Oltre questo confine il cervello diventa niente

Oltre questo confine il cervello diventa niente Pensiero e biologia Oltre questo confine il cervello diventa niente IL Seicento non è solo il secolo in cui Galileo e Keplero sfidano Aristotele e Tolomeo sulla concezione del cosmo o Harvey attacca l'autorità di Galeno a proposito della circolazione del sangue; una rivoluzione, apparentemente più tranquilla ma altrettanto radicale viene compiuta da un filosofo che era solito restare a letto «a pensare» fino alle 10 del mattino mentre si trovava al seguito dell'esercito bavarese durante un inverno ( 1619) tanto rigido quanto poco propizio alle manovre militari. I frutti di queste riflessioni dovevano comparire pressoché 20 anni dopo: il filosofo in questione è Cartesio, l'autore del «Discorso del metodo» che a mo' di introduzione doveva precedere tre saggi scientifici tra cui uno dedicato, alla geometria. Oggi qualsiasi studènte delle medie superiori ha una certa familiarità con i sistemi di riferimento detti «cartesiani». Ma la tipica figura dei tre assi che escono da un unico punto è modellata dall'immagine delle prime tre dita della mano. L'uomo, pur privato della consolazione di essere posto al centro del cosmo, può però osservare l'universo, ii> linea di principio, da qualsiasi punto d'osservazione. Egli diventa cosi, davvero, misura di tutte le cose. Almeno, di tutte le cose che «si estendono nello spazio», poi¬ ché la materia è estensione, ogni corpo, una pietra come il corpo umano, è soggetto alle léggi della geometria e quindi della meccanica. Anche gli organismi più complessi, in linea di principio, non sono diversi dalle macchine che popolano sempre di più la «scena delle meraviglie» che si offre all'uomo colto del Seicento* Ma, diversamente dalle pietre e dagli animali, dice Cartesio, l'uomo oltre a un corpo possiede anche una «mente», per questo crede, dubita, si inganna, prova gioia o dolore e sa di provare gioia e dolore. L'interiorità tuttavia non si estende nello spazio, resta un enigma, una sorta, diremmo quasi di «buco nero» che occupa l'origine del sistema di coordinate da cui ciascun uomo guarda il mondo. Filosofia e scienza hanno ereditato da Cartesio questo dualismo: mente e corpo, mondo fisico e mondo interiore. Il problema di fondo è semplice da enunciare, difficile da risolvere. Quando, per esempio, il nostro amico Paolo si dice convinto di avere male a un dente, esiste qualcosa come «la convinzione» di Paolo, oltre al suo comportamento? Ed esiste la sua intenzione di comunicare un fatto che riguarda i suoi denti a qualcun altro, per esempio a un dentista? E c'è da parte del dentista qualcosa come la comprensione del messaggio, oltre al suo comportamento di fronte alle richieste di Paolo? Non è in gioco solo quello a cui Cartesio teneva di più, l'autonomia del nostro mondo interiore, ma anche lo stesso stato della psicologia come disciplina scientifica. Questo problema della coscienza, scrive Mauro Mancia nel suo <>Neurofisiologia e vita mentale», fresco' di stampa (Zanichelli, Bologna, L. 18.000) «si fonda sull'ignoranza di molti aspetti dei processi che riguardano in maniera fondante la stessa coscienza e cioè la percezione, la memoria, l'attenzione, l'apprendimento, l'elaborazione delle informazioni che raggiungono il sistema nervoso centrale c in ultima analisi lo stesso pensiero». Anche se di questi processi si è raggiunto un buon livello di conoscenza da parte di neurofisiologi, neurologi, psicologi, psicoanalisti e filosofi, resta la difficoltà di «integrare questo insieme di conoscenze». . Per alcuni è possibile, in linea di principio, riportare tutti gli «stati mentali» a semplici fatti «fisici» cioè di ' natura biologica e fisiologica. Ma per altri questo è semplicemente un dogma: l'uomo non è una macchina; an-, che se un semplice strumento, come per esempio un termometro, non solo è in grado di manifestare il suo stato interno ma anche di mandare segnali e addirittura di fornire delle descrizioni, i congegni più sofisticati non sono in grado di «ragionare» su un lungo periodo. Noi, scrive per esempio Karl Popper, discutiamo con gli uomini non con i termometri! E' in corso di pubblicazione la versione italiana di un volume, «The self and its brain» ( 1977) che Popper e il biologo J. C. Eccles hanno dedicato a questo problema. . Per Eccles, in particolare una sorta di entità astratta, «la mente conscia di sé» integra, controlla e organizza le informazioni che dal mondo esterno filtrano attraverso una sorta di «interfaccia» nel «secondo mondo» degli stati mentali. Le informazioni raggiungono il sistema nervoso centrale e i due emisferi del cervello attraverso i sistemi specifici della sensorialità e quelli del tronco, dell'encefalo; a livello degli emisferi cerebrali avviene l'integrazione delle informazioni sensomotorie c qui si organizzano le funzioni nervose superiori. Con tali funzioni interagisce infine il mondo della «conoscenza oggettiva», quello del pensiero creativo, filosofico, artistico, scientifico. Senza dubbio la «mente conscia di sé» può parere un'invenzione metafisica. Ma se nell'impresa scientifica il conflitto tra concezioni rivali è un bene e non un male, una tesi non può venire accantonata col pretesto che si tratta di «metafisica». D'altra parte, l'insuccesso dei programmi ispirati al dogma riduzionistico non deve scoraggiare la costruzione di modelli che cercano di collegare a descrizioni neurofisiologiche vari processi psi- : cologici. Non si tratta più di «tradurre» situazioni psicologiche «individuali» ma di analizzare delle capacità generali. Il problema non è più poniamo «come Pietro ricorda il mio numero di telefono», ma piuttosto «come ci si ricorda di numeri di telefono» ovvero «come si è in grado di immagazzinare una sequenza di numeri in una memoria a medio termine»: l'ultimo passo sarà quello di dispiegare questo processo psicologico in una struttura i cui elementi sono incorporati in qualche complesso processo nervoso, La consapevolezza del carattere congetturale e fallibile di modelli del genere non è solo un incentivo a una ricerca sperimentale sempre più attenta ma anche la premessa della revisione di tradizionali punti di vista, come quello di una demarcazione netta nella natura della coscienza tra l'uomo e gli altri animali, quelli che per Cartesio erano sólo «pure macchine». Giulio Giorello Disegno di Quino ~ ~ ~ ~~

Persone citate: Eccles, Galeno, Giulio Giorello, Karl Popper, Keplero, Mauro Mancia, Pensiero, Popper, Zanichelli

Luoghi citati: Bologna