Manzoni dove si nasconde?
Manzoni dove si nasconde? Caccia all'autore Manzoni dove si nasconde? PER gioco» è il contrario di «sul serio». Giocare, in certi casi, non solo è poco serio, ma sembra irriverente, impertinente e peggio. Tanti anni fa, nel primo numero di «Paragone», il grande critico d'arte Roberto Longhi pubblicò un collage e proponeva di giocare a riconoscervi una mano del Crivelli, un piede di Piero della Francesca, un drappeggio del Genovesino... Molti ebbero a ridire, per ragioni di gusto, o quasi per ragioni etiche. Noi (senza arrivare a profanazioni da collage) vi proponiamo tre brani, tre «notturni», di tre autori italiani. Uno è del Manzoni: sapreste a colpo sicuro dire quale? Il primo? il secondo? il terzo? Se indovinate, provate a fare un passo piti in là, cercando di riconoscere anche gli altri due autori. Non sono sconosciuti: li conosce bene «chi ha fatto il licèo prima del '68», come direbbe il protagonista di Abitare il vento, recente romanzo di Sebastiano Vassalli (Einaudi) in cui molto si parla di gioco. Vi possiamo dire che questo gioco qui, esattamente con questa formula, non l'abbiamo inventato noi. Ci han fatto un libro Edwin Schlossberg e John Brockman, intitolato The Philosopher's Game, pubblicato a New York nel 1977. Danno per esempio tre frasi, dicendo che una è di Proust. Bisogna identificarla. Le altre due. che sembrano le più proustiane.- sono una di Fitzgerald, l'altra di Agatha Christie. Contiamo nei pròssimi numeri di darvi qualche gioco proprio di questi, di Schlossberg e Brockmann. Intanto, dar la caccia al Manzoni servirà di blando allenamento. Ma, una raccomandazione. Fatevi il gioco da soli, non proponetelo ad altri, men che mai se per caso siete stati tanto bravi da trovar la soluzione. Certa gente se non riesce a indovinare ci resta male, molto molto male, rfon fate che un gioco così innocente diventi un «jeu idiot», pericoloso come il Gioco della Verità. 1 SENONCHF. improvvisamente, dal portone rimasto mezzo aperto, là. contro i| nero della notte, ecco irrompere nel portico una raffica di vento. E.' vento d'uragano, e viene dalla notte. Piomba nel portico. Io oltrepassa, oltrepassa fischiando i cancelli che separano il portico dal giardino, e intanto ha disperso a forza chi ancora voleva trattenersi, ha zittito di botto, col suo urlo selvaggio, chi ancora indugiava a parlare. Voci esili, gridi sottili subito sopraffatti. Soffiati via. tutti: come foglie leggere, come pezzi di carta, come capelli d'una chioma incanutita dagli anni, odal terrore. GLJ alberi che vedeva in lontananza, gli rappresentavan figure strane, deformi, mostruose; l'annoiava l'ombra delle cime leggermente agitate, che tremolava sul sentiero illuminato qua e là dalla luna; lo stesso scrosciar delle foglie secche che calpestava o muoveva cammi¬ nando, aveva per il^suo orecchio un non so che d'odioso. CHI guardava il cielo là dove il sole era caduto,' lo vedeva ancor rosso, ma abbassando lo sguardo dalle più alte vette giù per la china fino alla riva del lago, non vi discerneva gli alberi, non vi trovava più le case; i (Disegnatori riuniti) seni, le prominenze erano sparite; tutta la montagna non parca più che una grande ombra disegnata nel cielo, e quell'ombra stessa' veniva sempre più confondendosi, dileguandosi, svanendo e non era più. Le tenebre vennero innanzi a mano a mano sempre più dense, più fitte (...): :'|||ìppi«^
Luoghi citati: New York
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