Novara come Brasilia?

Novara come Brasilia? Al Soroptimist dibattito sull'architettura del futuro Novara come Brasilia? Il dott. Viotti suggerisce di spostare i quartieri residenziali nella zona agricola a sud, tra Olengo e Granozzo - La vecchia città, spopolata, rimarrebbe solo come centro storico • La casa del Duemila : tutta meccanizzata, scomponibile con piani di scorrimento in modo da poter essere trasformata in un batter d'occhio a seconda delle esigenze (Dal nostro corrispondente) Novara, 28 maggio. Come sarà la casa del futuro? A questo interrogativo ha risposto l'architetto Luigi Vietti nel corso di un «meeting», del Soroptimist Club di Novara a «La Meridiana». Erano ospiti d'onore il commissario prefettizio al comune, dottor Maratta, il professor Gambigliani Zoccoli, primario dell'Ospedale Maggiore, il professor Lampugnani, noto chirurgo e le presidentesse dei «Soroptimist» di A- Novara.'L'architetto novarese Luigi Vietti (Giovetti) sti, Malvina Viale, di Vercelli, Ninà Serazzi e di Verbania, Maria Vittoria Anfossj. «Siamo dei soffocati nelle nostre città — ha esordito l'oratore —; schiavi di una serie di. esigenze che non sappiamo come, risolvere: dove parcheggiare la nostra auto? Dove mandare a giocare i nostri bambini? Le leggi urbanistiche prendono per l'appunto in considerazione questi aspetti della vita moderna, e collocano la casa in un contesto di strade, servizi, giardini, spazio». Dopo avere espresso il parere che oggi le autorità e sovente' gli stessi tecnici, non sono preparati ad affrontare i problemi del futuro, Vietti ha posto l'accento su quella che dovrà essere, fra non molto, la casa moderna. «Qualcosa — ha detto — in funzione delle necessità e che porterà, inevitabilmente, alla meccanizzazione della casa. Lavatrice, lavastoviglie, pentole a pressione, dissipatori, non sono che le avanguardie deUa tecnica del futuro. Per arrivarci,-però, ci vuole una preparazione. Bisog7UJ insegnare, magari nelle scuole, fare capire che si tratta, non di un lusso, ma di una necessità». II discorso è diventato fluido, più appassionante, attraverso un fuoco di fila di domande. «Afa la casa, intesa come appartamento, come sarà nel Duemila?, è stato chiesto. «Anche se il secondo millennio non è lontano, non è necessario arrivare tanto in là — ha spiegato l'architetto — per avere una visione realistica dell'ambiente in cui si vive: un grande salone, elementi scomponibili con piani di scorrimento. La casa, così, si trasforma a seconda détte esigenze». Insomma, la casa del futuro sarà più razionale, più completa sia dentro sia fuori. S'è parlato anche di spazio per il gioco dei bambini, dei luoghi di riunione per i giovani e Vietti ha prospettato una soluzione nuova, non certo avveniristica. «Le cose non dovranno più affacciarsi sulle strade di intaso traffico, ma su giardini interni, contigui, sì da rendere ancora più spaziose le aree per i giochi, lo svago». La presidentessa del Soroptimist Club di Novara, Alice Bussi, ha chiesto all'architet LlprmSBussi, ha chiesto all'architet- to, che essendo di origine no- ì o a e ? varese, conosce la città, come né vedrebbe il «piano di sviluppo». Vietti non ha avuto esitazioni: Gli insediamenti non solo ver Novara ma di qualsiasi città vanno visti lontani dal centro abitato di almeno sette od otto chilometri e non come si è fatto sino ad ora, attorno all'agglomerato urbano. L'estensione a "macchia d'olio" è un errore». Invitato a dare uh suggerimento più specifico per Novara, l'architetto ha parlato della zona agricola, a sud della città: «Ben oltre la Bicocca — ha tenuto a precisare — a mezza strada, grosso modo, tra la frazione di Olengo e il comune di Granozzo». < A- quanti gli hanno chiesto se. non fosse quella una impostazione un poco avveniristica, Vietti ha suggerito una specie di «Brasilia». Costruita la nuova città, la «vecchia» si svuota automaticamente perché il cittadino vi trova il meglio. Il «vecchio», conservato, rimane come centro storico. TI discorso, a questo riguardo, si è spostato sul piano della realizzazione pratica. Tina' «città nuova» esigerebbe strade, servizi, infrastrutture il che, indipendentemente dal costo del terreno, che potrebbe essere insignificante, porterebbe a spese insostenibili per la nostra economia. «E' vero — ha detto Vietti — bisognerebbe creare anche in Italia una mentalità come in Olanda, dove il 30 per cento del reddito viene investito nel problema della casa, dei nuovi insediamenti». «Da noi — lia soggiunto qualcuno — ciò non è possibile: gli italiani vogliono la casa, l'automobile e i soldi per mantenirrseli E' una questione di reddito: occorrerebbe rifarsi all'esempio tedesco. Loro hanno costruito prima le fabbriche creando così i presupposti economici per il resto». La presenza del commissario prefettizio, dottor Maratta, ha indotto una «soropti- mista» la nrofessoressa Vir- Vlr SU * ^T™^ della nuova strada di pene- trazione interna che con lacostruzione del cavalcavia bis, permetterà di decongestionare il traffico su quello di Sant'Agabio. «.Von solo sì stanno abbattendo alberi secolari — ha lamentato llnse- gnante —, ma si incanala una nuova corrente di traffico in mezzo a due scuole e ad un osptàale». Il dottor Maratta si è detto spiaciuto per gli alberi abbattuti ma — ha, aggiunto — si è trattato di necessità inderogabili: senza il nuovo ^derogabili: senza il nuovo cavalcavia, la città rischia la paralisi. _ Piero Barbe in modo da poter essere trasformata in un batter docchio a seconda delle esigenze !IjIiII Novara. Alcune partecipanti al «meeting» del Soroptimist Club. Da sinistra: Cappa, Borgna, Bazzano, Cotto, Quaranta