II fiore del ricordo sulle tombe rimaste tra Rimella e Campello

II fiore del ricordo sulle tombe rimaste tra Rimella e Campello Tradizioni antichissime di religiosità in Valsesia II fiore del ricordo sulle tombe rimaste tra Rimella e Campello Un cimitero che risale a più di 5 secoli fa, quando, per seppellire i loro morti, i campellesi portavano faticosamente i feretri a spalle nella neve (Nostro servizio particolare) Rimella, l novembre. La commemorazione dei defunti, domani, suggerisce il ricordo di tradizioni antichissime oggi sconosciute ed più. Chi si. inerpicasse lungo la mulattiera che sale al San Gottardo, verso Campello Monti, giunto sulla colma che divide le' due località, troverebbe la cappelletto della Madonna delle Balme e, dietro un cippo con una croce, un insolito anfratto. Quella specie di piccola baima è forse il più antico cimitero di cui si abbui notizia in Valsesia. La popolazione di Rimella è di origine valser e costituisce una delle colonie alloglotte della Valsesia. Verso la fine del 1500 comprendeva 160 famiglie, 800 persone. Nella metà del secolo scorso contava 1279 abitanti Oggi ne rimangono forse nemmeno 300. Nei tempi passati ad essa fu legata Campello Monti, ce i rapporti geografi¬ ci, etnici, religiosi, amministrativi, eie forse oggi potremmo anche considerare una curiosità ecologica. A Campello, nel 1840, vivevano 167 persone. Un paese condannato allo spopolamento: nello scorso inverno rimase un solo abitante. Augusto Riolo, 80 anni e, quando caddero le valanghe, si trepidò per la sua sorte. -Tre ore di faticosa marcùi occorrono per portarsi da Rimetta a Campetto, dalla valle del Landwasser alla Val Strana. Ciononostante Campetto Monti fu compreso nel comune di Rimetta sino al 1816 (amo in cui venne concesso anche a quel piccolo paese l'autonomia comunale) e fino al 1924 fece parte detta giurisdizione detta pretura di Varàtto. Solo nel 1929, fu staccato dalla Provincia di Vercelli, da poco formata.e restituito atta Provincia novarese e ài circondario 'di Omegna, nonostante le proteste valsesùme. Per quanto riguarda la giurisdizione ecclesiastica, Campello fino al 1551 fece parte detta parrocchia di Rimella e poi di quella di Forno fino all'erezione detta parrocchia nel 1749. Per questa ragione i campellesi fino al 1551 seppellirono i loro defunti nel territorio di Rimella, appunto nei pressi della Colma, ove tuttora è la «Posa dei morti». In quei tempi lontani queste esequie dovevano rappresentare qualcosa di estremamente faticoso. I feretri venivano portati a spatte, in processione, per tre ore di marcia sino alla cappella della Madonna delle Balme. D'inverno la neve impediva il cammino e sembra che allora i feretri venissero sepolti nei nevai. Nel 1551 il vescovo Ubertino, delegato dal cardinale Ippolito d'Este, vescovo di Novara, visitando quelle lontane plaghe della dkicesi, giunse stanchissimo sulla Colma che divide Rimella da Campello. Qui il prelato incontrò un funerale che lentamente procedeva verso Rimella. L'impressione per quella mesta e faticosa processione funebre fu tale che si affrettò a benedire il primo cimitero di Campello Monti, ponendo termine alla «posa del morti». Quelle fatiche e quei disagi erano tuttavia una manifestazione detta profonda spiritualità di quelle popolazioni Anche il culto dei morti è rimasto in questi paesi vivissimo e ricco di tradizioni. E in questi giorni c'è sempre qualcuno che sale sino a quelle antiche croci a deporre il fiore del ricordo. Il turista potrà oggi stupirsi della quantità di croci sparse su queste montagne. Di legno, di ferro, di pietra. Cippi e cappelletto. Cripte e nicchie ovunque. Sui sentieri, lungo le mulattiere, sugli alpi. Ognuna di esse ricorda una disgrazia e una morte accidentale. Raccontano storie di frane e di valanghe, di uomini costretti a cercare il proprio sostentamento su dirupi impervi e su terreni scoscesi II triste tributo di una popolazione povera per la propria sopravvivenza. ■ Enzo Barbano Campello La Vergine dipinta sulle pareti della cappella della Madonna delle Balme