A Lumellogno rivive un'antica tradizione
A Lumellogno rivive un'antica tradizione ♦ /( trasporto del Crocifìsso A Lumellogno rivive un'antica tradizione (Dal nostro corrispondente) Novara, 14 settembre. (r. s.) E' stata un'uggiosa serata marzolina a risvegliare gli abitanti di Lumellogno e a renderli consapevoli che quest'anno ricorreva un anniversario da secoli commemorato: il trasporto tradizionale del «Crocifisso» per le vie di Lumellogno, una grossa frazione novarese sulla strada provinciale per Confienza. Da quella sera ogni iniziativa è stata meticolosamente intrapresa: progetti, programmi, opere ricordo, abbellimenti alla parrocchia e finalmente il «festone» che si celebrerà domani. L'usanza di portare il «Crocifisso» per le contrade del comune è molto vecchia. Consultando polverosi documenti dell'archivio parrocchiale sono uscite notizie risalenti al 1842, quando la siccità minacciava una grave carestia. Probabilmente un voto propiziatorio suggellò il trasporto del «Crocifisso» in solenne processione per le vie. Trascorsero 25 anni e nel 1867 un'epidemia di colera, sviluppatasi nella «bassa novarese», convinse i lumellognesi ad appellarsi ancora una volta al Cristo crocifisso ed a portarlo solennemente in processione. Si ricordano poi i «festoni» del 1892 e finalmente l'ultimo, celebrato nel 1946, che fu soprattutto di ringraziamento per gli scampati perir ^li degli eventi bellici. La tradizione si ripeterà quest'anno. Un comitato di 25 persone, eletto dai capi-famiglia e presieduto dal geometra Aldo Borgini, ha lavorato per mesi per ricordare questa ricorrenza. Sono stati predisposti festeggiamenti veri e propri «perché — dicono a Lumellogno — non ci teniamo ad essere additati come i "contestatori del festone". Vogliamo dimostrare che anche noi degli Anni Settanta sappiamo rispettare gelosamente le nostre tradizioni». Grazie alle offerte pervenute, è stata restaurata la fac¬ ciata della chiesa, e con essa stato ridipinto l'affresco frontale raffigurante S. Ippolito, al quale è dedicata la parrocchia.
Persone citate: Aldo Borgini, S. Ippolito
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