Béjart: un dio mi assilla e guida la mia danza

Béjart: un dio mi assilla e guida la mia danza Béjart: un dio mi assilla e guida la mia danza Intervista esclusiva al coreografo di «Eros e Thanatos» stasera a Torino dopo la prima mondiale ad Atene PARIGI — Maurice Béjart non potrà assistere , stasera alla prima di Eros c Thanatos al teatro Regio, il balletto che i torinesi vedranno prima dei parigini e che finora è stalo rappresentato una sola volta al Fesiival di Atene all'Erode attico. E' spiacente, ma ormai ha deciso di rinunciare a qualsiasi tournée quando la sua presenza non sia strettamente indispensabile, perché, come ci e facile constatare, è sopraffatto dal lavoro. L'attendiamo all'uscita degli artisti della Comédte Eranqaise, dove dirige le prove de I piaceri dell'isola incantata, lo spettacolo che coronerà ' ni dicembre le celebrazioni dei tre centenari del teatro di Molière. Sulla soglia è aggredito da un nugolo di cacciatori d'autografi. Appena se ne libera ci infiliamo m un ristorante. Ha giusto il tempo di mangiare un boccone mentre risponde alle nostre domande. prima di partecipare ad una trasmissione televisiva in diretta. Poi prenderà un aereo per Losanna, per le prove del Don Giovanni. «Eros e Thanatos — dice quest'uomo singolare, che ha gli opehi trasparenti di uri asceta, il.pizzo e il sorriso ambiguo di Mefistofele — rappresenta per me un'esperienza inedita, provocata da uno shock emotivo. Qualche mese fa Bertrand Pie. un giovane ballerino della mia compagnia che amavo molto, è morto in un incidente d'auto. Mi sono precipitato sul luogo della catastrofe e ho avuto allora la sensazione strana di vivere la sua morte, rivedendo come in un caleidoscopio tutti i miei balletti mescolati. Così è nata questa creazione — che potrebbe sembrare un'opera di montaggio, ma non lo è —.in cui figurano dei passaggi di una ventina di miei balletti, ma come visioni attraverso un gioco di specchi deformanti, e concatenati in modo che ognuno modifica le prospettive del seguente»., «Per darle un'idea — prosegue Béjart. attaccando vigorosamente una bistecca — il balletto inizia col finale della "Sagra della primavera", da cui si passa senza transizioni alla "Sonata" di Bach. Qui interviene un "pa.s-de-deux'V interpretato da una coppia, che si sdoppia, si moltiplica, come rifranta da un prisma. «Ho fatto un po' quel che fece -Stockhausen con "Hymnen". mescolando delle marce militari' per creare un'opera nuova... In "Eros e Thanatos" si passa da Chopin a una canzone napoletana, da "Giulietta e Romeo" a "Elio- gabalo"su un ritmo negro, da * una melodia giapponese ad uh passaggio di musica concreta scritta da Pierre Henry per "Nijinski". che alterna con un brano di Nino Rota per "La morte di un poeta". Insomma è un collage di musiche, e di immagini forti, contrastate, incoerenti, da cui affiorano curiose indicazioni psicoanalitiche». E l'erotismo? «Ci sono tutte le gamme dell'erotismo in questo balletto: l'amore tenero, sentimentale, animalesco, sessuale, e l'amore divino. Eros è un Dio...». E' qui arriviamo alla sua concezione religiosa della danza. «Sì: per me la danza è un gran rituale sacro. Se Dio non intervenisse nella danza sarei qualcosa come un commerciante, un fabbricante di balletti. Ma un Dio mi assilla, mi impedisce di dormire. Il mio lavoro si situa sempre allo scabroso crocevia fra mistica ed erotismo. L'Occidente ha avuto il torto di ridurre il balletto ad un'arte minore, deco-' rativa. ad un puro "divertissemeni". Credo occorra riscoprire le origini religiose della danza. Ci si può ispirare alla 'liturgia cattolica, al folklore religioso della vecchia Russia. Per temperamento e per gusto ho molto cercato altrove, interpretando i rituali del Giappone, di Bali. dell'India, assimilando la filosofia persiana». Nel suo itinerario personale, quali furono le tappe più significative? «Le opere che mi hanno maggiormente segnato sono "Sinfonia per un uomo solo" (che in uri certo senso' segna la mia seconda nascita), "Orfeo". "La sagra della primavera", e subito dopo "Bolero", quindi il "Faust". Il mio è stato un curioso itinerario: sono partito dalla musica concreta, che mi ha spinto verso Strawinski e poi come un salmone ho risalito la corrente fino a Mozart e Giovanni Sebastian Bach». Quando si pensa a Béjart. si pensa soprattutto al coreografo, ma lei è anche autore e regista di teatro. «E' esatto. Ho sempre avuto la passione del teatro in tutte le sue forme. Ho scritto per il teatro "La Regina verde", che fu interpretata da quella straordinaria attrice che è Maria Casares. Avevo scritto per Maria Callas. che purtroppo è morta prima che potessimo realizzare insieme questo progetto. "Casta diva", esperimento di teatro musicale. Ho realizzato delle messe in scena teatrali, fra l'altro, per Jean-Louis Barrault, quella della "Tentazione di Sant'Antonio", in un adattamento del testo di Flaubert Di recente ho lavorato per il teatro lirico, curando la regia del "Don Giovanni'-'. La mia vocazione fondamentale era di ballerino e di coreografo, ma ben presto fio capito che la dama fa parte integrante dell'universo teatrale. Del resto, nelle grandi epoche, gli attori erano capaci di recitare, ballare e cantare». E ' appunto questa formazione completa che lei impartisce nelle scuole che ha creato: a Bruxelles, a Dakar, una terza si aprirà fra breve a Parigi. «Esatto. La mia scuola — l'ho chiamata "Mudra". che in sanscrito significa "gesto"' nella duplice accezione coreografica e religiosa — intende formare degli interpreti completi dello spettacolo. Si insegna agli allievi, dei giovani di ogni nazionalità, la danza, la musica, la recitazione, l'impostazione della voce. Si lavora molto alla espressionecorporale. Personalmente, come ballerino, non avevo il fisico adatto: i miei piedi, diceva la mia maestra di danza, erano come zucchine ripiene. Ma a partire dalle mie carenze mi sono forgiato uno stile. Non bisogna credere che la danza sia soltanto un gioco raffinato di polsi e di caviglie. A "Mudra" lavoriamo molto sul flesso e sull'espressione del volto: il flesso è l'animus, il volto è l'anima». Elena Guicciardi Una danzatrice dei «Balletti del XX secolo», la compagnia di M. Béjart

Luoghi citati: Atene, Bruxelles, Giappone, India, Parigi, Russia, Sant'antonio, Torino