Paura alla Bemberg: sabato si sapranno i nomi dei condannati al licenziamento

Paura alla Bemberg: sabato si sapranno i nomi dei condannati al licenziamento A Gozzano una movimentata assemblea di impiegati Paura alla Bemberg: sabato si sapranno i nomi dei condannati al licenziamento Esistono « elenchi segreti » e tutti temono di esservi compresi - « Combattiamo una battaglia perduta » - Continuano le agitazioni I che le agitazioni devono esse (Dal nostro corrispondente) Gozzano, 11 dicembre. Giorni di apprensione per gli impiegati della Bemberg di Gozzano, un terzo dei quali appaiono condannati alla perdita del posto di lavoro. Sabato scade la proroga di quindici giorni concessa dalla direzione generale di Milano, e contemporaneamente scatta il meccanismo dei licenziamenti. Un congegno abbastanza complesso, che prolungherà l'attesa di alcune settimane. L'ansia è quella di conoscere se il proprio nome è compreso nella lista dei «proscritti», ammesso che i nomi dei licenziandi non vengano rivelati già prima, proprio come è successo in questi giorni agli impiegati degli uffici milanesi. A Gozzano per il momento nessuno, se non al vertice dello stabilimento, sembra conoscere gli «elenchi segreti». Una simile condizione crea naturalmente una situazione di nervosismo generale, e di tale stato di tensione ha fornito una prova abbastanza eloquente l'agitata assemblea di categoria tenutasi nel pomeriggio di oggi. Programmata con uno sciopero di due ore, dalle 14 alle 16, la riunione degli impiegati e degli «equiparati» si è trascinata invece fino alle 18, non senza polemiche con la commissione interna. Le proposte avanzate sono state parecchie e spesso dissimili. Uno dei primi intervenuti ha indicato tra le possibili azioni di protesta e come efficiente mezzo di lotta le dimissioni in massa di tutti gli impiegati e degli apparte-1 nenti alle «qualifiche speda- ! li», accomunati nell'annuncia- to prowedimento di licenzia- i mento, ma il progetto deve ! essere sembrato utopistico e j non è stato preso in conside- razione. I molti intervenuti j hanno dato vita ad un acceso dibattito con proposte e con- troproposte. ! Alcuni hanno suggerito lo jsciopero a oltranza con fer- j mata totale degli stabilimenti, ma la richiesta ha trovato anche l'opposizione della commissione interna i cui rappresentanti hanno fatto f presente l'inopportunità, per il momento, di una simile decisione, che troverebbe collocamento solo nell'ultimo .stadio della lotta, la quale iancora non ha raggiunto un j tale grado di asprezza. | Altri si sono dichiarati peri uno sciopero immediato di verifica di uno o più giorni, ma è stato fatto osservare! re programmate se vogliono | portare a risultati apprezzabili. Da altri ancora è stato atto rilevare che ormai si è reata una situazione di sliduia: «Qui non si tratta di ssere né conigli né eroi — ha detto un impiegato —: il fatto che stiamo combattendo una battaglia perduta». Si è atto notare anche la «diserione» di un nutrito gruppo di colleghi i quali sono rimasti in ufficio a lavorare. Sul clima di rassegnazione hanno insistito in parecchi ed alla fine l'assemblea si è ciolta senza decidere in merito alle prossime agitazioni, accettando tuttavia il principj0 cae un'azione della categoria impiegatizia non inseria nei contesto deUa lotte di utte ie maestranze porterebbea dubbi risultati, Le agitazioni continuano in questi giorni su diversi fronti. Si stanno completando, con brevi scioperi articolati, le elezioni dei delegati di reparto che daranno vite al nuovo consiglio di fabbrica, il quale verrà investito di poteri direzionali nella lotta in corso. Domani è poi il turno della «torcitura», il reparto minacciato di smantellamento totale. Secondo l'amministratore delegato e direttore generale, ingegner Giancarlo Zoja, i reparti tessili inciderebbero negativamente sulla vendite del filato «cupro», in quanto la trasformazione tessile delprodotto compieta in fabbrica risulterebbe eccessivamente costosa, considerando anche il fatto che gli operai della Bemberg godono dei benefici del contratto chimi-ci, il quale prevede condizioni più favorevoli ai dipendenti che non il contratto dei tessi- li. In altre parole, il maggiorcosto degli operai pesa sul prezzo globale del prodotto. Una commissione di tre tecnici spedita tempo fa in Giappone, per osservare da vicino quanto avviene in una grande fabbrica locale dove ancora si produce il «cupro», ha riferito cbe la produzione giapponese è meno onerosa per l'azienda appunto perché j la trasformazione tessile è eseguita fuori, viene cioè affidate ad altri. Cosi sembra si voglia fare anche a Gozzano, con il pericolo di perdite del posto per circa ottocento dipendenti. l Ma in questi ultimi giorni è stata ventilate la possibilità di mantenere in vite i reparti in questione mediante un «declassamento» di categoria (un declassamento economico. ]s'intende) dal contratto cili i mici a quello tessile, \ Sembra che la prospettiva j non dispiaccia a molte ope i raie. Ma i rappresentanti sin I dacali avvertono che se il ! passaggio da una categoria ,all'altra costituisce apparen- | temente solo la perdita di una certa porzione del salario quindicinale, in realtà esso ' comporta pure la rinuncia al | beneficio della quattordicesima mensilità e ad altri vantaggi acquisiti alla Bemberg: I «Tirate tutte le somme e, fatta l'opportuna differenza — ha detto un sindacalista ,— la busta ' paga viene dimezzata». Anche su questo si discuterà nell'assemblea di reparto di domani, convocata con un nuovo sciopero di due ore. Francesco Allegra -4 a e , a a a e i , a o i e e i | ' | I Gozzano. Preoccupazione per gli impiegati della Bemberg: un terzo di loro perderà presto il posto. Un aspetto dell'assemblea che si è svolta ieri tra vivaci polemiche

Persone citate: Francesco Allegra, Giancarlo Zoja

Luoghi citati: Giappone, Gozzano, Milano