Limpida lezione sul "pittore degli strumenti,, di Angelo Dragone

Limpida lezione sul "pittore degli strumenti,, Limpida lezione sul "pittore degli strumenti,, Testorì e Rosei hanno presentato alla Camera di Commercio il nuovo libro sul Baschenis (Dal nostro inviato speciale) Novara, 21 dicembre. Un folto gruppo di collezionisti e amatori d'arte, di studiosi e di artisti, è intervenuto ieri sera alla presentazione del nuovo libro di Marco Rosei su Baschenis, Bettera e Co. che si è svolta nella seda dei convegni della camera di commercio con la partecipazione di Giovanni Testorì. Per l'editore Goerlich era presente il dottor Battagliai che non ha mancato di sottolineare il differente carattere dei due oratori: duro, sincero, esposto il Rosei; cdtrettanto duro e severo il Testorì ma diverso, come era già stato diverso il modo col quale, attratti entrambi dalla passione per l'argomento, avevano guardato a un artista come il Cerano. Se quindi è vero che il Testorì stesso avrebbe volentieri firmato, come ha detto Battaglini, un volume sul Baschenis, è facile intuire che avremmo avuto un altro libro, certo affascinante come voleva questo tema «lombardo» tutto incentrato sulla «realtà», ma senza la «furia iconologica» senza la disamina «terribile», la «fé- rocùt cataloghizzante» che il Testorì ha riconosciuto come qualità all'opera del Rosei, facendogliene però nel tono una specie di accusa. Quasi che le «pupille acutis- sime e il bulino filologico», magistralmente impegnati dal Rosei nella ricerca d'una verità che andava oltre i segreti pittorici del grande prete bergamasco per rivelare tutto dì loro (sino ai retroscena della produzio?ie e del mercato della natura morta del Seicento in Italia, prima, durante e dopo il Baschenis stesso), avessero vanificato l'unica cosa che al Testorì poteva stare a cuore: la poesia del grande artista e di quelle suntuose immagini vagheggiate nei vasti e nudi stanzoni di qualche convento bergamasco. Nulla è ovviamente sfuggito al Testorì del lungo ed appassionante lavoro portato a termine dal Retici che, con acuto spirito di investigazione, è riuscito ad identificare l'origine delle strutture cui la visione del Baschenis può ricondursi (dalle tarsie cinquecentesche alle figure di strumenti musicali incise nei trattati prospettici) per analizzare attraverso la logica più stringente i procedimenti da lui adottati nella creazione dei prototipi come nella formulazione delle varianti e dei riporti, la più sorprendente utilizzazio ne combinatoria del materia- le figurale, agevolata nelle nature morte dalle «regolari» volumetrie degli strumenti musicali, ma anche in altri oggetti che troviamo nelle sue «cucine»: dai grossi vasi di coccio alle canestre di vimini, con vasi e paioli, deschi, taglieri, tavoli e spinette. Tutta una suppellettile da intendersi soltanto come una serie di elementi che U Baschenis ha saputo ogni volta comporre con sensibilità di poeta, secondo «ritmi» inconfondibili che fanno tutt'urto con la «qualità» delle sue opere originali, di front-, alia produzione dei Bettera, le cui imitazioni appaiono subito molto distanti; anche se al di sopra dell'attività dei più tardi imitatori che sotto l'ormai celebre etichetta della «maniera bergamasca» continuarono ad operare sin quasi all'inizio dell'Ottocento. Cosi, qtutsi raccogliendo l'amichevole sfida del Testori, Marco Rosei ha pazientemente illustrato il mondo del Baschenis, accompagnando la limpida «lezione» con la proiezione d'una scelta di diapositive dei pezzi più belli e dei casi più interessanti, offerti da una produzione non esigua, ma neppure larghissima, nella quale primeggiano capolavori di collezioni pubbliche e private; neppur sempre valorizzate come meriterebbero se. ad esempio, la tela della galleria Sabauda di Torino è tuttora custodita nei depositi (dai quali tuttavia, dopo accurato pulirne! o. ci assi- cura il soprintendente professor Mazzini, verrà riportata nelle sale. Di fatto, alla fredda analisi, indispensabile in un'indagine, intesa ad identificare le strutture che fanno da supporto alla poesia come a sgombrare il campo da ogni presenza di inquinanti attribuzioni, può e deve seguire, come il Rosei stesso ha dimostrato nel soffermarsi su alcune opere, la penetrazione dei significati espressivi. Vi sono infatti tele nelle quali il Baschenis non ha t [1M1111111 II li 111ti I 11 MI il 1 ! I li III III III [111 tllll UHI e a soltanto messo insieme immagini di alta decorazione, ma ha offerto dei veri e propri «ritratti» di quegli strumenti musicali, dando loro come nei dipìnti deU'Accademia Carrara di Bergamo o del Museo di Bruxelles, una vita misteriosa al di fuori di ocni prospettiva umana, fino a conferire loro quella poetica autonomia, che diremmo «metafisica»; con tutta l'ineffabile inquietudine che il termine stesso comporta. Angelo Dragone I Illllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll

Luoghi citati: Bergamo, Bruxelles, Italia, Novara, Torino