lamentano, insieme alla mancanza di possibilità di svago, l'assenza di una certa vita culturale. «Non abbiamo un teatro — dicono —, e qui non arrapa non diciamo la lirica, ma nemmeno la prosa». Di vita salottiera non ne vogliono sentire parlare: «E' soltanto Vfonte di pettegolezzo». Dice Angela Preioni: «Abbiamo il movimento culturale ossolano, un'associazione che, anche se con soltanto una sessantina di soci, promuove conferenze, mostre e dibattiti. Ma ed intervenire sono sovente soltanto 15-20 persone». A Domodossola, in compenso, si legge molto. «Vada da Giovarmacei, il libraio pontremolese — ci hanno detto le signore — e sentirà». Ci siamo andati e Giovannacci è stato esplicito: «Vent'anni fa quando sono arrivato, avevo' una bancarella; guardi adesso il mio negozio e tragga lei le conclusioni». Ha confermato che Domodossola è una delle città dove si legge di più: narrativa, saggistica, arte e teatro. Di tutto, insomma. Per gli ossolani, e non solo, per lo¬ ro, c'è poi una bella rivista culturale, edita qui. Si chiama «Oscellana» e vi collaborano molte donne: dalla Sgarella alla Preioni, alla Chiovenda. Una pubblicazione interessante e di un certo tono che farebbe invidia a città molto più importanti. Ma torniamo alla nostra «tavola rotonda» per sentire, dopo l'ultimo «contro» (mancanza di una mentalità turistica) anche i «prò». Dice Franca Zani: «Chi da fuori è venuto ad abitare qui, non vorrebbe più andarsene. Abbiamo l'aria buona, la montagna e i campi di sci alla porta di casa; la possibilità di una vita all'aria aperta per tutto Vanno». Aggiunge la signora Guerra: «A Domodossola ci si 'conosce, tutti; una mamma sa sempre cosa fa, chi frequenta suo figlio ed è più tranquilla». Ciò — osserviamo — non ha impedito i recenti scandali ossolani della droga. «Sono cose — precisa Elena Guerra — che ci hanno profondamente addolorato, proprio perché ci si conosce tutti Ma non bisogna fare di tutta l'erba un fascio: se qualcuno sbaglia lo si sa già prima che la polizia intervenga». Un'ultima considerazione, un po' amara: le signore (e non solo loro) guardano alla Valle d'Aosta: autonomia, trafori, autostrada. «Da noi — concludono — s'è fatta la repubblica ossolana: magari avessimo potuto conservarla». Piero Barbe Domodossola. Tavola rotonda: da sinistra, Camilla Cassani,Elena Guerra, Franca Zani, « Nia» Careni e Angela Preioni
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