Nei luoghi di Svevo e Saba ora si aggirano i cercatori di «blue jeans»

Nei luoghi di Svevo e Saba ora si aggirano i cercatori di «blue jeans» Viaggiatori a Trieste Nei luoghi di Svevo e Saba ora si aggirano i cercatori di «blue jeans» TRIESTE — Una sua .scontrosa grazia», come l'ha definita il suo più grande poeta, Umberto Saba. Trieste deve pur avercela (o almeno avelia avuta), se cosi poche città in Italia sono in grado di vantare .insieme ospiti illustri a dozzine, personalità locali di altissimo siliceo e — ahimé—anche illustri esuli. Crocevia irripetibile di tre -culture diverse e affini,quelle che si spartivano Vienna Praga e Fiume con l'Italia, Trieste era già stata cantata da Musset a proposito della (troppo) breve permanenza stendhaliana: «tu l'hai veduto, l'antico porto l dove, nella sua lingua morta i mormora l'onda, i dove Stendhal, incantevole, spirito. / riempiva così devotamente i la sua sinecura». Ma non e un "caso, non può esserlo, che la letteratura triestina dell'Otto-Novecento — e non soltanto la letteratura «tout-court» — sia stata in assoluto la meno «provinciale» con la sua moderna «weltanschauung» della vita e dell'arte. La città di Svevo e di Saba, di Stuparich e di Michaelstedter, di Slataper e di quel fervidissimo scopritore di talenti che fu Bobi Bazlen ò stata anche (come documenta assai bene il recente libro «Viaggiatori a Trieste» dello studioso inglese Nicolas Powell appena uscito da Mursia. 173 pagine, 10.000 lire), la meta preferita, o comunque ammirata, di molti grandi europei: Joyce che v'insegnò a lungo, Isabel Burton con suo marito Richard. Ferruccio Busoni e Franz Lehar, Siegmund Freud (senza il quale non sarebbe nata «la coscienza di Zeno») e Rainer Maria Rilke che se no stava, beato lui, nell'eremo fatato di Duino, di Egon Schiele, il pittore processato per pornografia, pubblico disturbo e tentata violenza verso minori, il grande Winckelnianii assassinato otto giorni dopo il suo arrivo in diligenza, nel 1768 (un torbido caso di omosessualità? Non è mai stato chiarito); per non dimenticarci di Verdi che a Trieste scrisse una delle sue opere più brutte. «Stiffelio» o di Mahler che invece raccontava a sua maghe Alma degli orrori dell'albergo in cui alloggiava... k Un altro grande viaggiatore. Hermann Bahr, commediografo e direttore del «Burgtheater», cosi descriveva lapidariamente le vie e lo spirito triestini: -E' una città strana. Paesaggio meraviglioso. Più bello che a Napoli. Ma non è una città. Si ha l'impressione di non essere in alcun posto. Ho prova lo la sensazione di essere sospeso nell'irrealtà». A Trieste si può immaginare, Rilke che passeggia nella quiete di Duino a scrivere le sue magiche, incantate «elegie», o Massimiliano fra le toni bianche di Miramare cantate dal Carducci, o — molto più semplicemente e poeticamente — Svevo che appena'può scappa dalla stia azienda di vernici per andarsene al caffè degli specchi, in piazza dell'Unità, purtroppo oggi completamente rinnovato (ma di fronte c'è il più bel palazzo di Trieste, il Pitteri di Ulderico Moro). E si può ricordare Saba che sorseggia il suo cappuccino nell'orma) dimenticata latteria Walter, proprio dirimpetto la sua libreria , d'antiquario; o Freud che non riesce a trovare in tutta la città (lui, il futuro scopritore del complesso di castrazione) i testicoli di un'anguilla, o la pittoresca Cavana, sede per due secoli delle «case chiuse» fra le più famoso d'Italia. Questo perfetto esemplare architettonico-urbanistico, che ne faceva la più bella città dell'impero dopo Vienna, va vissuto e amato non già per i suoi musei o per le sue opere Id'arte, ma proprio per Iquella sua aria «strana» e «tormentosa» (ancora Saba), per quella sua nota, «una sola, d'allegrezza: il nutre, in fondo alle sue laterali». Per comprendere a fondo Zeno Cosini occorre entrare nel palazzo della Borsa di Antonio Molari o in quello del Tergesteo del Buttazzoni. i rivali del maggior architetto opera lite a Trieste a quel tempo, Matteo Pertsch (Palazzo Carciotti, sulle rive, oggi sede della capitaneria di porto). E non manca Stendhal su una piazzetta piccina dove è nato e morto il più grande stendhaliano di 'casa nostra. Bruno Pincherle, il quale stufo di vedersi mensilmen te rifiutare dal Consiglio comunale, di Trieste la sua sacrosanta proposta d'intitolare una via all'illustre consolescrittore, si fece montare sulla porta di casa sua una targa con scritto «Piassa Stendhal». Fascino d'altri tempi, nostalgie «d'antan»? Può darsi. Oggi Piazza Ponterosso è un mercato di bluejeans (l'attuale economiaportante della città) e tra i caffè gloriosi d'un tempo è rimasto unico il Tommaseo, proprio a un passo da quell'Hotel de la Ville dove soggiornavano Verdi e i Burton e die oggi è desolatamente chiuso. Una città die viveva, sì, di malinconia, ma andie e soprattutto di piazze, di strade (il fumoso alberato acquedotto), di osterie, vive oggi soltanto di ricordi Giorgio Polacco