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Salvi i due che ingoiarono mezza capsula I'amico che ne prese una intera si è ucciso
Salvi i due che ingoiarono mezza capsula I'amico che ne prese una intera si è ucciso Salvi i due che ingoiarono mezza capsula I'amico che ne prese una intera si è ucciso Il dibattimento, che li vedeva imputati di acquisto di stupefacenti, è stato rinviato dal tribunale di Verbania per vizio di procedura Avevano comprato la droga in un bar di Locarno dove lo smercio è facile e avevano voluto fare un'esperienza «una volta tanto» 1 tossicazione (Dal nostro inviato speciale) Verbania. 23 maggio. Il «processo della droga» è stato rinviato. Era la prima causa di stupefacenti trattata dai giudici di Verbania e ave va richiamato molto pubblico, parenti e amici degli imputati e curiosi. La vicenda, poi, si svolge sul tragico sfondo d'un raccapricciante suicidio: un giovane di 19 anni, Claudio Vacchi, nato a Ferrara ma residente a Domodossola, in via Oberdan 4, si tolse la vita mentre era in preda ai terribili effetti di un potente allucinogeno,: che lo avevasconvolto net fisico e nella mente. I suoi due amici, che coinè lui avevano cercato le emozioni dei «paradisi artificiali», sono finiti in carcere. All'alba del primo aprile, verso le 5, Claudio Vacchi suonò alla porta di un vicino, Giuseppe De Vecchi, che abita a Domodossola in via De Gasperi 5. «Sto morendo — esclama il giovane —, sono drogato». Vacchi era agitatissimo e recava sul volto i segni di una profonda sofferenza. I vicini si resero conto della gravità del caso e telefonarono all'ospedale per avere un'ambulanza. Ma il giovane, rimasto solo per pochi istanti, ne approfittò per spalancare una finestra e gettarsi nel vuoto dal quarto piano. Si sfracellò sul marciapiede. Un sottufficiale dei carabinier.', il brigadiere Milgiori, giunse poco dopo sul posto, insieme con l'ambulanza: non c'era più nulla da fare. I genitori del morto non erano in casa: erano partiti il giorno prima per Ferrara. Milgiori collegò subito l'episodio con quanto era accaduto, circa un'ora prima, nei pressi della stazione. Un altro giovanotto, Dino Broggio, 21 anni, abitante a Montescheno, era stato sorpreso in preda a viva agitazione. Trasportato all'ospedale, aveva dovuto essere ricoverato per sintomi di inda stupefacenti Con frasi monche, sconclusionate, Broggio era riuscito comunque a dire: «I miei amici mi hanno fatto prendere delle pastiglie strane». Aveva anche indicato i nomi dei suoi ami- ci: uno era Vacchi, l'altro Roberto Elva Rivot, 19 anni, abitante in via Trieste 36. Quest'ultimo veniva trovato in casa sua, con là giovanissima moglie e la figlioletta di pochi mesi. Katiuscia. Broggio e Riva Rivot furono arrestati e la storia, poco alla volta, venne a galla. La sera prima si erano incontrati per caso ed avevano deciso di compiere una scappata in auto fino a Locarno. Uno dei tre sapeva che nella vicina città ticinese, in un bar molto conosciuto, era possibile procurarsi stupefacenti di qualsiasi tipo, dall'hashish alla marijuana. «La nostra intenzione — dissero Riva Rivot e Broggio nei loro interrogatori — era quella di farci una «fumatina». Speravano di trovare sostanze da trasformare in sigarette drogate. Ma quella sera, da uno spacciatore descrìtto come «un tipo alto, magro, biondo, abitualmente vestito con un cappotto corto, piuttosto sgargiante», Vacchi riuscì a ottenere soltanto tre picc-'.e capsule di Lsd, pagandole 10 mila lire. Le avvolse in calta stagnola e le introdusse in una scatola di cerini, per non avere noie alla frontiera. «Erano piccola pastiglie cilindriche, di color arancione». Poco dopo aver varcato il confine, su un breve spiazzo, i tre si fermarono. Vacchi diede una pastiglia a Riva Rivot che la spezzò con i denti e ne diede la metà a Broggio. Vacchi, per conto suo, ne inghiottì una intera e la terza gli rimase nella scatoletta dei cerini, dove fu trovata poi dai carabinieri. Giunti a Domodossola i tre ragazzi cominciarono ad avvertire preoccupanti malesseri, che andarono cre¬ scendo con il passare delle ore. Ad un certo punto si separarono: l'epilogo lo conosciamo. C'è soltanto da aggiungere che Riva Rivot è implicato in un secondo processo di stupefacenti, nel quale sono incriminati altri quattro giovani, che ha come punto di partenza lo stesso bar di Locarno dove Vacchi acquistò il micidiale Lsd. «In Svizzera — ci hanno detto a Verbania — lo smercio di stupefacenti è facilitato da una legge vecchia, superata, estremamente tollerante. Qualcuno dei nòstri giovani non resiste alla tentazione di «fare, una prova», una volta tanto, senza la minima intenzione di cadere nel vizio». L'altro processo, nel quale comparirà Riva Rivot come imputato, è una storia di «fumatine» all'ombra del «bar della droga». Protagonista l'hashish Riva Rivot è un giovanotto con aspetto da adolescente: lunghi capelli biondi che incorniciano un viso scarno, nel quale spiccano gli occhi, d'un azzurro intenso. Sembra dominato da una segreta agitazione, che non sempre riesce a frenare. Pacioso, tranquillo, di corporatura più massiccia, Dino Broggio. Per lui si direbbe davvero che l'Lsd fu la sua prima esperienza. E' difeso dagli avvocati Valerio Preioni e Giuseppe Brocca, mentre Riva Rivot è assistito dall'avvocatessa Maria Teresa Sapienza. Il «capo di imputazione», curiosamente, parla solo di «acquisto e importazione di sostanze stupefacenti», e non di uso. Ma' certo il pjn. De Angelis contesterebbe anche questo reato se il processo si svolgesse. Invece l'avvocato Sapienza fa rilevare due nullità. I difensori hanno ricevuto gli awsi del procedimento solo quattro giorni fa, e cioè fuori dei termini; d'altra parie risulta agli atti una perizia tossicologica, redatta dalla professoressa Montagna, dell'Università di Pavia, di cui la difesa non ha mai avuto notifica. La Montagna non risulta nemmeno nominata dal giudice istruttore e non ha presta¬ to il prescritto giuramento. Il tribunale ha dovuto prendere atto di tali circostanze, riportandole in un'ordinanza che rinvia gli aiti al p.m. Si farà una regolare perizia e i difensori avranno modo di valersi dell'opera di un consulente di parte. L'istanza di scarcerazione è stata però respinta. Broggio e Riva Rivot rimarranno detenuti, nella migliore delle ipotesi, ancora per alcuni mesi. Il processo, infatti, sarà fissato probabilmente dopo le vacanze e verrà quasi certamente legato all'altra vicenda, quella dell'ahashish». Gino Apostolo *—: vALSTRONA — I sindaci della Valstrona si sono riuniti nella sede municipale di Strema per una riunione del consiglio di valle. All'ordine del giorno, l'approvazione del bilancio '72 Verbania. Da sinistra: Roberto Riva Rivot e Dino Broggio nell'aula del tribunale
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