Due anni ad un manovale di Cerano che abusò di una ragazza minorata

Due anni ad un manovale di Cerano che abusò di una ragazza minorata In un processo che si è svolto al tribunale di Novara Due anni ad un manovale di Cerano che abusò di una ragazza minorata La pena è stata interamente condonata - Assolto un autista accusato di atti di libidine da una ballerina di un night club che aveva accompagnato in albergo (Dal nostro corrispondente) Novara, 22 febbraio. Il Tribunale si è occupato oggi di due vicende un po' j scabrose, una delle quali an i cke patetica. La prima riguar j da 11113 ragazza, che nel 1968, quando non aveva che 16 hanni, sarebbe stata vittima di un uomo sposato, padre di nove figli che l'ha resa madre. La giovane, Antonietta Baratti, che una perizia psichiatrica ha riconosciuto soltanto parzialmente capace di intendere e volere, frequentava da tempo, a Cerano, l'abitazione di un suo vicino di casa, Domenico Pippia, 48 anni, manovale. Questi aveva una nidiata di figli e la ragazza, amica della primogenita, sua coetanea, dava una mano neU'accudire ai più piccoli. «Un giorno del maggio 1968 mentre eravamo soli in casa — ha raccontato la Baratti — il signor Domenico mi è saltato addosso abusando di me. Lo stesso fece, qualche mese dopo, in campagna». La ragazza rima- iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiituiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiii se incinta e il Pippia, al quale si confidò, l'avrebbe minacciata: «Non dire che sono stato io, o ti ammazzo». La convinse a sostenere che era stato «Nino», un fantomatico personaggio del quale si è parlato a lungo oggi al processo. «E' vero — ha detto l'imputato — che la Baratti mi confutò di aspettare un bambino, ma io non' c'entro per niente». «Anzi — ha aggiunto — mi sono adoperato perché venisse dato un padre al nascituro. Conoscevo un meccanico di Magenta, un giovane di 20 anni, senza genitori ed a lui ho proposto di sposare la ragazza I due sono entrati in relazione epistolare. Si sono scritte molte lettere, ma quando sono andato dal- padre di Antonietta per combinare il matrimonio questi si è opposto, dicendo che la figlia era ancora troppo giovane». Oggi il Pippia ha fornito anche il cognome di «Nino», si chiamerebbe Se; ù, ma non sa che fine abbia fatto. Antonietta Baratti, sentita quale parte lesa, ha detto di non avere mai visto né conosciuto questo preteso fidanzato. «Il Pippia mi portava delle lettere e insisteva perché io rispondessi. Mi aveva consigliato di confessare che aspettavo un bambino ma di non dire che era suo ma frutto di una scappatella con un soldato». Durante l'istruttoria le lettere di «Nino», rimaste alla ragazza, sono state sottoposte a perizia calligrafica ed è risultato che a scriverle era stato il Pippia. Ma l'imputato ha giurato che non sono sue e che Nino esiste veramente. Doveva rispondere di violenza carnale e di due distinti reati di violenza privata, ma è stato riconosciuto colpevole soltanto dal primo capo di imputazione e condannato a due anni di reclusione, pena interamente condonata. Nell'altro processo (contumace l'imputato, assente la parte lesa) un autista, Filippo Varisco, 40 anni, doveva rispondere di atti di libidine e lesioni nei confronti di una ballerina, Rosanna Crocas, 28 anni. Lei lavorava in un «night club» di Novara e la sera del 21 ottobre di tre anni or sono, il Varisco si offri di accompagnarla in albergo. Finirono invece sulla strada per Galliate dove i due vennero alle mani. , Dell'accaduto fornirono versioni contrastanti: la ballerina sostenne che l'accompagnatore occasionale voleva usarle violenza e che nella colluttazione rimase ferita; il Varisco negò ammettendo semplicemente di averle offerto un passaggio sino all'albergo. Assenti entrambi, i giu¬ luuiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiumiiiiiuiiuiim^ dici non hanno potuto trarre, da un eventuale confronto, un qualsiasi convincimento ed hanno assolto il Varisco per insufficienza di prove. p. b.

Luoghi citati: Cerano, Galliate, Magenta, Novara